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I veri freni di emergenza

Il Presidente del Consiglio, prima di riferire oggi al Parlamento sugli esiti del summit europeo, si è giustamente recato ieri ad informare il Presidente della Repubblica.

Il Capo dello Stato – riferiscono i giornali – ha manifestato “apprezzamento” e “soddisfazione” ma ha anche sottolineato che “occorre accelerare sul piano delle riforme”, chiedendo “rapidità, efficacia e concretezza”.

Il giudizio del Presidente Mattarella trova riscontro su tutti i giornali, anche quelli più vicini ai partiti di opposizione. Il Tempo di Roma scrive addirittura che Conte, pur non avendo vinto la guerra, ha certamente vinto un’importante battaglia e che il centrodestra si ritrova oggi in ordine sparso.

Tutti gli osservatori concordano infatti nel sottolineare come sia Berlusconi che Giorgia Meloni si siano smarcati dalle posizioni di Salvini, rimasto da solo a sostenere una linea antieuropea sempre meno in sintonia con gli umori profondi del Paese.

Il Presidente del Consiglio può ora registrare il successo riportato a Bruxelles, ma ha il problema di come dare seguito allo sprone del Presidente della Repubblica. Del resto tutti i commentatori sottolineano che adesso, ottenuti i fondi europei, bisogna definire un serio programma di investimenti strategici in grado di rilanciare l’economia e di evitare quei “freni di emergenza” che l’Ue ha previsto in caso di palesi scostamenti tra i progetti presentati e le più Generali linee di intervento definite in sede comunitaria.

Si tratta di un tema molto delicato, che investe questioni di carattere sia politico che programmatico.

Da tempo abbiamo espresso un convincimento profondo, e cioè che il solo modo di impostare e realizzare un piano all’altezza di ciò che l’Europa si aspetta da noi, e di ciò di cui l’Italia ha bisogno, sia quello di creare un unico centro motore per l’implementazione italiana del New Generation Fund. Siamo felici che il Corriere della Sera, per la penna di Stefano Passigli, condivida oggi questa idea che Il Commento Politico ha avanzato due mesi fa in preparazione del vertice europeo, dove forse avremmo avuto meno difficoltà se ci fossimo presentati con questa impostazione. È necessario istituire un Alto commissario incaricato di redigere le priorità di intervento, di definire criteri e procedure oggettivi per ammettere al finanziamento i progetti che saranno presentati e mantenere un continuo e proficuo rapporto con le istituzioni europee. Il Commissario, naturalmente, dovrà sottoporre la sua attività all’approvazione del Presidente del Consiglio ed il governo, a sua volta, dovrà ottenere il consenso del Parlamento.

È singolare che gran parte del dibattito politico si soffermi sui potenziali freni di emergenza attivabili in sede europea. Il vero rischio è, invece, che le mani tentate di voler tirare i freni di emergenza stiano più all’interno che all’esterno dei confini nazionali. Freneranno coloro che proporranno di destinare le risorse europee al taglio delle imposte. Freneranno coloro che riterranno necessario non abbandonare il metodo delle “dieci, cento, stazioni appaltanti”. Freneranno tutte le componenti della società che, ad una visione di insieme, considereranno preferibile la tradizionale corsa ad ottenere prebende. Freneranno coloro che riproporranno la sirena di governi di unità nazionale come antidoto allo sfarinamento dell’opposizione e all’incapacità della maggioranza parlamentare di trasformarsi in maggioranza politica.

La nostra proposta di un Alto commissario nasce proprio dalla consapevolezza che una navigazione ardua attende il governo. Per evitare gli scogli, occorre da un lato introdurre nuovi strumenti e procedure e dall’altro attingere a tutte le migliori risorse del Paese. L’Italia può contare su personalità il cui prestigio e autorevolezza interna ed internazionale sarebbero una garanzia per il successo di un’impresa tanto delicata quanto indispensabile.

Da tempo la politica si muove in sintonia o spesso a rimorchio dei sondaggi. Basterebbe chiedere agli italiani se hanno un nome da suggerire per scegliere la persona più indicata ad assumere l’incarico di utilizzare le risorse europee nel modo più celere, trasparente ed efficace.

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