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La semestrale della premier Meloni

Una lettera di Maurizio Troiani a Giorgio La Malfa, con risposta in calce


Caro Giorgio,

il Governo presieduto da Giorgia Meloni è entrato in carica il 22 ottobre 2022. Sono quindi trascorsi più dei mitici cento giorni nei quali una nuova compagine governativa che abbia l’ambizione di marcare una svolta nella vita del Paese mette sul tavolo le sue carte. A me pare evidente che queste carte, se esistono, non sono state mostrate, che il governo ha affrontato i problemi man mano che si manifestavano e che nel complesso ha fallito la prova. Questo vale per la maggior parte dei ministri di cui non si è mai sentito parlare e di cui si ignora che cosa facciano; ma soprattutto per i tre di cui i giornali hanno potuto e dovuto parlare. C’è da chiedersi, dunque, quale possa essere la pagella semestrale della Presidente del Consiglio.


Un triste e non invidiabile primato in questa classifica spetta senza dubbio al Ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, già Capo di Gabinetto di Matteo Salvini quando era a capo del Viminale e da quest’ultimo fortissimamente voluto all’attuale delicata responsabilità.


Il Ministro Piantedosi dopo aver visto modificato in sede di approvazione il suo decreto sui “rave”, dopo aver costretto le ONG ad attraccare in porti il più lontano possibile dalle zone SAR (search and rescue) e preferibilmente in comuni governati dal centrosinistra, dopo aver rilasciato inquietanti dichiarazioni a margine della tragedia di Cutro, si vede di fatto stigmatizzato da autorevoli rappresentanti del Governo come il Ministro Lollobrigida e delle Istituzioni come il Presidente della Commissione Affari Costituzionali, Balboni.


Così il “questurino” diventato Ministro – come giustamente si onora di classificarsi Matteo Piantedosi - nel giro di ventiquattro ore passa dal recitare il ruolo dell’ inflessibile Ispettore Javert de I miserabili di Victor Hugo quando accusa gli immigrati naufragati a Cutro di poco senso di responsabilità, agli improbabili panni del Gino Strada di Emergency quando traduce le sue parole con “la prossima volta veniamo noi a prendervi”.


Non da meno Giuseppe Valditara, docente universitario, che dopo aver navigato in quasi tutte le formazioni del centrodestra (dapprima in AN, poi nel PDL, quindi in FLI di Gianfranco Fini per giungere infine nella Lega per Salvini Premier) approda al Ministero di Viale Trastevere come Ministro della Pubblica Istruzione e del Merito, rimproverando ad una Preside fiorentina una lettera ai suoi studenti in cui ricorda che il “fascismo in Italia è nato ai bordi di un marciapiede grazie all’indifferenza verso la violenza squadristica”.


Un Ministro che non critica la violenza squadristica di certi giovani di destra ma stigmatizza una Preside che rammenta i valori della Costituzione adombrando anche eventuali misure da prendere, salvo fare marcia indietro in poche ore negando quando affermato in diretta televisiva.


Da ultimo Carlo Nordio, già candidato di Fratelli d’Italia alla Presidenza della Repubblica lo scorso anno, fare una vera e propria gimkana lessicale tra i termini delicato, sensibile, proibito e doverosamente riservato per evitare di togliere la delega al DAP al suo Sottosegretario Delmastro accusato di aver confidato al proprio coinquilino Giovanni Donzelli notizie per una indimenticabile, strumentale performance parlamentare contro l’opposizione.


E infine la Presidente del Consiglio. Risulta invero non proponibile ed oltremodo impietoso confrontare lo standing dell’attuale Presidente del Consiglio con quello del suo predecessore Mario Draghi, tanti e tali sono le differenze in campo professionale e culturale che anche e soprattutto in campo internazionale incidono sulla qualità delle relazioni che inevitabilmente coinvolgono il Paese che si rappresenta.


Così non può impressionare l’esclusione di Giorgia Meloni dalla cena nello scorso febbraio di Macron e Scholz con Zelensky prima del consiglio europeo, né è il caso, per carità di Patria, riproporre, come hanno fatto alcuni media, la foto di Draghi con Macron e lo stesso Scholz in treno alla volta di Kiev.


Se per anni si è letteralmente urlato a favore del sovranismo e contro la UE, sollecitando e supportando le istanze dei Paesi di Visegrad o dei movimenti di estrema destra come Vox in Spagna, tutto ciò non può non condizionare i rapporti sullo scenario internazionale, dove - al contrario del nostro Paese – il passato conta e la memoria è dura a morire.


Sul piano interno alcuni provvedimenti e posizioni mettono in grande risalto l’incoerenza fra quanto sostenuto con grande energia (per usare un eufemismo) sino alla vigilia delle elezioni del settembre scorso sulle accise dei carburanti, sul superbonus e persino sull’immigrazione, mentre all’orizzonte si va sempre più concretizzando una conversione a 180° sul problema dei balneari, pena il venir meno di alcuni finanziamenti del Next Generation EU in materia di riforme sulla concorrenza.


Il web ripropone impietosamente certi video che vedono una Giorgia Meloni scandalizzata sull’incidenza delle accise sul prezzo dei carburanti mentre oggi addirittura accusa i benzinai di speculare sugli automobilisti quando decide di non rinnovare il taglio delle accise. Altri video vengono riproposti sul superbonus così tanto decantato alla vigilia delle elezioni ed adesso addirittura imputato di essere la causa del pessimo rapporto debito/PIL.

Sull’immigrazione, dopo aver invocato per anni il blocco navale e paventata la sostituzione etnica, adottati provvedimenti contro le ONG, quanto accaduto sulla spiaggia di Steccato di Cutro in Calabria con la successiva ondata di emozione e l’incontinenza verbale del Ministro Piantedosi, esponenti di Governo molto vicini al Presidente Meloni azzardano la necessità di adottare corridoi umanitari per centinaia di migliaia di immigrati ogni anno per far fronte all’offerta di lavoro inevasa e ringiovanire la popolazione.


Certo, molti osservatori alla vigilia della formazione del Governo Meloni sottolineavano la non adeguatezza della classe dirigente politica uscita vincitrice dalla contesa elettorale ma nessuno, nemmeno il più ostile, poteva immaginare che il Governo e certi suoi ministri potessero in così poco tempo incorrere in tante gaffes, provvedimenti inopportuni, posizioni censurabili o contraddire certi “mantra politici” della destra italiana. A me sembra che il quadro sia delineato a sufficienza.


Maurizio Troiani


 

Caro Maurizio,

a me sembra che i fatti che tu hai elencato parlino da soli, ma il vero test per il Governo nel suo complesso sarà la situazione economica del Paese e la realizzazione del PNRR, due grandi questioni che emergeranno con forza fin dalle prossime settimane.


Giorgio La Malfa

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