Il crescente momento di crisi degli ultimi anni, solo acuito dalla recente pandemia di Covid-19 e dalla guerra in Ucraina, ma che già si profila in una crisi economica mai sopita, in una crisi della società e, forse, dell’identità culturale, fino a una crisi della politica e delle stesse istituzioni europee sembrerebbe prospettare una più grave crisi, a breve, della stessa idea di Europa.
In questi anni recenti, proprio l’Unione europea aveva assunto un ruolo palliativo dei fallimenti dei modelli politici nazionali (o ideologici) facendo comunque intuire un processo lento ma garante dei valori in cui gli europei si potevano largamente riconoscere. Tuttavia, gli eventi di questi anni sembrano voler trascinare via ogni ipotesi di prospettiva stabile anche per il processo europeo.
La domanda che ci si potrebbe porre, quasi sulla falsariga delle riflessioni dei secoli passati, è se davvero siamo di fronte a crisi temporanee e basate su dati concreti (economici, sanitari, geopolitici…) o se siamo di fronte a una crisi del modello democratico rappresentativo, quello che ci ha accompagnato coi suoi valori e coi suoi meccanismi negli ultimi due secoli e mezzo almeno. E, nel porre questa domanda, non si può non interrogarsi circa la crisi, forse, dell’identità personale dell’uomo, in particolare dell’uomo europeo e del modello culturale, politico e democratico che da qui proviene.
L’Europa che oggi vediamo ha perduto parte dell’aura di disegno prospettico che le avevamo attribuito, quasi che il sogno partito a Ventotene stesse gradualmente divenendo realtà. Oggi essa sembra rispondere con il linguaggio di una burocrazia a istanze che, partendo dai problemi concreti dell’economia, della salute e della sicurezza, sempre più stanno divenendo un dubitare, ora graduale, ora più forte, circa la sussistenza di quei valori comuni che ci hanno fin qui spinto a pensare di essere tutti europei. Anche se forse, ed ora è più chiaro, nei vari paesi ed anche al loro interno, questo essere “europei” era ed è interpretato e vissuto in modi diversi.
È, certo, una nuova fase della storia. Ed è importante riscoprire i valori e cercare complementarietà fra filoni di pensiero diversi, come è per la visione laica e per quella religiosa della storia e del mondo, per non lasciare che gli eventi ci guidino dove non vorremmo.
In Riflessioni – per un dialogo intra-ecclesiale, di recente pubblicazione, Monsignor Agostino Marchetto ed io ci siamo posti l’obiettivo di stabilire, appunto, un dialogo su di una serie di riflessioni maturate in precedenti conversazioni soprattutto sul tema del uturo dell’Europa. Nel volumetto, costituito da due parti parallele e separate, ciascuna curata da uno dei due autori, ci siamo rivolti e abbiamo rivolto qualche domanda, a cui, forse, non è ancora tempo di trovare risposte univoche. Ma ciò non esime dal cercare, fra laici e cattolici, uno scambio di idee e un confronto. È quello che torneremo a fare in occasione di un dibattito organizzato a Roma dalla Fondazione Ugo La Malfa, giovedì 16 giugno alle ore 18 (locandina in calce), insieme a Giorgio La Malfa, a Giovanni Farese e a Sr. Alessandra Smerilli, Segretaria del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale.
Angelo Federico Arcelli
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