Questo editoriale è la dichiarazione di voto del Commento Politico sul prossimo referendum relativo al taglio dei parlamentari. È indispensabile votare NO.
Ogni giorno che passa il velo di ipocrisia che ha avvolto questa questione negli ultimi mesi si va vieppiù diradando.
Questa riforma non comporta benefici per il bilancio dello Stato: per tutti lo ha dichiarato Carlo Cottarelli, il massimo esperto di deficit spending, che voterà convintamente NO.
Questa riforma non è stata approvata da tutto il Parlamento come sostengono i Cinquestelle: se così fosse non ci sarebbe il referendum, perché la Costituzione lo esclude solo se le due camere in seconda lettura approvano il testo con la maggioranza dei due terzi e ciò non è avvenuto. È accaduto invece che i grillini hanno costretto prima la Lega (governo Conte 1) e poi il Pd (governo Conte 2) a subire questa loro colossale sciocchezza per dar vita ad entrambi gli esecutivi.
Questa riforma non dà il via a nessuna stagione di riforme ed è solo un colpo di machete alle istituzioni. Nessuno costruirebbe una casa iniziando dal tetto.
Questa riforma, lungi dallo snellire il lavoro del Parlamento, metterà per mesi nel marasma le Camere (soprattutto il Senato) proprio nel momento in cui esse dovranno produrre il massimo sforzo per il varo di un decoroso programma italiano volto ad ottenere i finanziamenti europei.
Questa riforma non è destinata a rafforzare il governo, come formalmente sostiene il Pd, perché la vittoria del SI ha l’unica e nefasta conseguenza di consentire ai Cinquestelle di rinviare sine die l’indispensabile chiarimento politico al loro interno.
Questa riforma non serve all’opposizione, che legittimamente aspira a governare il Paese. La vittoria del Si, mentre non rafforza il governo, paradossalmente lo stabilizza in una prospettiva di debole e confusa incertezza fino alla conclusione naturale della legislatura. Dopo Berlusconi, se ne sono resi conto sia la Lega che Fratelli d’Italia. Con la vittoria del SI non avranno le elezioni anticipate e dovranno spiegare ai loro elettori di aver contribuito al lento e stentato proseguimento di un’azione di governo incapace di rilanciare lo sviluppo ma condizionata in modo determinante dalle idee grilline assistenzialistiche e votate alla decrescita felice.
Questa riforma non è la riforma degli italiani. È l’ennesima pericolosa mina collocata alle fondamenta di un Paese già in difficoltà da un movimento politico privo di idee e di una dirigenza degna di questo nome. Gli italiani hanno premiato i Cinquestelle due anni fa per dare un segnale di profonda insoddisfazione. Vedendoli all’opera a livello nazionale e a livello locale il clima è da allora profondamente cambiato. Il 33 per cento dei consensi del 2018 si è ridotto al 15 nelle elezioni per il Parlamento Europeo dell’anno scorso e si prevede che scenderà sotto il 10 nelle prossime elezioni regionali. Quasi il 90 per cento degli italiani non crede più che i Cinquestelle siano una risorsa per rilanciare il Paese.
È indispensabile che gli elettori facciano sentire con chiarezza la loro voce.
È indispensabile votare NO.
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