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Verso il collasso del sistema sanitario

Il frutto davvero avvelenato della non gestione del problema Covid saranno le morti e le mancanze di cure adeguate per decine di patologie gravi, più gravi del Covid stesso, in primo luogo le patologie cardiovascolari e oncologiche. Nonostante il tempo trascorso dall’inizio della pandemia, il non avere fatto nulla per fronteggiare una seconda, largamente annunciata, ondata di infezioni riproporrà lo stesso film visto sette mesi fa, quando si assistette ad un triplicarsi di morti per infarto e si assistette alla penosa ricerca di esami diagnostici e cure per gli ammalati di tumore. Durante la prima fase a Roma si chiusero due cardiochirurgie per utilizzarne spazi a strumenti di ventilazione polmonare, spostando altrove i pazienti, come se gli ospedali dove si continuava ad operare avessero improvvisamente una capienza infinita, sale operatorie infinite e posti di terapia intensiva infiniti, anche per le grandi urgenze. Il risultato fu una drastica riduzione di accessi per altre urgenze ai pronto soccorsi, e poiché il numero di infarti, ictus, dissezioni aortiche, tanto per limitarsi ad alcune delle patologie maggiori, e che richiedono interventi immediati, non si riducono solo perché è in corso una pandemia, che fine hanno fatto questi pazienti? Quale prezzo si è pagato in termini di vite umane perse? All’epoca, si disse, il sistema era impreparato a far fronte alla dimensione del problema e si dovettero fare scelte dolorose sull’onda dell’emergenza, ma oggi? Probabilmente tutto si ripeterà esattamente come allora, compresa la demenziale gestione degli spazi e dei percorsi, però questa volta la colpa non sarà della mancanza di tempo, ma della mancanza di capacità di governare il sistema e di prepararsi al peggio, dell’insipienza, dell’incompetenza, della burocratica gestione di una situazione che imponeva decisioni immediate, finalizzate e rapidamente efficaci. Ma questo discorso vale anche per quei cittadini che continuano a pretendere di festeggiare al sabato sera perché tanto il Covid non c’è più e se c’è uccide solo deboli e vecchietti. Hanno considerato questi geni del chissenefrega, che tanto hanno contribuito alla nuova diffusione del virus, che se pure non dovessero mai infettarsi, o infettarsi senza sintomi o senza complicanze, anche per loro sarebbe dura, molto dura, riuscire a farsi curare per qualsiasi altra patologia dovesse, Dio non voglia, colpirli? Hanno capito che, contribuendo con il loro comportamento sconsiderato alla diffusione del virus, all’intasamento di reparti e terapie intensive, neanche per loro potrebbero esserci turni di ambulatorio, letti, sale operatorie o cure intensive disponibili?

Ecco, di questo non si parla o si parla poco. Ma è questo il vero frutto avvelenato uscito dal calderone in cui si è lasciato che il virus riprendesse indisturbato, non appena le condizioni lo hanno consentito, il proprio lavoro immediato, finalizzato e rapidamente efficace.


Cesare Greco

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