Fareed Zakaria è un noto giornalista (Newsweek, Wall Street Journal, The New Yorker) e saggista, nato a Bombay e naturalizzato americano. Alcuni suoi libri tradotti in italiano (Democrazia senza libertà, Dalla ricchezza alla forza, L’era post americana) hanno avuto notevole successo anche nel nostro Paese. Il suo ultimo lavoro (Ten lessons for a post-pandemic world) è tra i best sellers di questi ultimi mesi negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Nonostante il titolo, non tratta del mondo dopo una pandemia ancora in atto in tutto il globo (come ci ricordano ogni sera i dati comparati di ww.worldometers.info) ma è un saggio di storia economica che parte dalla peste ad Atene (che segnò la fine dell’egemonia politica e culturale della città-Stato dell’antica Grecia) alla «morte nera» nel tardo-Medioevo europeo che è durata circa un secolo ed ha comportato 75 milioni di decessi, alla influenza spagnola che in un paio di anni ha causato secondo alcuni 50 milioni e secondo altri 100 milioni di vittime. Per sua stessa ammissione, dopo aver acquisito «una triste competenza in questo campo», Zakaria trae alcune conclusioni prettamente di natura politica.
La prima è che «gli Stati diventano più forti in situazioni di caos e crisi». La Cina, ad esempio, dopo avere soppresso informazioni essenziali che hanno provocato la diffusione del virus in tutto il mondo, ha strumentalizzato la pandemia per rafforzare metodi polizieschi e per divulgare la narrativa secondo cui l’autoritarismo è più efficace e più efficiente della democrazia. In vario grado, conclusioni analoghe si devono trarre dall’Iran di Khamenei, dalla Turchia di Erdogan e dal Brasile di Bolsonaro.
La democrazie, anche se hanno introdotto misure restrittive delle libertà individuali, non sono scivolate nell’autoritarismo. Zakaria non individua, però, una tendenza univoca e traccia una tassonomia. Da Paesi come la Corea del Sud e Taiwan che hanno frenato rapidamente il virus senza misure totalitarie. A Paesi come la Germania, la Danimarca e l’Austria che sino ad ora sembrano avere ottenuto i risultati migliori a costi sociali contenuti. A Paesi come il Belgio, l’Italia, il Regno Unito, gli Stati Uniti e la Svezia che hanno avuto esiti modesti a costi sociali elevati.
Seguendo, in modo semplificato, la metodologia elaborata dal Premio Nobel Douglas C. North ed applicata alle Regioni italiane da Robert Putman una trentina di anni fa, Zakaria cerca di individuare la determinante principale. La trova nella «quality of Government», che definisce come «uno Stato competente, ben funzionante, che gode della fiducia dei cittadini, che invia loro segnali chiari e che sa tener la barra dritta».
In Italia, la «quality of Government» è stata modesta nella prima fase della pandemia a ragione di incertezze, confusione e rimballo di responsabilità tra vari livelli di autorità politiche ed amministrative. È, poi, scaduta in lassismo, improvvisazione e confusione all’inizio dell’estate. Il «New York International» ha dedicato vari servizi di prima pagina soprattutto alle vicende di Bergamo e Brescia durante la pandemia: hanno probabilmente influito sul giudizio di merito di Zakaria.
Sono imminenti due test importanti per vedere se tale giudizio deve essere rivisto: la Resilience and Recovery Facility del programma europeo Next Generation EU e la campagna di vaccinazione che dovrebbe iniziare tra circa un mese e mezzo.
Per quanto attiene alla Resilience and Recovery Facility non sembra che si sia partiti con il piede giusto in termini of «quality of Government» ma, dato che saranno necessari almeno cinque mesi per le ratifiche parlamentari dei 27 Stati dell’Unione europea (Ue), con un’azione spedita, chiara e coesa c’è modo di recuperare.
La campagna di vaccinazione italiana si intreccia con una più vasta nell’ambito dell’Ue. Non si tratta solo di fare arrivare il vaccino all’aeroporto di Pratica di Mare, lì stoccarlo e farlo poi arrivare a vari punti di destinazione. Così come la riapertura delle scuole non dipendeva solo o principalmente dall’acquisto di svariati milioni di banchi-sedie monoposto a rotelle. La vaccinazione è la più complessa operazione di logistica e di «public health» degli ultimi sessanta anni. Darà una dimostrazione trasparente ed eloquente di «the quality of Government».
Dirà anche se come Porzia, travestita da avvocato nel «Mercante di Venezia» di William Shakespeare, il «Government» si dovrà affidare alla «quality of mercy», ovvero alla clemenza.
Bagehot
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