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La “nuova strada” di Kamala Harris

Si è appena conclusa a Chicago la Convention democratica con l’accettazione di Kamala Harris e Tim Walz delle candidature a presidente e vicepresidente per i Democratici. L’atmosfera sembra essere stata di grande ottimismo e le parole d’ordine fra gli oratori ed i delegati sono state Future-futuro, Freedom-Libertà e Joy-Gioia.

Indubbiamente il cambiamento impresso alla campagna elettorale dei democratici dalla rinuncia di Joe Biden e dalla scelta di Walz e della Harris è enorme. Come ha detto il governatore della California, Gavin Newsom, sono ora i Democratici ad avere il vento in poppa. Pur con la cautela imposta dal precedente del 2016, i Democratici sono ottimisti sull'esito della corsa. 

Sul piano dei contenuti, la scelta dei Democratici è di mettere al centro della loro piattaforma elettorale la middle class e il suo futuro. Su questa scelta non vi sono stati né dissensi, né discussioni all'interno dei gruppi dirigenti del partito: è stato molto significativo che le voci degli esponenti della sinistra del Partito Democratico, Benny Sanders e la Ocasio-Cortez, siano state essenzialmente in sintonia con la linea prescelta. È evidente che i sondaggi che nelle scorse settimane indicavano come molto probabile la vittoria di Trump hanno compattato le file democratiche intorno all'obiettivo di impedire la vittoria dell’ex presidente Repubblicano.

Come appare chiaramente dal discorso di Kamala Harris, la campagna elettorale ha un duplice obbiettivo, il primo è ovviamente quello di motivare la partecipazione al voto degli elettori che appartengono saldamente al campo democratico. Per farlo la Harris ha messo in guardia sulla volontà di Trump di limitare la libertà e i diritti di tutti ed in particolare delle minoranze e sulla scelta di privilegiare la difesa degli interessi dei ceti benestanti. Lui parla dell'America bianca che soffre economicamente - sembra dire - ma il suo programma è centrato sulla difesa delle posizioni delle minoranze più privilegiate. Sono invece i Democratici che guarderanno e difenderanno la middle class. 

Il secondo obiettivo è quello di raccogliere il voto degli elettori che sono ancora incerti fra i due campi: che sarebbero inclini a votare per il Partito Repubblicano, anche se non apprezzano né la violenza del linguaggio di Trump, né gli attacchi personali che egli conduce. Per conquistare questo voto, la Harris deve rassicurare circa la sua agenda. Deve apparire come la paladina dei diritti, ma non deve dare il senso che sia portatrice di un'agenda radicale. Tutti riferimenti alla famiglia, alla madre e così via, oltre ad avere un'ovvia portata emotiva, servono anche a parlare a quell'America che può temere la dissoluzione dei valori tradizionali da parte dei gruppi più progressisti del Partito Democratico. 

Attentamente calibrata è stata la parte su Gaza e Israele. La Harris ha ribadito senza mezzi termini il sostegno totale allo Stato di Israele e il suo diritto a reagire agli attacchi che mirano a contestarne l'esistenza. Nello stesso tempo però, la Harris ha parlato della situazione di Gaza dicendo che le sofferenze umane dei palestinesi debbono cessare e che ad essi va riconosciuto il diritto a un futuro. Ci sembra però che non abbia parlato di un futuro in cui vi sia uno Stato palestinese.

Il messaggio della Harris è stato indirizzato a rassicurare gli elettori che lei rappresenta in pieno i valori americani, che vuole e può essere il Presidente di tutti in contrasto con un Trump dipinto come colui che ha abbandonato quei valori che hanno reso grandi gli Stati Uniti d’America.

Ma questo è stato il messaggio chiave di molti degli oratori sul palco nei quattro giorni della Convention: i Democratici rappresentano la nazione che guarda al futuro, Trump guarda al passato. Con una brillante battuta, Bill Clinton ha detto di essere in politica da oltre 30 anni e di essere e di sentirsi piuttosto vecchio, anche se, ha aggiunto maliziosamente, sono di qualche mese più giovane di Trump... In realtà il problema dell'età di Trump emergerà chiaramente nel corso di questa campagna elettorale: lo mostra già il fatto che la frequenza dei suoi comizi è assai inferiore a quella della Harris ed anche il fatto che spesso appare in televisione stanco e poco concentrato. Potrebbe ingigantirsi nelle prossime settimane la domanda se egli sia in grado di gestire la fatica che comporta l'impegno presidenziale. 

Insomma, si direbbe che la Convention democratica con i discorsi di Walz, che è un oratore molto efficace, e della Harris e con i discorsi di Michelle (soprattutto) e di Barack Obama, ha scelto una linea della campagna presidenziale: il messaggio è che i Democratici hanno una visione positiva del futuro e si rivolgono agli americani che vogliano superare le divisioni e guardare al domani, e quindi vogliano dare fiducia  ad un partito che è su questa linea di pensiero e non ad un personaggio come Trump che punta solo a fomentare l’odio ed il sospetto.

Our nation with this election has a precious, fleeting opportunity to move past the bitterness, cynicism and divisive battles of the past, a chance to chart a new way forward”: così Kamala Harris ha indicato all'America la sua “nuova strada”.  

Sicuramente la sensazione a fine Convention è molto positiva per le possibilità dei Democratici, mentre Trump sembra al momento nell’angolo ed in grande difficolta nel trovare una risposta adeguata. Ma, come sottolineano molti dei commentatori, anche quelli che sono vicini ai Democratici, mancano ancora 75 giorni alle elezioni e nulla può essere dato per scontato.

La nostra impressione è però, che oggi la Harris sia nettamente favorita non solo nel voto complessivo, ma, quello che più conta, nel voto della maggioranza dei cosiddetti swing States da cui dipende l'esito finale. Ne sono coscienti, non sono divisi e cercheranno attentamente di non commettere errori. Non regaleranno a Trump delle buone carte da giocare. Dovrà essere lui, se ne ha la capacità e se ha ancora l'energia che mostrò nel 2016, a rovesciare una corsa che sembrava semplice e che ora appare tutta in salita.

Vedremo e naturalmente seguiremo attentamente nelle prossime settimane la campagna elettorale americana.

Andrea La Malfa

24 agosto 2024


 

Riportiamo di seguito i link ai discorsi della Harris e di Walz.


Clicca qui: Kamala Harris


Clicca qui: Tim Walz

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1 Comment


e.martelloni
Aug 24

È una battaglia elettorale molto interessante, non solo ai fini interni USA, non solo per la posizione scelta su Israele e i palestinesi. Avrà una grande importanza per l'Europa in chiave ucraina, vera guerra per la civiltà contro l'invasore. La vittoria di Trump giustificherebbe i crimini e l'occupazione di Mosca con gravi conseguenze per il vecchio continente.

Le conseguenze sarebbero tragiche non solo per l'aumento dell'antisionismo e anti semitismo, ma per tutto il sistema democratico politico economico, e per quanto riguarda la Cultura e l'educazione che subirebbero le menzogne che da sempre la Rossiya ha raccontato con un certo successo anche in Italia. La vittoria dei democratici negli USA, darà una nuova opportunità all'Europa di ravvedersi dai tanti errori compiuti…

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