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Scenari

Nel suo editoriale di oggi sul Corriere della Sera, Sabino Cassese, con la chiarezza che lo contraddistingue, nel sottolineare come il governo Draghi sia perfettamente inquadrato nella nostra forma di governo parlamentare, esclude che esso rappresenti un fallimento della politica e che quindi sia necessario tornare al più presto al voto. Auspica, invece, “che il governo completi il biennio arrivando alla fine della legislatura”.

Questa conclusione è molto interessante proprio perché il tempo a disposizione del governo è di ardua prevedibilità.

Come è noto, il nuovo esecutivo ha una doppia agenda. Da un lato, le tre emergenze: vaccinale, economica e sociale. Dall’altro, le modifiche ordinamentali da varare e che sarebbero indispensabili anche se - come in questo caso - non ci fosse l’Europa a chiederle: riforma fiscale, amministrativa e della giustizia.

Mario Draghi ha ragione nel dire che tra queste due agende non può esserci un prima e un dopo, ma è evidente che se la prima può essere affrontata entro l’anno, per la seconda potrebbero servire tempi più lunghi.

È largamente condivisa l’opinione che il Paese avrebbe bisogno di un non breve momento di ricostruzione nazionale.

Le forze politiche, superata una prima fase di sconcerto, stanno cominciando a riflettere sul da farsi e certamente riprendere in mano al più presto le redini del comando rappresenta una forte tentazione per convergere su soluzioni di breve periodo: l’imminenza di importanti elezioni amministrative e le opposte visioni politiche e programmatiche presenti nella coalizione Draghi rendono forti le chances di una deadline dell’esecutivo in concomitanza con l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, fissata per i primi mesi del 2022. In questa ipotesi, l’attuale convergenza troverebbe l’ultimo atto nella salita al Quirinale di Draghi, cui seguirebbero elezioni anticipate in cui centrodestra e centrosinistra si schiererebbero su fronti contrapposti. Ci chiediamo se così facendo i partiti non avrebbero dato una risposta inadeguata all’appello di Sergio Mattarella e al richiamo di Mario Draghi ad un rinnovato “spirito repubblicano”.

Il biennio auspicato da Cassese disegna un secondo scenario, che tacitamente sembra accogliere la riproposizione di una prospettiva bipolare ma la colloca in un orizzonte più lungo che oltrepasserebbe la scadenza presidenziale.

Mario Draghi, nel suo discorso alle Camere, citando Cavour e De Gasperi, ha fatto riferimento alle due esperienze che nella storia italiana sono state alla base di vere e proprie rinascite nazionali. Si tratterebbe di un terzo scenario, perché quelle esperienze ebbero caratteristiche politiche e temporali ben diverse da quelle fin qui illustrate: furono governi nati dal taglio delle ali parlamentari e operanti per una durata decennale.

Nessuno può oggi prevedere quale sarà il punto di caduta del dibattito politico che si è aperto. Tuttavia, è difficile pensare che l’approdo di questa difficile e cruciale fase politica possa determinarsi senza il contributo dei principali protagonisti del nuovo quadro, che sono Sergio Mattarella e Mario Draghi.

Il secondo e il terzo scenario che abbiamo delineato dipenderanno dagli orientamenti dei partiti, ma anche dall’individuazione di percorsi che i costituzionalisti stanno certamente già immaginando.

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