È noto il triste primato del nostro Paese sull’abbandono scolastico e il conseguente aumento di giovani inattivi che si scontrano con una realtà poco favorevole alle loro aspettative. Primato fortunatamente in controtendenza rispetto alla scorsa decade ma comunque preoccupante in una logica di ripresa che cerca nei giovani la sua principale risorsa. Obiettivo europeo è la riduzione sotto al 10% dell’abbandono scolastico, che nella città di Roma si attesta attorno al 15%.
Viene da chiedersi come sia possibile in una città che vanta percorsi universitari di eccellenza e professionisti riconosciuti in tutto il mondo che proprio in queste università si sono formati o insegnano. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza potrebbe essere l’occasione per un’inversione di rotta di una tendenza che vede l’Italia al sesto posto, secondo i dati forniti dall’Eurostat, tra i Paesi europei con giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano il loro percorso formativo.
La quarta missione del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza prevede azioni concrete di contrasto all’abbandono scolastico per “dare ai giovani gli strumenti necessari per una partecipazione attiva alla vita sociale, culturale ed economica del Paese”. Per il “potenziamento delle competenze e il diritto allo studio” sono stanziati ben il 59% delle risorse previste dal Next Generation EU.
La domanda da porsi, prima di tutto a partire dal territorio, pensando ai piccoli centri come alle grandi città, è quale sia il motivo dell’abbandono scolastico e della carenza di laureati dal profilo competitivo nelle materie scientifiche e digitali nel nostro Paese rispetto agli altri Paesi, carenze queste che in una logica di innovazione e inclusione non possono essere ignorate. Si tratta di questioni su cui ragionare tenendo conto delle possibilità che si possono generare in vista di un futuro sempre più digitale e sostenibile, inclusivo e animato da una sana cooperazione tra intelligenze che tendano verso risultati comuni per migliorare realmente il nostro Paese. In questo senso l’utilizzo dei Big Data e dei social può rivelarsi utilissimo per valutare direttamente con i giovani quali sono i loro problemi ma anche le loro aspettative.
Occorre, inoltre, aiutare i giovani in una scelta più appropriata che verta a valorizzare le loro reali attitudini, favorendo il prima possibile l’avviamento al lavoro anche attraverso il recupero delle attività strettamente pratiche e necessarie come l’artigianato di qualità, da sempre volano nel nostro Paese, e di tutte le competenze tecniche proprie del terziario. Così come è necessario attivare sul territorio percorsi capillari con Scuole di Avviamento al Lavoro che siano realmente utili nell’offrire esperienze pratiche e dunque formative ai ragazzi, permettendo loro di avere, nell’immediato, contezza delle difficoltà ma anche delle soddisfazioni che un lavoro svolto con l’applicazione delle teorie apprese può offrire, in una logica “del fare” che concorra realmente al progresso materiale e spirituale della società. L’esempio della scomparsa delle botteghe artigiane nella città di Roma è un esempio allarmante di come non sia stata colta la possibilità, anche da parte delle amministrazioni, nel fornire un aiuto concreto agli artigiani, come ai giovani di tramandare e acquisire competenze.
Molte iniziative sono nate in questi anni per colmare i gap didattici e professionali. Ad esempio il Progetto “FormarsInsiemE” che vede coinvolti gli studenti delle Università del Lazio disposti a dare ripetizioni gratuite on-line ad alunni delle scuole medie e del biennio delle superiori in condizioni di fragilità socio-economica. È un'iniziativa di supporto scolastico di grande valore sociale, promossa da Roma Bpa - Mamma Roma e i suoi Figli Migliori - e ScuolediRoma.it, in collaborazione con la Rappresentanza in Italia della Commissione europea, con il Comitato Regionale di Coordinamento delle Università del Lazio (CRUL) e con la Conferenza dei Rettori delle Università e Istituzioni pontificie romane (CRUIPRO). È questo un esempio di ciò che si potrebbe fare, ma ovviamente all’interno di una cornice organica e programmatica di riferimento.
“It’s only teenage wasteland” cantano gli Who nella loro eterna “Baba O’Riley” tendendo la mano verso una giovane alle prese con la naturale difficoltà insita nel passaggio all’età adulta. C’è un Paese in difficoltà che ha bisogno di rialzarsi con l’esperienza dei grandi e con la volontà dei giovani di prendersene cura.
Andrea d’Angelo
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