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Un campanello d'allarme per l’on. Meloni

  • Il Commento Politico
  • 28 minuti fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Qualche tempo fa un quotidiano riferì che in una riunione con i suoi alleati l’on. Meloni aveva affermato che se la coalizione di destra non avesse provveduto  rapidamente ad eliminare i collegi uninominali previsti dall’attuale legge elettorale, nelle prossime elezioni politiche il centrosinistra, che - a differenza delle ultime votazioni - correrà unito, avrebbe certamente ottenuto la maggioranza almeno in uno dei due rami del Parlamento. Condizione auspicabile, aggiungiamo noi, per mettere fine alla speranza della destra di una seconda legislatura al governo e soprattutto alla possibilità di mettere le mani sulla Presidenza della Repubblica quando, nel 2029, giungerà a termine il mandato di Sergio Mattarella. Il rimedio, secondo la destra, sarebbe dunque una legge proporzionale, magari con l’obbligo di indicare sulla scheda il nome del futuro presidente del Consiglio, con un solido premio di maggioranza per la coalizione che ottenga la maggioranza relativa. E poiché, sommando le intenzioni di voto che emergono dai sondaggi, FdI, FI e Lega hanno più voti della somma fra PD, Cinque Stelle, AVS, il centro di Renzi e Più Europa, l’on. Meloni  potrebbe sperare di cavarsela.

Questo secondo il piano esposto a suo tempo da Meloni, ma vedremo se la sua coalizione vorrà imboccare la strada avventurosa di una nuova legge elettorale che avrebbe come unica giustificazione un vantaggio di parte, che prevedrebbe l’incoronazione della premier non come esito delle elezioni ma come premessa, e che rischierebbe una bocciatura della Corte Costituzionale.

Comunque, fino a ieri, questa è la strada che l’on. Meloni ha più volte affermato di voler prendere. Perché fino a ieri? Perché ieri c’è stato a Roma un evento politico di prima grandezza che può mettere, da solo, la parola fine al sogno della destra di rivincere le elezioni cambiando in corsa le regole del voto. Mi riferisco all’iniziativa coordinata dall’assessore del comune di Roma Alessandro Onorato di chiamare a raccolta le numerosissime liste civiche che si riconoscono nel centrosinistra e dar loro una voce e una struttura organizzata in vista delle prossime elezioni. In sostanza, si è manifestata ieri una quarta gamba del centrosinistra entro la quale possono ritrovarsi non solo molte esperienze civiche e associative regionali e comunali, ma anche le forze politiche laiche e cattoliche che non trovano una piena collocazione nei tre raggruppamenti maggiori del centrosinistra. È un’area che già riunisce oltre 200 amministratori e conta su personalità significative, come lo stesso Onorato che ieri ha fatto un notevole discorso introduttivo, e i molti altri che hanno preso parola nel corso della convention, come la neosindaca di Genova Salis, il sindaco di Napoli Manfredi, il sindaco di Udine De Toni e il deputato della Regione Siciliana La Vardera che vive sotto scorta per la sua battaglia contro la mafia.

Colpiva, nella platea di ieri, che, pur trattandosi di una iniziativa sulla quale si è cominciato a lavorare da pochi mesi, i temi sono già bene impostati e la partecipazione è già numerosa, con possibilità di crescita del tutto evidenti. Facendo dei calcoli sul proporzionale, la destra può contare sul 26-28% di FdI, sul 10 di FI e sul 7-9% della Lega, cioè fra il 43 e il 47%. Quanto al centrosinistra, sommando il 23-24% del PD al 12-14% dei Cinque Stelle al 6-7% di AVS si va al 41-45%. Se ora si aggiunge la nuova gamba civica che può inglobare varie formazioni esistenti, non è difficile immaginare che essa possa raccogliere  fra il 7 e 10%.  Non sappiamo se è la maggioranza assoluta, ma il centrosinistra non sarebbe lontano dal 50%  e sopra la destra.

C’era un bellissimo clima ieri all’hotel Parco dei Principi. Era il clima delle cose partite con il piede giusto e a noi è piaciuta molto la parte più politica del discorso di Onorato, quella conclusiva nella quale ha tracciato una distinzione netta fra nazionalismo e patriottismo, sottolineando che il nazionalismo tende a contrapporre il proprio Paese agli altri, mentre il patriottismo è pienamente compatibile con l’apertura verso gli altri Paesi. Del resto, lo insegnava Giuseppe Mazzini, che perseguiva il sogno di un’Italia unita in seno a un’Europa unita. Anche per questo, ma non solo,  noi ci siamo trovati pienamente a nostro agio nella riunione di ieri.


Giorgio La Malfa   


21 ottobre 2025

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