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Ventotene non c'entra

  • Il Commento Politico
  • 20 mar
  • Tempo di lettura: 3 min

Ho sostenuto molte volte in questi mesi che le elezioni europee e poi le elezioni americane hanno segnato un punto di svolta per l'on. Meloni. Ora lo si vede chiaramente. È finita la luna di miele con l'elettorato, la fase nella quale era complessivamente facile muoversi fra la politica estera e la politica interna manifestando continuità e ambizione di novità. Ora tutto diventa difficile sia per quello che riguarda i  problemi interni del Paese, sia per quanto riguarda  la posizione internazionale dell’Italia. Fra i problemi interni, il maggiore è la situazione economica: il reddito nazionale è stagnante; il clima delle aspettative degli operatori economici è negativo, la prospettiva dei dazi americani molto preoccupante. È palese l’assenza di qualunque strategia da parte del governo. La linea enunciata dal ministro dell’Economia di mantenere i conti in ordine è in sé lodevole, ma non rappresenta una politica economica. I conti in ordine non creano sviluppo. Bisognerebbe procedere a una revisione della spesa pubblica, tagliando le spese improduttive e facendo spazio alla spesa per investimenti per dare una spinta alla ripresa economica. Di questo non c'è traccia nei programmi del governo, né in seno alla Presidenza del Consiglio, né in seno al ministero dell’Economia.

Ma gli sviluppi più drammatici per il governo vengono dal quadro internazionale che mette in crisi l'equilibrismo fra europeismo e atlantismo che l'on. Meloni aveva cercato di cavalcare fino alle elezioni americane. Ora Trump chiede di schierarsi e nello stesso tempo l'Europa non può che reagire cercando posizioni comuni che non possono non essere più o meno apertamente conflittuali con Trump. Questo fa sì che la presidente del Consiglio non abbia più un ubi consistam: cerca soltanto un compromesso verbale fra posizioni in inevitabile contrasto fra loro. Se partecipa agli sforzi europei, rischia di compromettere il suo rapporto con Trump. Se conferma questo rapporto rischia di compromettere la posizione dell'Italia in Europa. Se la situazione non fosse già difficilissima di per sé, ci penserebbero Salvini e la Lega a renderla tale, estremizzando da un lato il sostegno a Trump e dall'altro l'attacco all'Europa. È evidente che l’attuale maggioranza contiene una frattura insuperabile fra la posizione prevalentemente filoeuropea e tiepidamente filoamericana in quanto atlantica di Forza Italia e la posizione che è esclusivamente filoamericana e antieuropea della Lega. Non c'è una terza posizione rappresentata dalla linea della presidente del Consiglio per l’essenziale ragione che Trump e l'Europa sono in linea di collisione su tutto, dai dazi all'Ucraina, e dunque o si sta da una parte o dall'altra, anche se con tutte le cautele che si vogliano osservare. Insomma, l'on. Meloni non è nella condizione di  prendere una posizione. Alla lunga, la sua è una situazione logorante destinata a pesare sul suo potenziale elettorale.

Si spiega così la penosa vicenda di ieri alla Camera a proposito del Manifesto di Ventotene. Solo la disperazione può suggerire a un presidente del Consiglio di ricorrere a un argomento estraneo al dibattito che possa ricompattare, nelle urla, la sua maggioranza. Era talmente evidente che il discorso su Ventotene non aveva nulla a che fare con ciò di cui si discuteva, che i volti di alcuni ministri che sedevano al banco del governo, visti in televisione, sono apparsi pieni di interrogativi. L'opposizione non poteva che reagire come ha reagito. Ma  è chiaro a tutti che si è trattato di un tentativo mal riuscito di spostare altrove l'attenzione.

In queste condizioni mi sembra che cresca nell’on. Meloni il desiderio di interrompere la legislatura e di  andare a votare prima che l'opinione pubblica si renda conto di quanto fondate siano le ragioni di questa nostra analisi sulla crisi del Paese e sull’inadeguatezza del governo. Ma come farlo, se fino ad ora la presidente del Consiglio ha sostenuto di guidare una maggioranza che è assolutamente coesa, compatta, in grado di risolvere i problemi italiani e di assicurare al Paese un ruolo di primo piano in Europa e perfino nel mondo? E come fare le elezioni in alleanza con Forza Italia e con la Lega, se per sciogliere le Camere si deve constatare che è venuta meno ogni possibile maggioranza? Dunque, le elezioni non sono possibili. Ma è anche impossibile continuare così. La rissa ricercata ieri alla Camera è la conferma più netta ed evidente di questa elementare osservazione.

 

Giorgio La Malfa


20 marzo 2025

1 Comment


e.martelloni
Mar 20

È una situazione difficile, non solo per Meloni. l'Italia non ha posizione ferma in Europa e al suo interno ancora più incerta. Elezioni o non elezioni, i vecchi problemi del Paese sono sempre lì. Forze politiche che possono cambiare in meglio l'Italia non c'è ne sono. Almeno per ora.

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