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Paolo Sarpi comincia oggi la sua collaborazione con Il Commento Politico con una periodica Lettera dalla Serenissima.

Oggi Venezia attraversa l’ennesimo momento difficile, mentre la classe dirigente italiana, che pure in passato ha mostrato sensibilità per i problemi di tutela di questo straordinario prodotto della nostra storia, sembra distratta e disattenta.

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Recentemente il Ministro delle Infrastrutture, durante un question time parlamentare su Venezia e sulle navi da crociera, ha fatto capire che vorrebbe davvero trovare una strada per realizzare l’obiettivo di allontanare le grandi navi dalla Laguna.

Enrico Giovannini sa benissimo che il rischio di un incidente è reale. Ci sono due precedenti in Laguna, nel Canale della Giudecca e nel Bacino di San Marco; e c’è l’incidente della nave portacontainers nel canale di Suez di pochi mesi fa.

Per la sempre maggiore variabilità atmosferica, non dovrebbero esserci ulteriori esitazioni all’introduzione di divieti definitivi all’ingresso delle grandi navi in Laguna.

Il decreto legge Passera-Clini del 2012 aveva innescato la ricerca di soluzioni fuori dalla Laguna e aveva consentito solo provvisoriamente alle grandi navi di continuare ad entrare. Erano così stati presentati due progetti, uno approvato dalla Commissione per la Valutazione ambientale e l’altro bocciato. Quello approvato era stato trasmesso al Ministero delle Infrastrutture nel marzo 2017 e da lì sarebbe dovuto andare al CIPE. Come mai quel progetto non è mai arrivato al CIPE?

Molti osservatori hanno l’impressione che l’amministrazione del Ministero delle Infrastrutture, anche a causa della fragilità dei governi e della inconsapevolezza di buona parte del Parlamento, abbia fatto molti errori, frutto di approssimazione e frettolosità.

Sono errori destinati a ripetersi se si volesse trovare una soluzione al problema, sempre all’interno della Laguna, modificando il percorso delle grandi navi dal Bacino della Giudecca a Marghera. Si parla, infatti, di un progetto da introdurre in un nuovo decreto legge che prevederebbe proprio a Marghera un terminal delle navi, utilizzando il cosiddetto canale dei petroli Malamocco-Marghera. Il problema è che il canale dei petroli è strettissimo e poco profondo, per cui qualsiasi inconveniente si verificasse renderebbe la complicatissima operazione di salvataggio fatta a Suez quasi una passeggiata.

Senza contare che, proprio su proposta dell’Italia, non è la Giudecca o un singolo canale ma Venezia e tutta la Laguna ad essere tutelata dall’Unesco, che quindi non potrebbe esimersi dal condannare il nostro Paese.

È difficile immaginare che il ministro Giovannini, la cui sensibilità ambientale è a tutti nota, e che non ha alcuna responsabilità per gli errori compiuti in passato, voglia proseguire su un percorso che in tutto il mondo è stato considerato uno scempio ai danni della Laguna di Venezia.

Sia lui, sia soprattutto il presidente del Consiglio, vanno giustamente fieri della ripresa di prestigio internazionale dell’Italia. Tre mesi fa l’annuncio di aver escluso per sempre le grandi navi dalla Laguna ha fatto il giro del mondo, ma anche l’arrivo della prima grande nave davanti a San Marco, il 5 giugno scorso, ha fatto il giro del mondo.

I giornali e le televisioni nazionali hanno dato poco rilievo a questa circostanza, ma all’estero la contraddizione fra i proclami e ciò che concretamente continua ad avvenire nella Laguna non è certo passata inosservata.


Paolo Sarpi

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