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Il primo anno del Commento Politico

Ieri abbiamo festeggiato il nostro piccolo traguardo: Il Commento Politico ha compiuto un anno. Abbiamo iniziato a pubblicare i nostri articoli il 14 maggio 2020. L’Italia in quei giorni schiudeva con cautela le porte di casa e provava a dare il via alla fase 2 della pandemia, quella della riapertura dei negozi, dei locali della ristorazione, dei servizi. Erano appena dietro le spalle i mesi angoscianti delle autombulanze in corsa su Bergamo e Milano nel tentativo di salvare vite, il Nord Italia infestato dal coronavirus, il terrore che il contagio, attraversando il Centro già pesantemente coinvolto, raggiungesse anche al Sud la stessa virulenza. Il respiro fermo sul levare dell’ansia e il pensiero sospeso: che sarà di noi, che sarà di questa nostra Italia. “Nel momento della più grave crisi economica del dopoguerra”, abbiamo scritto nella nostra presentazione, “il diffondersi di un profondo disagio sociale rischia di favorire l'affermazione di forze politiche estranee alla cultura democratica europea ed occidentale …”. Da qui è partita la nostra iniziativa. Quando i valori della democrazia franano bisogna costruire dighe. Perciò abbiamo creato uno spazio dove esercitare una riflessione costante, tenacemente condotta sulla linea del pensiero critico laico, democratico, europeista e atlantista; abbiamo scelto di usare il web, seppure con un sito di impianto elementare, per arrivare sugli schermi di editorialisti, opinionisti, politici, accademici, rappresentanti del mondo imprenditoriale e del lavoro. Abbiamo, insomma, sentito l’esigenza, a partire dalle convinzioni civili e dalle esperienze professionali e di vita di ognuno di noi, di “tornare a far sentire una voce che possa offrire un contributo significativo alle scelte di fondo del Paese”.

Il governo Conte 1 a trazione leghista, da poco dismesso, aveva lasciato sul campo umori sovranisti, nazionalisti, antieuropeisti che trovavano facile terreno di coltura nella disperazione di vasti strati della popolazione italiana impoveriti a causa del lockdown. Il Conte 2 aveva preso il via, guidato da due partiti colpiti da profonde fratture interne, il Pd da poco amputato della componente renziana e il M5S ancora in confusione d’identità nel suo ruolo governativo. In queste condizioni – ci chiedevamo – questo esecutivo avrà la forza necessaria per dominare lo shock della pandemia? E, superata l’emergenza, saprà fare le mosse giuste per sottrarre il Paese ad un futuro di sottosviluppo? Per sciogliere i nodi dei meccanismi decisionali che si incagliano nella burocrazia e nel conflitto di iniziative e di potere fra lo Stato e le Regioni? Chi gestirà gli obiettivi e i tempi del Piano italiano per l’impiego delle risorse in arrivo dall’Europa, per la spesa sanitaria, i programmi di formazione e ingresso dei giovani nel mondo del lavoro? Come sarà possibile recuperare la fiducia dei partners europei nei nostri confronti?

Domande, e angosce, che a partire da quel momento ci hanno accompagnato per molti mesi, durante i quali il governo di Conte, dopo aver con successo portato a termine la trattativa a Bruxelles, ha solo abbozzato il Recovery Plan nazionale. Nelle pagine del Commento Politico abbiamo presentato, in quei mesi, il progetto della Fondazione Ugo La Malfa per la governance del Piano italiano, che mirava a sottrarre il Recovery Fund alle contese fra i partiti e alle lungaggini dei ministeri, affidandolo ad un centro di gestione autonomo e autorevole. Il progetto ha animato importanti dibattiti fra esperti e opinionisti. Intanto, il governo rimaneva ancorato alle sue indecisioni e il Piano non progrediva.

Nel frattempo Joe Biden veniva eletto alla Casa Bianca, gli equilibri internazionali cambiavano e noi abbiamo iniziato a seguire la politica estera attraverso Lettere settimanali che nostri collaboratori ci inviano da Washington, Parigi e Bruxelles - prossimamente anche da Berlino. Testimonianze dirette per osservare da vicino la svolta democratica negli Usa; lo sviluppo della campagna elettorale per le presidenziali del 2022 in Francia; il difficile lavoro delle istituzioni comunitarie che hanno, peraltro, appena avviato la Conferenza sul futuro dell’Europa. Infine, seguiremo l’uscita di scena di Angela Merkel e l’inizio del nuovo corso in Germania.

Il 13 febbraio 2021, l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi ha segnato il cambio di rotta e noi abbiamo scritto: “…il Paese non è uscito dalle sue obiettive condizioni di debolezza e di difficoltà, ma le premesse per un’evoluzione positiva ci sono tutte”. Infatti la svolta c’è stata. Presentato a Bruxelles il Piano nazionale di ripresa e resilienza, il governo Draghi sta procedendo sulla linea degli obiettivi che si era posto: completare la campagna vaccinale; rilanciare il Paese attraverso la capacità di usare i fondi del Recovery come grimaldello per attirare risorse aggiuntive da trasformare in investimenti; guardare al futuro delle nuove generazioni e al rafforzamento della coesione sociale. Tutto questo, rispettando l’autorità del Parlamento e dialogando con le forze sociali.

Le forze politiche ci sembrano, tuttavia, ancora lontane da una capacità di proposta plausibile per un momento difficile e cruciale come quello che l’Italia sta attraversando e attraverserà nei prossimi anni. Il travaglio del Movimento Cinque Stelle, che nel corso di questo anno abbiamo più volte commentato, non accenna a finire; Enrico Letta affronta all’interno del suo partito e nei rapporti con i Cinque Stelle, suo alleato principale, tutte gli ostacoli, le contraddizioni e le rivalità personali che portarono alle dimissioni di Zingaretti; Salvini e la Meloni si rincorrono fra loro nella competizione per la leadership del centrodestra, non sul piano di una credibile proposta politica ma sul piano della propaganda. Forza Italia soffre l’assenza continuativa del suo leader dalla ribalta politica. Gli italiani osservano la desolazione della scena politica e certo la giudicano, attribuendo il 75% della fiducia al premier Draghi – l’ultimo sondaggio è di Ilvo Diamanti su Repubblica – e ben più basse percentuali ai leader dei partiti. Mentre, al contempo, esprimono costante stima e riconoscenza per il Capo dello Stato Mattarella. L’Italia può ora contare sulla guida Mattarella-Draghi, la cui autorevolezza è fuori discussione anche all’estero. Una guida che, quindi, non va cambiata per tutto il tempo necessario a risollevare il Paese, un tempo che andrà oltre la fine della legislatura.

Il Commento Politico non è un giornale, ma cerca di individuare e indicare gli obiettivi e le strategie che una classe dirigente matura - politici, imprenditori e intellettuali - deve darsi nel momento più difficile per l’Italia dal secondo dopoguerra.

La meta non può che essere quella di far convergere tutte le energie sane e produttive in uno slancio collettivo per la ripresa. L’Europa, dove la guerra comune al Covid sembra aver fatto affiorare l’impianto di una gestione comunitaria mai sperimentata finora, e l’America di Biden non più autocratica e isolazionista, sono lo scenario della collaborazione euroatlantica nella quale iscrivere il nostro futuro. Nel rispetto dei valori della pace, della difesa dei diritti civili e umani in tutto il mondo, del progresso etico e democratico delle nostre società.

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