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Il Cancellierato strisciante

Il dibattito sulla gestione del Resilience and Recovery non è una questione tecnica per economisti e specialisti di pubblica amministrazione. Dato che negli altri Stati dell’Unione Europea (Ue) si è optato per un organismo ad hoc (come ha fatto la Francia dando in pratica nuova vita al Commissariato al Piano) o si è scelto di concentrare le funzioni tecniche nel Ministero dell’Economia e delle Finanze (o dicastero analogo) e quelle di liason con l’Ue al Ministro per gli Affari Europei (o simile), occorre chiedersi perché in Italia si propone una nuova task force alla Presidenza del Consiglio, composta di «esperti» scelti uti singuli dal Presidente del Consiglio e dai suoi stretti collaboratori.

L’interrogativo è di grande rilievo perché da circa due anni è in atto un mutamento strisciante della figura del Presidente del Consiglio, un tragitto da quanto previsto dalla Costituzione a quella di un Cancelliere. Già nella vulgata giornalistica, i portavoce di Palazzo Chigi amano utilizzare il termine Premier in luogo di Presidente del Consiglio, in analogia con la figura britannica del premierato; un uso improprio – ricorda la stessa Enciclopedia Italiana - perché, sebbene entrambi rappresentino il vertice del potere esecutivo, si tratta di organi differenti per origine, costituzione e poteri.

Ai sensi dell'articolo 95 della Costituzione, il Presidente del Consiglio dei ministri presiede il Consiglio dei ministri, mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei Ministri. Contrariamente a come vengono talvolta definiti in ambito giornalistico, il titolo e le funzioni della carica non corrispondono a quelli di "capo del governo", ma sono correttamente espressi con la locuzione latina di Primus inter pares. Si ricorderà, ad esempio, che nel 1992, l’allora Presidente del Consiglio Giuliano Amato (un costituzionalista di rango) delineò un programma di privatizzazioni, senza averlo concordato con l’allora Ministro dell’Industria Giuseppe Guarino (anche lui un giurista). Questi scrisse una lettera in punta di diritto, ricordando al Presidente del Consiglio che non poteva entrare in una materia di competenza del Ministro e doveva mantenere una funzione di coordinamento. Amato trovò ineccepibile la posizione di Guarino e fece marcia indietro.

Il Prof. Avv. Giuseppe Conte ha già avocato a sé numerosi compiti per prassi affidati a Ministri di settore. Oltre a quelli più noti – come i servizi segreti (di solito affidati al Ministro dell’Interno od ad un Sottosegretario ad hoc) -, vale la pena citare la struttura di missione Investitalia per le infrastrutture (normalmente competenza del Ministro delle Infrastrutture), la nomina dei commissari per le opere pubbliche (di spettanza ancora del Ministro delle Infrastrutture) e per la sanità (Ministro della Salute) quella per l’analisi dell’impatto della regolazione (Ministro della Funzione Pubblica). Si potrebbe continuare. La gestione del Resilience and Recovery Fund completerebbe il quadro di una trasformazione strisciante del ruolo del Presidente del Consiglio in un ruolo da Cancelliere, in quanto la task force da lui presumibilmente guidata determinerebbe i contenuti dell’azione di numerosi dicasteri senza averne la responsabilità né politica né tecnica e senza dare garanzie di trasparenza.

Non sono mancate evoluzioni di ruoli al mutare di condizioni storiche oppure per esigenze di un’azione politica ed amministrativa più efficiente e più spedita: basta rileggere il libro di Arthur Schlesinger The Imperial Presidency del lontano 1973 per avere conto dell’evoluzione della Presidenza degli Stati Uniti, particolarmente quando l’inquilino della Casa Bianca poteva contare sui due rami del Congresso con il suo stesso colore politico.

Il tentativo di un Cancellierato strisciante sembra più simile a quello che attorno al 1850 descriveva il giovane Walter Bagehot nelle sue corrispondenze da Parigi per un quotidiano di Londra in cui analizzava le mosse dell’allor Presidente Napoleone per diventare Imperatore. Tali corrispondenze sono state tradotte in italiano in un agile volume del 1997.

Un tentativo poco chiaro ed a cui sino ad ora non pare sia corrisposta un’azione più spedita e più efficiente.


Bagehot

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