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Le consultazioni del presidente Fico e il nodo del Recovery Plan

I quattro partiti consultati ieri dal Presidente della Camera Roberto Fico hanno tutti dichiarato che è necessario un accordo pieno e vincolante che definisca con precisione le cose che il governo dovrà fare. Lo ha hanno dichiarato i 5 Stelle, lo ha ribadito il segretario del PD Zingaretti, lo ha confermato Renzi, aggiungendo anzi che deve trattarsi di un accordo scritto. Si è parlato di un accordo che dovrebbe giungere fino alla fine della legislatura. Naturalmente è inutile illudersi che un accordo scritto o orale metterà al riparo il governo dai contrasti, ma certo potrebbe trattarsi di un modo per rimettere insieme una coalizione dopo una frattura così aspra.

Su alcune questioni probabilmente un accordo come quello ipotizzato può essere raggiunto con una certa facilità: la campagna vaccinale, la continuazione dei ristori alle categorie colpite dalla pandemia. Altre questioni possono essere più complesse, come le scelte in materia di blocco dei licenziamenti su cui potrebbero manifestarsi posizioni diverse fra i partiti contraenti. E tuttavia, ci sembra che non siano emersi ostacoli insuperabili. Vi sono questioni come il MES su cui sia il PD che Italia Viva avevano espresso un’opinione opposta a quella dei 5 Stelle, ma potrebbe esservi una sostanziale intesa a non fare di questa questione un punto dirimente, specialmente alla luce di una maggiore destinazione di risorse alla sanità, indicata nella bozza del Recovery Fund dell’11 gennaio.

Accanto a queste questioni, che investono strettamente e direttamente il governo, vi sono altre questioni che potremmo definire istituzionali, a cominciare dalla definizione della legge elettorale “di impianto proporzionale” di cui ha parlato Zingaretti e dalla revisione del Titolo 5 su cui può emergere un’intesa di principio, ma con molti dettagli che dovranno essere definiti in seguito.

C’è però una questione che costituisce un caso a parte, su cui l’individuazione di una pozione comune e vincolante può essere più difficile, ma nello stesso tempo indispensabile. Si tratta del Recovery Fund e in particolare del capitolo da cui è nata a dicembre la crisi: la governance del piano italiano, cioè l’attribuzione della responsabilità di scegliere i progetti ai quali destinare i fondi del Next Generation EU e di procedere alla loro esecuzione.

Si tratta di una questione che il governo Conte ha deciso di posporre, con una scelta che si è dimostrata sbagliata. Infatti, quando poi il problema si è posto, la coalizione si è frantumata.

Che si tratti di una questione complessa è confermato dal fatto che mentre, attraverso il lavoro compiuto dal ministro dell’Economia fra dicembre e gennaio, il governo ha trovato un accordo su una distribuzione dei fondi diversa da quella inizialmente ipotizzata, sulla governance ha esplicitamente rinviato a una definizione successiva.

Può il Presidente della Camera individuare una soluzione in poche ore su un tema su cui il governo ha confusamente dibattuto da mesi? Noi pensiamo che un modo vi sarebbe. La soluzione sarebbe quella di affidare la traduzione degli indirizzi politici generali in progetti e la loro esecuzione a una autorità terza rispetto alle forze di governo. In tal modo il governo manterrebbe il diritto-dovere di indicare gli obiettivi, cioè l’assegnazione delle risorse ai grandi capitoli di destinazione e nello stesso tempo sottrarre alla lotta fra i partiti della maggioranza la scelta dei progetti in cui gli obiettivi si configurano. Questa sarebbe una soluzione alta della crisi. Darebbe infatti al nuovo esecutivo quella caratterizzazione positiva che gli consentirebbe di superare di slancio i dubbi che si possa trattare di una soluzione debole. Il Presidente della Camera può contribuire in maniera essenziale ad avanzare su questa linea. Difficilmente le forze di maggioranza potrebbero opporsi a una soluzione di questo genere senza rivelare un intento spartitorio nella assegnazione dei fondi. Se si riuscisse a fare un passo in avanti su questo punto, il cammino del nuovo governo sarebbe assai più semplice. E soprattutto esso partirebbe con il piede giusto.

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