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Verso una sanità europea?

Una linea comune, una risposta coordinata, un approccio unificato alla pandemia. Sono i termini della proposta della Commissione europea in discussione oggi pomeriggio nel vertice dei capi di Stato e di governo convocato in videoconferenza da Charles Michel, presidente del Consiglio europeo. "La situazione è molto grave – ha detto ieri Ursula von der Leyen - dobbiamo intensificare la nostra risposta dell'Ue".

Nelle linee guida sono compresi tamponi rapidi da somministrare in massa, per i quali sono previsti 100 milioni da ripartire fra gli Stati, oltre a raccomandazioni per la veloce implementazione e l'utilizzo coordinato delle App di tracciamento; la definizione della durata delle quarantene, da uniformare in tutto il territorio dell’Unione; i test rapidi negli aeroporti.

Infine, il capitolo sui vaccini: "l'Ue - ha detto Von der Leyen - potrà contare dalle 20 alle 50 milioni di dosi di vaccino al mese a partire da aprile". Si prevede che le persone vaccinate in Europa saranno 700 milioni, “potendo così fare delle donazioni ai Paesi più bisognosi".

L’esecutivo europeo interviene per dare una sterzata all’approccio alla pandemia, orientandolo verso un percorso di collaborazione più stretta, perché, ha detto la presidente, “nessun Paese è risparmiato dalla seconda ondata e i casi di Covid confermati la scorsa settimana in Europa sono 1,1 milioni: possiamo aspettarci che i numeri aumenteranno ulteriormente nelle prossime 2 o 3 settimane".

Eppur si muove, dunque: la grave crisi sanitaria impone a tutti gli Stati uno sforzo verso l’assunzione di una responsabilità sovranazionale. E ci si aspetta che la risposta dei leaders europei sarà positiva.

Jean Monnet diceva che la costruzione dell’unità europea sarebbe avvenuta attraverso le crisi e forse quanto sta avvenendo ne è la conferma: il Next generation Eu ha messo la prima pietra di una suddivisione dello sforzo per la ricostruzione delle economie nazionali, adesso la prospettiva di un piano europeo per il vaccino fa prospettare la realizzazione di una sanità europea comune. Su questa linea di acquisizione di una propria identità è auspicabile che si muova anche la politica estera europea soprattutto quando, qualunque sarà l’esito, sarà noto il risultato delle elezioni americane.

P.S. Ursula von der Leyen ha raccomandato che ogni governo si affretti a preparare le campagne per la vaccinazione, perché tutto sia predisposto in ogni Paese quando il vaccino sarà pronto e sarà stato autorizzato dall’Agenzia europea (Ema), prevedibilmente fra la fine di gennaio e inizio febbraio. Il governo ha dunque di fronte a sé due filoni di azione di enorme portata, perché alla gestione delle risorse del Recovery Fund si aggiunge quella del piano vaccini. Una potente macchina organizzativa e decisionale deve iniziare a muoversi nell’immediato. Possiamo contare sulla maturità delle forze politiche che reggono il nostro esecutivo?

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