Molti commentatori attribuiscono alcune recenti posizioni di esponenti del governo e della presidente del Consiglio alla campagna elettorale per le elezioni europee e all’esigenza di non lasciare troppo spazio ai suoi alleati-concorrenti e in particolare alla Lega. Così viene interpretato in particolare l’irrigidimento sull’Europa, il riferimento alla sovranità nazionale e addirittura il prolungato silenzio nella giornata di domenica sulle dichiarazioni di un esponente della Lega a proposito del Presidente della Repubblica.
Si tratterebbe secondo queste benevole interpretazioni di eccessi verbali che non alterano le due linee di fondo che hanno caratterizzato il governo Meloni sul piano della politica estera, la totale identificazione con le posizioni degli Stati Uniti sulle questioni internazionali, a cominciare dal convinto sostegno all’Ucraina, e il sostanziale allineamento con le posizioni della Francia e della Germania sulle politiche europee, che ha portato l’on. Meloni a stabilire una relazione molto stretta con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Si tratterebbe di concessioni verbali volte a contenere il protagonismo dell’on. Salvini, destinate ad essere riassorbite una volta che le elezioni abbiano confermato, se non ulteriormente spostato a favore dei Fratelli d’Italia, i rapporti di forza in seno alla coalizione.
Noi abbiamo molti dubbi circa questa interpretazione. Ci sembra che vi siano stati e siano in corso dei sostanziali cambiamenti di posizione del governo italiano che forse dovrebbero provocare una riflessione da parte delle componenti meno estremiste della maggioranza. Il cambiamento principale riguarda proprio quell’ambito nel quale l’on. Meloni sembrava avere raccolto il massimo dei consensi internazionali, cioè il rapporto con gli Stati Uniti e con la NATO. L’Italia è l’unico fra i grandi Paesi della NATO che vorrebbe mantenere fermo il vincolo ad una utilizzazione puramente difensiva e limitata al solo territorio ucraino delle armi che i Paesi dell’Alleanza Atlantica trasferiscono all’Ucraina. A noi ha colpito che questa posizione sia stata espressa sia dal ministro della Difesa sia dal ministro degli Esteri e che l’uno e l’altro abbiano scelto di fare riferimento a un'assai opinabile interpretazione di un articolo della Costituzione. Fare riferimento a un vincolo costituzionale significa fissare una posizione di difficile modificazione. Il dubbio è che si tratti di un primo riposizionamento in vista di un possibile esito delle elezioni americane. Potrebbe essere che dentro le forze di destra con le quali il partito di governo è collegato sia stato notato con sfavore un allineamento troppo stretto con Joe Biden e che usando il paravento della Costituzione sia cominciata un’operazione di ricollocamento internazionale.
Lo stesso sta avvenendo sulle questioni europee. L’avvenimento più significativo è il dialogo che si è aperto fra l’on. Meloni e Marine Le Pen. Un raggruppamento europeo che possa contare sui parlamentari eletti dal Front National potrebbe aspirare a superare la consistenza del gruppo liberale e quindi costituire un problema reale per la formazione di una maggioranza in seno al Parlamento Europeo, ma è chiaro che la presenza della signora Le Pen renderebbe del tutto impossibile un dialogo con il governo francese e, per conseguenza, anche con il governo tedesco. È o non è una novità politica di fondo l’apertura del dialogo con Le Pen? E proprio questo dialogo può spiegare il rinnovato accento posto sul tema del sovranismo che è stato il motivo dominante del discorso della presidente del Consiglio nel comizio di Piazza del Popolo. Alla luce di questi sviluppi acquistano anche maggiore significato decisioni che sembravano incomprensibili qualche mese fa, come il rifiuto di ratificare il trattato del MES.
Che tutto questo sia utile all’Italia ne dubitiamo. In ogni caso, riflette lo sbandamento del partito di maggioranza relativa ma ora alle prese con la difficoltà di dare risposte concrete ai problemi del Paese. Non riuscendoci, la scelta attualmente in corso sembra essere quella di un più marcato profilo ideologico, una sterzata che ovviamente lo colloca non fra le forze della destra moderata, ma fra le forze estremiste.
P.S.
Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato due provvedimenti confusi e di fatto privi di adeguata copertura per poter dire di essersi occupato del problema della sanità. L’interpretazione che possiamo dare è che evidentemente il governo ha ricevuto dei segnali che l’opinione pubblica e il suo stesso elettorato denunciano la mancanza di interventi efficaci per risolvere il grave problema della sanità pubblica, a fronte delle altisonanti dichiarazioni della stessa premier sugli ingenti investimenti e sui soddisfacenti risultati che ne sarebbero derivati. Ci sembra evidente che il governo cerca di correre ai ripari e rivela con questo goffo intervento una significativa preoccupazione per l’andamento della campagna elettorale ormai agli sgoccioli.
5 giugno 2024
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