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Cinquestelle: cambio di linea o solo di piattaforma?

Si è finalmente conclusa la telenovela del divorzio fra il Movimento 5 Stelle e la Casaleggio Associati, la società che gestiva il database degli iscritti senza il quale non è possibile procedere alle votazioni per il nuovo leader e per il nuovo statuto.

Giuseppe Conte può ora legittimare la sua leadership con una votazione on line sui cui esiti non sono ammessi dubbi. Dopo l’accordo con Davide Casaleggio ha affermato: “Inizia il nostro secondo tempo”.

Casaleggio, per suo conto, incassati una parte dei proventi richiesti al Movimento a fronte delle prestazioni fornite dalla piattaforma, ha dichiarato di lasciare i Cinquestelle. Non ha però chiarito se lascerà anche l’impegno politico per riunire, in nome della precedente ortodossia, tutte le anime della diaspora grillina.

Alla vigilia del semestre bianco, e quindi dell’impossibilità di sciogliere il Parlamento e convocare le elezioni politiche, è lecito oggi domandarsi quale sarà la posizione del “M5S del secondo tempo” rispetto al Governo Draghi ma anche rispetto alle possibili intese con il centro-sinistra, in primo luogo con il PD.

Non meraviglierebbe, infatti, che il “M5S del secondo tempo” per non lasciare spazio a Casaleggio jr ed alla variegata diaspora grillina, abbia la tentazione di una pericolosa torsione verso i temi che hanno caratterizzato la stagione d’oro del Movimento: dalla giustizia al populismo in campo economico e sociale.

Il M5S ci ha abituato in questi otto anni di presenza parlamentare a spregiudicati e spericolati testa-coda, non solo sulle alleanze politiche ma anche su quelli che un tempo venivano definiti “principi non negoziabili”.

Non potremo meravigliarci, quindi, se le dispute tra le due anime del Movimento, il “M5S del secondo tempo” e quella della antica ortodossia, non abbiano nel prossimo futuro più interesse alla loro “singolar tenzone” piuttosto che agli interessi generali del Paese.

Su tali riflessioni abbiamo ritrovato sostanzialmente convergenti i commenti di quasi tutti principali quotidiani nazionali. Anche la lunga e recente intervista di Giuseppe Conte al Corriere della Sera ha alimentato dubbi circa il rapporto con il Governo Draghi e lo stesso PD.

Da una parte, infatti, egli ha dichiarato che il “M5S del secondo tempo” continuerà lealmente a sostenere il Governo; dall’altra, ha affermato che “con la nuova leadership (il M5S) tornerà a far sentire la sua voce in modo chiaro e forte”, specificando che molte decisioni del Governo Draghi lo hanno disorientato.

Con analoga vaghezza Conte ha definito i rapporti con il PD e il centrosinistra, ribadendo ad un tempo che “la direzione di marcia è chiara”, ma che “la nostra identità sarà così forte che ci consentirà di dialogare anche con l’elettorato moderato”.

Non vorremmo quindi che l’accordo Conte-Casaleggio possa essere interpretato nel senso che la filosofia della piattaforma Rousseau sia stata riposta definitivamente in soffitta. Per ora con tale accordo si passa solo da una piattaforma ad un’altra.


Maurizio Troiani

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