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Con il piede giusto

Dopo la risicata maggioranza dei votanti ottenuta in Senato, il Governo Conte 2 "extended" (per dirla all’americana) od un eventuale Governo Conte 3, ove il Presidente del Consiglio rassegni le dimissioni per presentarsi di nuovo al Parlamento con alcuni nuovi Ministri e Sottosegretari, ha i piedi di argilla. Tale fragilità potrebbe esplodere durante il "semestre bianco” quando senza il “rischio” di uno scioglimento delle Camere saranno possibili, e sono prevedibili già da ora, i più arzigogolati giochi parlamentari su questo o quel provvedimento.

Il Governo deve consolidarsi e rafforzarsi, ampliando la propria base politica non unicamente parlamentare. Il Commento Politico ha indicato una strada il 19 gennaio: quella di prendere spunto dall’afflato europeista ed atlantico della presentazione alle Camere del Presidente del Consiglio per allagare la propria base attirando altre forze politiche appartenenti alla famiglia europeista ed atlantica.

Ciò comporta, però, partire “con il piede giusto” e prepararsi ad una “lunga marcia”. Un po’ come fece nel dopoguerra il PSI per sganciarsi dal “Fronte Popolare”. Allora, l’occasione di allontanarsi da un PCI, molto legato a Mosca, venne offerta da un evento esterno: la “rivoluzione ungherese” del 1956. La “lunga marcia” fu contrassegnata da pietre miliari sia internazionali – “le forche di Praga” del 1952, la già citata “rivoluzione ungherese” del 1956, “l’invasione sovietica della Cecoslovacchia” del 1968, la sempre più aperta “dissidenza” in Polonia - sia interni: la “lotta al terrorismo”.

Il Governo ha avuto un accadimento internazionale – l’arresto del dissidente russo Alexey Navalny - offertogli dal caso quasi su un piatto d’argento. Lo ho colto invece la Lega in specie al Parlamento Europeo dove è stata messa in atto una vibrata protesta, contro la Federazione Russa retta da Vladimir Putin: la protesta è stata guidata dall’eurodeputato della Lega Marco Zanni. È possibile che il Governo sia stato tanto assorbito dalle incertezze sull’esito del dibattito parlamentare da perdere l’occasione di avere “la primogenitura” nel fare una scelta europeista ed atlantica. Vedremo se il Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio saprà cogliere la palla al balzo e dare atto ad un’azione diplomatica a nome dell’Italia seguita da misure appropriate.

Sul fronte dell’europeismo, il Governo ha un’opportunità da diversi mesi: dare un vero afflato europeo ed un contenuto all’altezza della qualità dei migliori Stati membri dell’Unione europea (Ue) a quel Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR) che ha ora inviato all’esame delle Camere. Il Commento Politico ha più volte espresso critiche sia sul merito sia sul metodo delle varie stesure del PNRR. Non è il caso di reiterarle.

L’esame in Parlamento offre l’occasione di correzioni di tiro, tanto più necessarie in quanto sia il Vice Presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, sia i maggiori organi di stampa tedeschi, sia alcuni componenti dell’Eurogruppo (Il Consiglio dei Ministri dell’Economia e delle Finanze degli Stati dell’unione monetaria, riunitosi on line proprio mentre in Italia il Presidente del Consiglio si presentava in Parlamento) hanno espresso perplessità sull’ultima stesura del documento. È giunto il momento di un chiaro confronto con le altre forze politiche, prendendo in considerazione anche il PNRR “alternativo” preparato dall’opposizione, mai discusso sulla stampa ma ben visibile con le sue 240 pagine sul sito di Forza Italia. Ciò è tanto più necessario in quanto il PNRR è “nazionale” non del Governo in carica, anche in quanto il programma della sua attuazione scavalca di almeno tre-cinque anni la durata della legislatura. È essenziale dettagliare “le riforme” proposte nel PNRR, esplicitare “i parametri di valutazione” ed i “criteri di scelta” dei progetti nonché il “monitoraggio” del PNRR ed il ruolo rispettivo della sfera politica e di quella tecnica.

Altra prova concreta di europeismo è la stipula di un accordo di credito con lo “sportello sanitario” del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) per dare finanziamenti immediati e certi alla sanità, tanto più che le erogazioni previste dal PNRR non verranno effettuate prima del prossimo autunno e la crisi della pandemia è sempre più acuta.

In materia di atlantismo, non basta, dopo avere avuto il supporto esplicito ed irrituale del Presidente Donald Trump, affermare di “riconoscersi” nei valori e nei programmi del Presidente Joe Biden. Chi ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti, sa che l’Italia è conosciuta per precedenti poco nobili di “cambiamento di bandiera” al crepuscolo dell’età giolittiana (illustrati nel romanzo L’Imperio di Federico De Roberto) nonché negli anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, dalla “svolta di Salerno” alla fine degli anni Sessanta. Sono necessari fatti concreti: un’occasione è la posizione che l’Italia prenderà – e saprà fare prendere al resto dell’Unione europea - in materia di soluzione della crisi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, anche se ciò comporta riportare ad unità le istituzioni italiane preposte al commercio con l’estero, recentemente divise in tre differenti frammenti per dare scranni ad esponenti di un Movimento.

Altro fatto concreto è la politica dell’intelligence e della difesa: aprire le carte per smentire le voci su «connessioni extra-istituzionali» ai tempi dell’Amministrazione Trump, dare prova della volontà di rafforzamento della Nato e, soprattutto, schierarsi apertamente con il fronte atlantico nella “guerra fredda” con la Cina, strappando ufficialmente l’infausto "Memorandum of Understanding" concluso, tra tanti festeggiamenti, dal Governo Conte 1.

Hic Rhodus, hic salta dicevano i latini. Partendo con il piede giusto potrà iniziare una “lunga marcia” di un Governo che ora appare un po’ zoppo.


Bagehot

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