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Governo al test del Bilancio 2021

Un articolo molto accurato di Marco Rogati e Gianni Trovati sul Sole 24 Ore di stamane dà un quadro aggiornato della preparazione della legge di bilancio che il governo dovrebbe presentare in tempi ormai brevissimi alle Camere. Non è un quadro esaltante. Nei mesi scorsi il governo ha accompagnato le misure prese per frenare la pandemia con una serie di decreti-legge intesi a compensare, o almeno a moderare, il danno subito da vaste categorie di cittadini e di operatori economici. La stessa cosa ha fatto nelle scorse settimane nel momento in cui ha dovuto introdurre nuove misure restrittive per combattere la ripresa della pandemia. Il deficit per il 2020 è così balzato dal 2 per cento del reddito nazionale ad oltre il 10 per cento.

Che l’effetto di questi vari ristori si prolunghi in parte al 2021 è inevitabile. Come è inevitabile che il bilancio contenga degli appostamenti per spese indispensabili come quelle per i nuovi contratti del pubblico impiego. Rogari e Trovati, però, fanno notare che nella preparazione del bilancio la spesa corrente domina la scena. Osservano che si è scatenata una corsa fra i ministeri a nuove assunzioni che non sono necessariamente indispensabili, nonché a un allargamento di precedenti provvedimenti di cui non è chiara l’utilità economica.

Il bilancio 2021 si presentava fin dai mesi scorsi come il momento in cui, insieme al prolungamento dei vari “ristori”, vi sarebbero state delle misure di rilancio dell’economia italiana. Un’impostazione logica della manovra doveva prevedere che nel bilancio del 2021 entrasse anche una prima manovra “strutturale” di sostegno alla ripresa economica, perché si era sempre detto che accanto al ristoro, per risalire la china della crisi ed anzi per innestare una crescita meno insoddisfacente del recente passato, bisognava mettere in campo un gran volume di investimenti. Poteva ad esempio trattarsi di una tranche di investimenti che rientravano nella tipologia del Next Generation Eu, anticipandone la definizione e recuperandone il finanziamento con l’arrivo dei fondi europei. O poteva trattarsi di altri investimenti diversi da quelli previsti dalle sei aree del Next Generation Eu. Ma comunque investimenti capaci di far crescere il Paese ed aumentare la produttività che l’Istat ha certificato stagnante da molto tempo.

Invece, nel bilancio 2021, di questo tipo di spese non ci sarebbe praticamente nulla, salvo due fondi destinati alle regioni, modesti per importo e destinati allo stillicidio tipico delle spese per investimento che seguono i canali tradizionali. Se ci fosse stata un’idea di un piano pluriennale di investimenti, lo si sarebbe potuto includere nel bilancio e se questo piano avesse avuto la forma originale di una nuova impostazione istituzionale, il disegno della ripresa su basi solide dell’economia italiana si sarebbe concretizzato.

Questa mattina Stefano Folli scrive su Repubblica che “l’esecutivo sembra prigioniero della logica dell’emergenza.” E se è così, sostiene, aumenta la possibilità che il presidente del Consiglio debba passare la mano ad altri. In effetti, la legge di bilancio può essere o l’inizio di una fase di rilancio per il governo che dimostri di saper passare dal ristoro allo sviluppo, oppure può essere la certificazione che una fase si è chiusa ma un’altra deve aprirsi. La risposta a questo quesito risulterà chiara non appena leggeremo il bilancio 2021.

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