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Covid: è ormai seconda ondata mentre riaprono le scuole

Ormai è ufficiale, più lentamente che altrove, ma inesorabilmente, la seconda ondata di infezioni da Covid19 sta invadendo l’Italia. Da principio sono stati gli assembramenti scriteriati della stagione estiva a fare circolare il virus tra i giovani, scarsamente attenti e, forse, ingannati da chi diceva che l’infezione era praticamente finita. La riapertura delle discoteche, consentita per favorire un settore che era in crisi totale, ha fatto sì che si creassero le condizioni ideali, anche perché, a giudicare almeno dalle immagini che circolavano su giornali e soprattutto sui social, molto scarsa è stata l’aderenza alle raccomandazioni del governo e molto scarsi devono essere stati anche i controlli per fare rispettare le raccomandazioni stesse. In seguito a questa vigorosa ripresa del numero degli infetti, si è continuato a minimizzare il problema con l’argomento che i positivi ai test erano comunque giovani e scarsamente sintomatici, con uno scarso impatto sugli ospedali e da principio pressoché nullo sulle terapie intensive. Ora, anche grazie ad alcuni positivi eccellenti, ci si è accorti che il virus è riuscito nuovamente a interessare fasce d’età più avanzate e una popolazione più a rischio, facendo negli ultimi giorni risalire il numero dei ricoverati anche in terapia intensiva e persino dei morti, un incremento ancora non preoccupante, ma comunque un incremento che impone attenzione. In ogni caso, l’andamento attuale testimonia una nuova e più efficace capacità degli operatori sanitari di intervenire precocemente e con terapia adeguate.

Ma se da parte dei cittadini un certo grado di rilassamento può non essere motivo di sorpresa, diverso è il discorso per quanto riguarda il governo. In primo luogo, ci si preoccupa tanto per cosa potrebbe accadere con la ripresa dell’attività scolastica e ci si interroga su quali potrebbero essere i rischi di infezione tra gli alunni e cosa fare in questo caso. A parte la farsa dei banchi con o senza ruote, la cui fornitura pare rappresentare un vero e proprio segreto di stato, della staticità o dinamicità delle unità di misura, di cui abbiamo già detto, sorprende per irragionevolezza l’avere lasciato alla totale discrezionalità personale l’effettuazione dei controlli sierologici. Il risultato è che più o meno il 50% del personale della scuola ha rifiutato di eseguirli e, sulla base dei risultati ottenuti tra quanti li hanno invece effettuati, è pressoché certo che si saranno decine di insegnanti e amministrativi portatori del virus e che prenderanno regolarmente servizio tra i nostri ragazzi. A mio parere, non avere previsto l’obbligatorietà dei test è assolutamente demenziale e fa partire la scuola già con una bomba innescata al suo interno, pronta a scoppiare e gettare di nuovo nel caos il sistema. Spero di sbagliarmi. In secondo luogo, si continuano a sciorinare dati sulle nuove infezioni giornaliere, ormai stabilmente oltre i 1500 casi, mantenendo relativamente basso il numero dei tamponi, cosa che rende il numero dei contagi drammaticamente sottostimato, senza che, almeno apparentemente, vi sia un criterio di una qualche scientificità che permetta di assumere decisioni in relazione alla incidenza per fasce di età, per distribuzione sociale, in base alla maggiore o minore densità della popolazione, al tipo di luogo di lavoro e alle caratteristiche ambientali di questi luoghi. Si è appreso, ad esempio, come in questa fase, e non solo in Italia, si siano verificati focolai in aziende che si occupano della lavorazione delle carni. Quali sono i motivi? Esistono condizioni di rischio diverse a seconda del tipo di attività? Le attività metalmeccaniche, edili, degli alimentaristi, agricole, hanno una probabilità di rischio diversa? E se si, perché? Rispondere a queste domande, può incidere sulle decisioni che riguardano riaperture e modalità.

Si va molto velocemente verso il primo compleanno della pandemia. Esiste una strategia generale non solo di contenimento, ma anche, anzi soprattutto, di organizzazione del lavoro nei diversi settori al fine di minimizzare i rischi, comunque consapevoli dell’impossibilità di azzerarli?

La riapertura delle discoteche in estate (e la mancanza di controlli) e la incomprensibile non obbligatorietà dei controlli sul personale scolastico non consentono di essere ottimisti.


Prof. Cesare Greco

P.A. Cardiologia

La Sapienza - Roma

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