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Il caso Donzelli: chi indebolisce lo Stato?

La vicenda dell'on. Donzelli e del sottosegretario Delmastro presenta molti aspetti, su alcuni dei quali si è impegnato a svolgere un approfondimento il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Per esempio, il ministro vorrà accertare se il contenuto di quei documenti poteva essere rivelato all'esterno. Noi ci auguriamo, anzi siamo certi, che egli farà scrupolosamente gli accertamenti necessari su questo punto. Ma c’è un aspetto della vicenda su cui non c'è alcun approfondimento da svolgere perché lo hanno rivelato gli onorevoli Donzelli e Delmastro ed è talmente grave che, a nostro sommesso avviso, la presidente del Consiglio non ha altra strada che abbandonarli al loro destino. Di che si tratta? Si tratta della rivelazione che le conversazioni fra detenuti per gravi reati vengono intercettate, evidentemente allo scopo di raccogliere delle prove o degli indizi su reati compiuti o di acquisire informazioni su attività criminali o su propositi criminali.

I due esponenti del partito della presidente del Consiglio hanno rivelato questa attività della polizia penitenziaria. Da domani, informati di questa attività, i criminali cercheranno modi più segreti di comunicare fra loro, e lo Stato avrà perso uno strumento cruciale per la lotta contro il crimine. Dice Giorgia Meloni che oggi è in corso una lotta contro lo Stato. A noi sembra che i suoi compagni di partito vi abbiano contribuito rivelando l’attività di investigazione in corso all’interno delle carceri da parte dello Stato, come strumento della strategia di contrasto alla criminalità organizzata. Un messaggio che ai mafiosi non sarebbe dovuto arrivare. Possono, dunque, i due esponenti di FdI restare dove sono?

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