Non so se quella in corso sia una terza ondata o una recrudescenza della seconda, non so se la colpa sia o meno della cosiddetta variante inglese del virus, ma certamente la violenza con cui la pandemia sta colpendo, nonostante le chiusure e le limitazioni che hanno reso ancora più triste il Natale passato, supera di gran lunga quanto avvenuto lo scorso inverno e lo scorso autunno. Ancora una volta devo però constatare come la gestione dell’infezione sia stata, per l’ennesima volta, contraddittoria e ondivaga. Varare la lotteria degli scontrini e i rimborsi sui pagamenti elettronici, escludendo in modo incomprensibile gli acquisti on line, ha portato nei giorni precedenti le feste di fine anno al riversarsi di una grande folla di acquirenti, disattenti alle norme di distanziamento, nelle vie dello shopping, moltiplicando le occasioni di contagio; contagio poi riportato negli ambienti chiusi delle famiglie. Certo, di fronte alle immagini di folla assiepata nei centri urbani, si è fatta rapidamente marcia indietro, si sono posti dei sacrosanti paletti, ma se si spreme il tubetto del dentifricio, poi è impossibile riportarne dentro il contenuto. E certamente l’impreparazione del sistema, cui solo parzialmente si è cercato di porre rimedio dopo la caporetto della prima e della seconda ondata, certificata dall’enorme numero di operatori sanitari infettati e morti e che non ha paragone con gli altri grandi paesi europei, ha fatto il resto. Ne stanno facendo le spese i soggetti anziani e fragili, vittime designate, ma anche i giovani che, se pur resistenti agli effetti fisici dell’infezione, pagano un prezzo difficilmente recuperabile sul piano dello studio e della crescita sociale, costretti da quasi un anno fuori dalle aule. Per loro solo auspici e solenni impegni puntualmente disattesi, ma nulla che riuscisse a permettere una ripresa delle lezioni in sicurezza. Eppure tutti, ma proprio tutti, hanno individuato nell’organizzazione dei trasporti e nello scaglionamento degli orari il nodo da sciogliere. Eppure nessuno, o quasi, ha assunto una qualche efficace iniziativa conseguente. Lo hanno fatto in Toscana, razionalizzando l’accesso ai mezzi pubblici e alle strutture scolastiche, e non si capisce perché, se il sistema funziona a Firenze, non si sia riusciti a utilizzarlo anche a Roma o a Milano o a Napoli o in qualsiasi altro posto. Si sono sommate due inconsistenze decisionali: la prima da parte dello Stato centrale, dove in molti si sono baloccati con inutili e surreali soluzioni, la seconda da parte delle Regioni, troppo spesso in contrasto di potere con lo Stato e impegnate in una grottesca gara tra di loro, fatta più di iniziative propagandistiche che di azioni efficaci.
Così, ora che finalmente una prima fornitura di vaccino è arrivata, è iniziata la gara a chi riusciva a vaccinare più persone nel più breve tempo possibile. Una inutile e irrazionale prova di efficienza, che ha fatto sì che, da una parte si siano esaurite le scorte delle prime dosi senza sapere quando arriveranno quelle necessarie ai richiami e a proseguire con la campagna, dall’altra si sono viste file e assembramenti fuori dai centri di somministrazione, diventati per l’occasione ulteriori possibili focolai di contagio. Ovviamente non sono mancati furbetti e “pastette” per amici e parenti, ma questo è un vecchio vizio italico di cui è persino inutile continuare a parlare.
In questo scenario davvero deprimente, un risultato senz’altro positivo, molto positivo, però lo si è ottenuto: spaventati dalla sempre maggiore forza del virus, è diminuito in modo significativo il numero dei no vax, tanto da rendere possibile il raggiungimento di un numero sufficiente di vaccinati e tale da conseguire la tanto agognata immunità di gregge. Per questo sono necessari tutti gli sforzi possibili per mantenere elevata e tempestiva la fornitura dei vaccini, soprattutto di quelli più maneggevoli e di semplice somministrazione come il vaccino di Moderna e di Astra-Zeneca.
Il rischio, altrimenti, è di dovere continuare a inseguire una infezione che corre veloce e facilitata dalla ormai sempre più evidente esasperazione di una popolazione che non ne può più di sacrifici e sulla quale comincia ad essere insopportabile il peso economico e sociale della crisi.
Sarebbe grave e pericoloso ritrovarsi a dovere fronteggiare la rabbia di chi ha perso tutto ciò che aveva costruito, una volta superata la pandemia. E cominciano ad essere tanti.
Cesare Greco
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