Circa 30 anni fa, nella primavera del 1992, il Partito Repubblicano Italiano scelse per una sua riunione politica un luogo inconsueto e abbastanza degradato. Avvicinandosi le elezioni politiche, decise di presentare il proprio programma di governo in uno studio di Cinecittà. Scegliemmo lo Studio 5 in cui Federico Fellini aveva realizzato i suoi film. Nessun partito politico fino ad allora si era “avventurato” fuori dai luoghi ufficiali della politica, ma l’idea era di parlare del sogno di un’Italia diversa. Il partito era allora all’opposizione dell’ultimo governo Andreotti con i socialisti e i socialdemocratici. Il PRI aveva comunicato che considerava definitivamente conclusa l’esperienza della collaborazione con la DC, resa indispensabile fino ad allora dalle condizioni internazionali che ormai erano finalmente mutate con la caduta del Muro di Berlino. Considerava che la crisi italiana fosse molto profonda e fosse necessario un deciso cambio di rotta. Bisognava che l'Italia guardasse lontano, come in un sogno di un futuro diverso e migliore.
La scenografia, che era stata studiata con Raffaele Maiello, un regista teatrale di grande sensibilità, era costituita da un fondale con un cielo celeste. Il leit-motiv era la musica dell’adagetto della Quinta Sinfonia di Mahler. Scorreva il filmato di una striscia disegnata da Crepax per quell’occasione, in cui Valentina parlava anche lei di speranze. Era inconsueto pure l'allestimento della sala. Non vi era un palco sopraelevato in cui sedessero i dirigenti del Partito come nell’iconografia consueta delle manifestazioni di partito. Sedevano tutti in platea, mentre sul proscenio c’era solo il moderatore della sessione e l’oratore che, di volta in volta, veniva chiamato. Qualcuno fra i maggiorenti del partito dell'epoca protestò contro questa novità che ad alcuni poteva anche apparire una diminutio.
Ma la trovata più originale fu un film che venne mostrato ai partecipanti. Mostrava Federico Fellini e Giorgio La Malfa, l'allora segretario del PRI, che camminavano conversando per i viali di Cinecittà, alla volta dello Studio 5. Giunti alla porta, Fellini diceva a La Malfa che lo accompagnava in un luogo a lui caro per avervi realizzato i suoi sogni e che idealmente gli consegnava lo Studio, augurandosi che l’Italia potesse avviarsi su una nuova strada. Il film terminava con l’ingresso di La Malfa nella sala della Convention, che così iniziava.
Ci ha fatto molto piacere ed è motivo di soddisfazione vedere ieri Ursula von der Leyen e Mario Draghi nello Studio 5 e leggere i commenti giornalistici che accennavano allo Studio in cui Fellini aveva realizzato i suoi sogni. È un'idea che viene da lontano. Peraltro, non è la prima volta che quell’idea o parti di essa sono state riutilizzate. Esattamente il cielo blu della Convention repubblicana di Cinecittà, che accennava a un futuro possibile e migliore, è stato lo sfondo utilizzato da Forza Italia per i suoi manifesti e i suoi fondali. Qualche anno dopo lo Studio 5 venne utilizzato dalla Margherita di Francesco Rutelli per un suo congresso politico. Ed anche l’idea del filmato venne ripresa nel 1996 per la conclusione della campagna elettorale dell’Ulivo a Milano. Il filmato mostrava D’Alema e Prodi scendere dal pullman con cui Prodi aveva girato l’Italia davanti alla sala della Fiera dove si svolgeva la manifestazione. D’Alema e Prodi entravano poi nella sala della manifestazione nello stesso modo in cui Fellini aveva accompagnato La Malfa. Il sottofondo musicale di Mahler è stato invece sostituito di volta in volta da musiche nazionalpopolari.
Tutto fa pensare che l'Italia è sulla buona strada. Le parole della presidente von der Leyen su un’Italia in piena ripresa sono state particolarmente calorose. Nessuno si illuda però: non basteranno sei mesi di una buona attività di governo per risolvere i nostri problemi. Davanti al governo Draghi, la strada - per usare un altro riferimento felliniano - è ancora molto lunga. Va almeno fino al 2023, ma forse meglio fino al 2026, quando il Next Generation EU dovrà essere concluso. Consideriamo l'uso dello Studio 5 come il ciak di avvio di un percorso da compiere. E pensiamo di avere contribuito per molti versi ad aprire questa strada.
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