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Vaccinarsi è indispensabile, lo si dica forte e chiaro

Chi si sottoporrà al vaccino, dice il Prof. Galli, avrà dei privilegi, in termine di libertà dalle restrizioni, rispetto a chi rifiuterà il vaccino. Ha indubbiamente ragione, perché non ha alcun senso che, chi avrà sviluppato la resistenza al contagio, continui ad essere soggetto a limitazioni della libertà di movimento. Questo virus sta dimostrando una formidabile capacità infettante e ogni sua mutazione non fa altro che incrementarla, non diminuendo in maniera significativa, purtroppo, la sua letalità. È successo in marzo, quando si verificò la prima mutazione registrata ed è successo di nuovo con la cosiddetta variante inglese. Un virus, quindi, deciso a sopravvivere il più a lungo possibile e che si comporta secondo un principio teleonomico estremamente efficace, risparmiando dalle conseguenze più gravi soprattutto quelle fasce d’età più portate all’aggregazione e allo scarso rispetto delle regole, ovvero i più giovani, vettori ideali per la sua propagazione.

Non ci si illuda, quindi, di potersene liberare in tempi brevi, almeno fino a quando non sarà raggiunta quella immunità di gregge indispensabile per decretarne la fine.

Va da sé che, quante più saranno le resistenze alla vaccinazione, tanto più lunga sarà la durata della pandemia. Questo punto deve essere chiaro, anche per non generare aspettative illusorie, ai cittadini e al governo che, ora che il vaccino è finalmente arrivato, è chiamato ad un eccezionale sforzo di convincimento e ad uno sforzo organizzativo che non può presentare sbavature o ritardi, che finirebbero per inficiare la credibilità di tutta la campagna, oltre che del governo stesso. Ecco perché già in passato mi ero espresso per una obbligatorietà che riguardasse per lo meno alcune fasce di popolazione. In primo luogo il personale sanitario, esso stesso causa di contagio in molti casi, soprattutto durante la prima fase, per la grande confusione generata dagli affollamenti dei pronto soccorsi e dell’approssimativa definizione dei percorsi sporco/pulito, in secondo luogo per gli over 65 anni, più soggetti a complicanze gravi perché più facilmente portatori di altre patologie, quindi il personale scolastico e i giovani in età scolare, vettori a rischio elevatissimo per quanto, il più delle volte, poco o nulla sintomatici. La vaccinazione degli studenti e dei docenti rappresenta una condizione fondamentale per un ritorno alla normalità dei percorsi di apprendimento e, cosa non trascurabile, per consentire anche ai ragazzi immunodepressi di godere degli stessi diritti degli altri.

In ogni caso, non credo di avventurarmi in una previsione priva di senso nell’immaginare che il possesso di un certificato vaccinale possa, in un prossimo futuro, rappresentare anche una discriminante per l’accesso al mondo del lavoro.


Cesare Greco

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