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Pandemia e professioni

Il dottor Giampiero Malagnino per circa venti anni ha fatto parte degli organi ENPAM, Ente di Previdenza dei Medici e Odontoiatri, ricoprendo da ultimo l’incarico di Vice Presidente Vicario. Il Commento Politico si è rivolto a lui per chiedere come l’ ENPAM abbia visto i problemi della sua categoria nella fase del coronavirus. È particolarmente interessante che mentre per il complesso del lavoro autonomo il Governo sia dovuto intervenire con propri finanziamenti, per la categoria medica l’ENPAM abbia proceduto con risorse proprie ad integrare il reddito dei professionisti che abbiano avuto un rilevante calo di attività.

Qual è la natura giuridica di ENPAM e quali i suoi scopi. In breve cos’è ENPAM?

L’ENPAM è dal 1994 una Fondazione privata che ha il compito di assicurare la previdenza e l’assistenza agli iscritti agli Ordini dei medici e degli odontoiatri, compiti di rilievo costituzionale, per cui lo Stato, attraverso il Ministero del Lavoro e dell’Economia, vigila sui bilanci e sulle delibere. La Legge affida inoltre alla COVIP (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) il compito di relazionare sugli investimenti e sul patrimonio delle casse “privatizzate”, cioè tutte le casse dei professionisti iscritti agli ordini. La Corte dei Conti analizza poi i bilanci e ne relaziona alla Commissione bicamerale di vigilanza sugli enti previdenziali che deve, a sua volta, proporre al Parlamento eventuali riforme nel caso ne ravvedesse l’utilità. La Corte Costituzionale nella sentenza 7/2017 ha dichiarato questo un sistema virtuoso, confermandone l’autonomia.

E’ nota la solidità ENPAM. Potrebbe illustrare la dimensione del suo patrimonio e dei suoi bilanci?

L’ENPAM esiste come ente di previdenza (prima era solo assistenziale) dal 1957. Fino al 1994 è stato Ente Pubblico che investiva solo nell’immobiliare e fino al 2002 i versamenti fatti dagli iscritti servivano anche a sostenere i costi del patrimonio visto l’obbligo a investire una quota importante delle risorse in immobili da locare ad equo canone o in affitto alle forze dell’ordine. ENPAM si è quindi dotato di moderni strumenti di investimento, man mano riformati e dal 2012 ha adottato una moderna Assett Allocation Strategica per sostenere il debito previdenziale, dotandosi di strutture ad hoc. Inoltre abbiamo individuato con una gara europea, un advisor per gli investimenti e un altro per il risk management. Questo ha consentito di passare da un patrimonio di 2 miliardi circa del 2000, a 12 miliardi nel 2012 e, grazie anche alle riforme di struttura, a 23 miliardi a valore di mercato del 2019, risultati raggiunti anche con i contributi degli iscritti. Negli ultimi 8 anni il patrimonio è cresciuto di 10 miliardi, 5 dai contributi e 5 dal rendimento del patrimonio, tenendo presente che su rendimenti e patrimonio l’ENPAM paga le tasse, unico istituto previdenziale in Europa: nel 2019 circa 170 milioni. Per questo, a parità di versamenti, un medico italiano ha una pensione più bassa dal 15 al 20% rispetto a un collega europeo.

Si è ultimamente riscontrata una certa criticità nei rapporti con i referenti istituzionali, per l’impossibilità di ENPAM, al tempo di COVID 19, di procedere a forme di assistenza diretta per i propri iscritti ed assistiti.

Le nostre delibere in campo assistenziale debbono essere approvate dai ministeri vigilanti e, sapendo che il nostro patrimonio fa parte del bilancio consolidato dello Stato (il denominatore della frazione che indica il deficit dello Stato), tutte le spese vengono “osservate” con particolare attenzione, specie dalla Ragioneria Generale. In passato questo ci ha creato qualche problema. Devo dare atto al Ministero del lavoro che, in tempi molto più brevi del solito (3 settimane, invece di 3/4 mesi) ha approvato le nostre delibere di sostegno al reddito dei liberi professionisti iscritti al l’ENPAM. E cioè 1000 € al mese per tre mesi (dal 21 febbraio al 21 maggio) in caso di diminuzione del reddito superiore al 33% rispetto all’ultimo trimestre del 2019 e la possibilità di prendere un anticipo della pensione in capitale, al massimo del 15 % del maturato al momento della domanda. Ritengo al limite del morale è che questi interventi siano considerati come reddito, per cui ENPAM deve effettuare una ritenuta d’acconto del 20% e poi il collega deve dichiararlo al fisco! Non siamo riusciti ancora ad ottenere l’esenzione fiscale di queste somme. Ma continueremo a combattere.

ENPAM ha un ruolo importante in seno ad ADEPP, l’Associazione degli Enti di Previdenza Privata. Può fare un breve ritratto del sistema previdenziale italiano basato su INPS, casse e pensione integrativa?

INPS calcola la pensione al momento in cui l’iscritto fa la domanda sulla base dei versamenti fatti, del PIL e della inflazione degli ultimi 5 anni. In caso di PIL negativo la pensione è più bassa, il rischio è del contribuente. Le casse ADEPP dicono al momento del versamento quanto quel versamento renderà di pensione annua (il rischio è della cassa). L’INPS non ha un patrimonio e quindi alcun rendimento. Le casse si ed anche ingente, circa 75 miliardi a valore di mercato. Le casse, con i contributi e il rendimento, fanno assistenza. L’INPS deve aspettare le risorse dallo Stato. Soprattutto, nelle casse gli iscritti possono decidere le riforme in autonomia, mentre l’INPS dipende dalle leggi. Non è un privilegio. La Legge non prevede aiuti dallo Stato e in caso di difficoltà le casse devono risolvere da sole o arriva un commissario. La previdenza integrativa infine è facoltativa e ha regole che tutelano molto il contribuente rispetto a investimenti individuali! È molto utile per integrare la propria pensione ma bisogna seguirne l’andamento con molta attenzione.

Oltre all’attività odontoiatrica, Lei ha ricoperto incarichi apicali nelle rappresentanze associative e ordinistiche della professione. Qual è lo stato dell’odontoiatria ai tempi di COVID 19 e quale ruolo in tale contesto hanno svolto le varie forme di rappresentanza?

Sono orgoglioso della reazione della mia professione alla pandemia! Non abbiamo chiuso gli studi, ma siamo stati disponibili a risolvere le urgenze non procrastinabili ne trattabili farmacologicamente. Abbiamo così evitato un aumento della mobilità dei cittadini, garantendo le urgenze che altrimenti sarebbero andate nei pronto soccorso ospedalieri con tutte le conseguenze possibili. L’Ordine e le Associazioni odontoiatriche hanno formato un gruppo di lavoro che in poche settimane ha stilato delle linee guida che ha sottoposto al Ministero che, a sua volta, le ha sottoposte al Comitato Tecnico Scientifico. Questi, in pochi giorni, le ha approvate con poche osservazioni, tutte applicabili, tranne una voluta dall’INAIL: l’uso di particolari camici monouso che non solo costano 25/30€ l’uno, ma soprattutto non si trovano! Avevamo previsto l’uso di camici monouso meno sofisticati, ma altrettanto efficienti. Speriamo che attenuino questa prescrizione.

L’odontoiatria in Italia vede forme di rappresentanza sindacale accanto all’Ordine. Seppur formalmente diversificati nella natura e negli scopi, non ritiene che spesso riesca difficile cogliere tali differenze?

Questo è un problema comune a tutti le categorie ordinistiche, non solo odontoiatriche o mediche. Non credo nelle incompatibilità, facilmente superabili. La soluzione di questo che Lei mi segnala come problema, sta più nella crescita culturale delle singole professioni e della coscienza delle differenze che ci sono tra i compiti sindacali (difendere e favorire anche economicamente gli iscritti) e quelli ordinistici (difendere i cittadini dagli iscritti che non rispettano il codice deontologico). Ritengo che gli attuali dirigenti delle Associazioni odontoiatriche e dell’Ordine siano molto coscienti di questi differenti compiti che ho molto sintetizzato,

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