Tema principale dei prossimi mesi sarà la riduzione del debito addizionale delle pubbliche amministrazioni indotto dalle misure per contrastare il Covd-19. Secondo le stime più recenti del Fondo monetario internazionale (Fmi) e dell’Ocse, nel solo 2020, i Governi hanno convogliato circa il 12% del Pil mondiale alla lotta contro il virus portando il debito delle pubbliche amministrazioni mondiali ad oltre 100% del Pil. Nel suo rapporto autunnale apparso la settimana scorsa, l’Ocse ha presentato un quadro moderatamente ottimista della crescita globale nei prossimi due anni, ma il documento è stato probabilmente redatto prima che si avesse piena contezza della gravità della «seconda ondata» della pandemia e delle risorse necessarie per combatterla e per portare sollievo alla categorie più colpite. Meno ottimisti i rapporti sulla stabilità finanziaria del Fmi e della Banca centrale europea (Bce) discussi in due interessanti seminari organizzati dal Paolo Baffi Centre on International Markets, Money and Regulation: i due documenti stimano anche la crescita dell’indebitamento delle imprese non finanziarie e delle famiglie e ne traggono un quadro sconfortante.
Il tema è il punto centrale all’ordine del giorno del G20 nell’ormai imminente 2021 quando il Gruppo sarà presieduto dell’Italia. Con l’onere della Presidenza, che non potrà non inorgoglire chiunque sarà l’inquilino di Palazzo Chigi, si associa l’onere di formulare proposte. Compito difficile per un Paese il debito della cui pubblica amministrazione avrà raggiunto il 170% del Pil (il secondo più alto nell’Unione europea-Ue) ed il cui disavanzo addizionale è stato diretto a «ristori» piuttosto che ad investimenti per la crescita.
La formulazione delle proposte relative al debito addizionale dei Paesi a basso reddito è un compito relativamente facile: continuare sulla via delle ristrutturazioni nell’ambito del «club di Parigi», organizzato da Fmi e Banca mondiale. Il nodo serio è che la Cina non fa parte di detto «club» e che una proporzione importante del debito estero dei Paesi a basso reddito è proprio con la Repubblica Popolare Cinese e le sue imprese di Stato. L’Italia otterrebbe un successo politico importante se, data la speciale relazione intessuta con Pechino sulla «via della seta», riuscisse a fare entrare la Città Proibita tra i soci del «club».
Più complesso il nodo del debito dei Paesi Ocse e Ue perché l’Italia con il suo alto debito ha poche lezioni di impartire. Kurt Bayer, un economista austriaco che dopo una carriera accademica è stato direttore generale del Tesoro del suo Paese, che ha successivamente rappresentato come direttore esecutivo alla Banca mondiale ed alla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, ha, in recente saggio, costruito una tavola sinottica sulle differenti strade per ridurre il debito delle pubbliche amministrazioni nell’Ocse e nell’Ue. Le strade sono le seguenti:
1. Elevata crescita che produrrebbe un elevato gettito fiscale per rimborsare il debito.
2. Un'inflazione significativamente più alta dell’attuale che ridurrebbe il valore reale del debito.
3. Austerità riducendo la spesa pubblica. Ciò contrarrebbe la domanda totale, quindi la crescita.
4. Aumenti delle imposte. Se vengono aumentate le imposte sul valore aggiunto e/o sul reddito, colpendo in tal modo gruppi di reddito particolarmente bassi, il loro contributo alla domanda viene ridotto e, quindi, la crescita. Se sono quelle sui gruppi a reddito più elevato, ma soprattutto sulla ricchezza o sulla successione, sotto forma di imposte permanenti o sotto forma di una patrimoniale straordinaria, gli effetti negativi sulla domanda totale sarebbero trascurabile.
5 La "monetizzazione" del debito, cioè l'acquisto di titoli di Stato da parte delle banche centrali nazionali che non dovrebbero essere ripagati, poiché le banche centrali fanno parte del settore pubblico, quindi il debito sarebbe semplicemente trasferito tra diverse parti del settore pubblico. Ciò, però, mina la fiducia degli attori dei mercati finanziari nella stabilità della valuta e della banca centrale. Tuttavia, grandi aree economiche, come la zona euro o gli Stati Uniti, non avrebbero bisogno di investitori stranieri per assorbire il loro debito. Il Giappone con rapporti debito/Pil estremamente elevati è un esempio, ma forse l’unico.
Le cinque strade possono essere combinate in vari modi. Bayer che è di sentimenti socialdemocratici suggerisce un percorso che coniughi ridistribuzione, tramite aumenti delle imposte, con crescita moderata. Ciò anche perché l’Austria, pur avendo subito una forte contrazione del Pil in seguito alla crisi finanziaria del 2008-2010, ha avuto una crescita media superiore al 2% dal 2000 al 2019 (nonostante abbia una demografia analoga a quella dell’Italia). Per l’Italia, in stagnazione da oltre vent’anni prima del crollo dovuto alla pandemia, l’unica strada è quella di puntare sulla crescita, anche utilizzando bene a questo fine, le risorse europee. È’ questa anche la strada da indicare al G20. Ma si potrà farlo unicamente se si è credibili. E la Recovery Facility del Next Generation UE è un banco di prova su cui sono puntati gli occhi del resto del mondo.
Bagehot
Comments