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Germania, l’alluvione mette alla prova i partiti

Lettera da Berlino


La catastrofe delle alluvioni che nei giorni e nelle notti a partire dal 13 luglio 2021 hanno colpito larghe zone della Germania occidentale, nelle regioni del Nordrhein-Westfalen e nella Renania Palatinato, è un disastro umano e materiale. “La lingua tedesca non ha un termine per esprimere quello che qui è successo”, ha detto la cancelliera Angela Merkel in visita ad alcuni dei luoghi del cataclisma. Sono parole che resteranno nella memoria come le immagini di interi borghi crollati, ricoperti di fango. Certo, l’Italia ne sa qualcosa della forza distruttiva di frane, alluvioni e terremoti. Ciò che lascia esterrefatti nel caso tedesco (per non dimenticare le tragedie simili in Olanda e Belgio) sono la estensione geografica dei danni e il fatto che essi abbiano colpito zone finora risparmiate da catastrofi naturali. Così si comprendono meglio le parole del sindaco di una delle cittadine parzialmente distrutte, quando afferma che la situazione vissuta ora è la più tragica dalla fine della seconda guerra mondiale (quando proprio quelle regioni furono il teatro della assurda e cruenta difesa della Germania nazista contro l’avanzata dell’esercito americano).

Sono regioni miste, c’è un po’ di tutto: grande industria del carbone con scavi giganteschi, ma anche paesaggi collinari, vigneti, piccoli borghi puliti e pittoreschi lungo fiumiciattoli di solito calmi, idonei per lo sport aquatico come lo sono anche i tanti laghi formati dalle dighe; paesi laboriosi, con piccole e medie industrie, dove durante la pandemia si erano rifugiati numerosi cittadini dei grandi centri, sulle rive del fiume Reno, tra Coblenza e Düsseldorf. Le piogge hanno devastato in particolar modo il triangolo posizionato tra le città di Treviri sulla Mosella nell’estremo occidente del paese, Colonia e Coblenza dove la Mosella entra nel Reno. Si tratta di regioni una volta molto povere (tradizionalmente terre di massiccia emigrazione), ma nel secondo dopoguerra fiorite come luoghi di vacanza, particolarmente amate appunto dagli abitanti delle metropoli fino alla zona industriale della Ruhr.

Si ricorderanno anche le immagini della cancelliera a braccio della presidente del consiglio dei ministri del “Land” Renania Palatinato mentre si recano in uno dei posti più colpiti, come se le due signore, la democristiana Angela Merkel e la socialdemocratica Malu Dreyer, si volessero far coraggio e consolarsi reciprocamente nella partecipazione alla tragedia dei loro concittadini. Nel lutto nazionale si superano le distanze tra i partiti politici?

Non è così.

Già in passato la Germania ha vissuto la coincidenza tra sciagura alluvionale e imminenti elezioni al parlamento federale. Nel 2002 i luoghi sommersi si trovavano sul fiume Elba, nelle regioni ex-DDR, e i politologi sono convinti che il recupero di consensi last minute che portò poi alla vittoria elettorale Gerhard Schröder del Partito Socialdemocratico (SPD), fosse stato condizionato dall’ottimo lavoro dei suoi spin doctors in grado di comunicare l’immagine di un cancelliere deciso, pragmatico, vicino alla gente quando conta.

Inevitabilmente anche lo stato di emergenza attuale condiziona la contemporanea campagna elettorale. Il candidato alla cancelleria, il democristiano Armin Laschet si è recato immediatamente nei luoghi più disastrati del Land di cui è governatore, la Nordrhein-Westfalen, promettendo solidarietà e sostegni, al contempo tentando di evitare l’impressione di voler approfittare politicamente della situazione. Nei giorni successivi due azioni di Laschet hanno però attirato su di lui forti critiche. Mentre tutti i politici, la cancelliera inclusa, attribuivano l’inaudita dimensione della catastrofe al cambiamento climatico, chiedendo di accelerare subito la trasformazione energetica, Laschet si è mostrato più moderato, sostenendo che anche un evento di tale portata non avrebbe dovuto cambiare, da un giorno all’altro, le politiche energetiche di lungo termine. Ancora più nociva per il candidato democristiano è stata la diffusione di un filmato del discorso del presidente federale Frank-Walter Steinmeier davanti agli sfollati, sullo sfondo del quale si intravvedeva Laschet che rideva e scherzava (senza mascherina) con i suoi collaboratori. Le critiche da parte dei rappresentanti degli altri partiti politici sono state pesanti. Il danno all’immagine sembra irreparabile. Il partito democristiano si trova ora in un dilemma: i sondaggi lo vedono in testa, anche nella fiducia dei cittadini riguardo la competenza del management delle gravissime conseguenze dell’alluvione, ma può ancora vincere con un capo partito crollato nelle simpatie popolari?

Simile la situazione dei Verdi: anche la loro candidata alla cancelleria Annalena Baerbock ha cercato di dimostrare partecipazione solidale con la gente nelle zone devastate, ma essendo senza un incarico istituzionale non ha potuto evitare l’impressione che si trattasse più che altro di un gesto da campagna elettorale. Per il suo partito, viceversa, l’angoscia per quanto è accaduto sembra incrementare la disponibilità della popolazione verso una politica “green” più drastica. Qualcuno nello stesso partito dei Verdi potrebbe anzi rimproverare alla leader la sua posizione moderata, assunta anche in vista di una possibile coalizione di governo nel Bund con l’Unione cristiano-democratica.

L’opposto si sta verificando per i socialdemocratici, dove il partito non gode di alte quote di consenso, mentre il suo candidato alla cancelleria, Olaf Scholz, ha saputo guadagnare punti nella stima dei cittadini.

Infine, gli altri partiti politici, Liberali (FDP), Die Linke (La Sinistra), e Alternative für Deutschland (L’Alternativa per la Germania), sono d’accordo nel ritenere il governo responsabile di gravi mancanze nella fase di previdenza della catastrofe.

In effetti, è l’insieme della classe politica amministrativa nel Bund e nelle regioni che deve fare i conti con le pesanti accuse di aver trascurato le necessarie e possibili precauzioni, tra l’altro lanciate da EFAS, il sistema europeo di avviso alluvioni. Ancora 24 ore prima della grande ondata sarebbero arrivate precise informazioni sulle zone ad altissimo rischio. I meteorologi accusano il governo federale di non aver agito adeguatamente. E c’è chi fa anche notare che la protezione civile in Germania e le misure infrastrutturali, urbanistiche ed architettoniche non sono all’altezza delle sfide di un clima sempre più violento. Nel frattempo il governo di Berlino ha deciso lo stanziamento di 200 milioni di euro di aiuti extra immediati, affiancati dalla stessa somma messa a disposizione dall’insieme delle regioni tedesche.


Christiane Liermann Traniello

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