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In fuga dalla realtà

Nel discorso sulla fiducia pronunciato in Senato il 25 ottobre scorso, l’on. Meloni disse che negli ultimi undici anni vi era stato in Italia “un susseguirsi di maggioranze di governo pienamente legittime sul piano costituzionale, ma drammaticamente distanti dalle indicazioni degli elettori. Noi – aggiungeva – oggi interrompiamo questa grande anomalia italiana dando vita a un governo politico pienamente rappresentativo della volontà popolare. Intendiamo farlo assumendoci pienamente i diritti e i doveri che competono a chi vince le elezioni. Essere maggioranza parlamentare e compagine di governo. Per cinque anni.”

Possiamo elencare i problemi davanti ai quali si trova oggi il governo: il primo è certamente il Pnrr in cui emergono evidenti difficoltà di realizzazione, sottolineate dal fatto che esponenti della maggioranza avanzano l’ipotesi di rinunciare a una parte almeno dei fondi a suo tempo ottenuti dall’Europa. Il governo ha spostato la cabina di regia dal ministero dell’Economia a Palazzo Chigi, evidentemente perché le cose non andavano per il verso giusto. Dunque ci sono segnali preoccupanti che questo possa costituire un problema per l’Italia e per i nostri rapporti con l’Europa.

Il secondo problema è senza dubbio l’inflazione, che colpisce pesantemente soprattutto le categorie a reddito fisso, mentre si avvicina il momento in cui entreranno in vigore a livello europeo le nuove regole sul Patto di stabilità, che certamente ridurranno i margini di azione nel campo della finanza pubblica. Quali sono le risposte del governo a questa questione che provoca un ovvio malessere sociale?

C’è poi l’allarme immigrazione suonato dal governo stesso per l’evidente difficoltà, anche di ordine politico, nell’ottenere dall’Europa una cooperazione per il soccorso, l’accoglienza e la gestione dei profughi.

Vi è poi da mesi sul tavolo la proposta di riforma promossa da uno dei partiti di maggioranza su una revisione dell’assetto costituzionale che investirebbe le autonomie regionali e che avrebbe rilevanti riflessi sulla vita degli italiani, su cui la posizione del governo non è affatto chiara.

E, non per ultimo, non vengono sostituiti tempestivamente i vertici di alcuni corpi dello Stato che non possono vivere in condizione di precarietà.

Questo è un semplice elenco di “diritti e doveri “ di governo che competono a chi vince le elezioni.

In questo quadro, l’esecutivo convoca le opposizioni e apre un cantiere complesso come quello delle riforme istituzionali, prospettando le soluzioni più diverse senza dire se ha una sua opinione definita o se invece è alla ricerca di un’intesa su quale tra queste riforme si possa raggiungere un accordo. E oggi, dalle dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, si apprende che, comunque, si tratta di qualcosa da mettere in cantiere per la prossima legislatura.

Giorgia Meloni nel suo colloquio con le forze politiche ha detto che attraverso questa riforma si tratta di assicurare una capacità di governo. Ma, allora, di quale di investitura degli italiani parlava il 25 ottobre e che cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi quattro anni?

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