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L’interesse politico del Paese

Che cosa conviene augurarsi per lo sviluppo della vicenda politica italiana nei prossimi anni? Che la Lega di Salvini e Forza Italia confermino la loro alleanza con il partito dell'on. Meloni a livello locale e a livello nazionale? O invece che la coalizione di destra si rompa, che la Lega e Forza Italia divengano disponibili per sostenere coalizioni di governo di orientamento europeista e lascino Fratelli d’Italia all’opposizione a livello nazionale, al più mantenendo qualche legame solo nelle elezioni amministrative?


A noi sembra che a questa domanda non si possa che dare la seconda risposta. Ovviamente questo esito non dipende da ciò che farà o dirà il centrosinistra. Dipende prima di tutto dall'evoluzione interna alla Lega che attraversa un momento di gravi difficoltà. Ma il punto dal quale partire è che oggi la coalizione di destra è sostanzialmente in frantumi. La nascita del governo Draghi ha creato una prima divaricazione. E in genere in politica il tempo opera nel senso di allargare le divaricazioni. Come si è visto nella vicenda della Presidenza della Repubblica, che ha ulteriormente compromesso le possibilità di un accordo a destra. I rapporti interni fra la Lega e Forza Italia da un lato e Fratelli d’Italia dall’altro sono al minimo. A noi sembra che sia nell’interesse dell’equilibrio politico del Paese e delle sue prospettive che questa frattura si consolidi e divenga definitiva.


Naturalmente, non è detto che questo avvenga, né che per questo sviluppo sia sufficiente l’atteggiamento delle forze politiche di centrosinistra. La Lega, più di Forza Italia, è in una condizione difficile. Sa che spostandosi verso il centro può perdere altri consensi e non è sicura di guadagnarne, perché il centro è presidiato non solo da Forza Italia, ma da tutta la galassia delle formazioni centriste, da Toti a Calenda. Quella della Lega è davvero una traversata nel deserto, poco attraente per una leadership che si è costruita sul populismo e che stenta a vedere un futuro in un’altra definizione. Ma se la Lega dovesse ritornare all’alleanza con Giorgia Meloni, siamo certi che questo non costringerebbe anche Forza Italia ad allinearsi, con la prospettiva di un dividendo elettorale superiore a quello che otterrebbe se restasse sola al centro? E possiamo immaginare che il centrosinistra ridotto a PD, LEU e M5S batterebbe la destra?


Da questa analisi noi traiamo la conclusione che le forze di centrosinistra debbono incoraggiare la Lega, non respingerla. Debbono porle domande incalzanti sulla sua collocazione europea e internazionale, non spingerla nelle braccia della Meloni. Pur sapendo che le decisioni di Salvini non dipenderanno da ciò che dirà il PD, certo il vedersi la strada sbarrata verso il centro può far pendere la bilancia verso il ripristino delle vecchie alleanze.


E in ogni caso, al di là delle dichiarazioni politiche, quello che conta è la legge elettorale. La premessa per il dissolvimento della coalizione di destra è una legge elettorale di tipo proporzionale. Perché essa libera in primis Forza Italia, ma anche la Lega, dal dovere di stipulare una coalizione prima delle elezioni con Giorgia Meloni.


Questo dovrebbe essere un punto fermo per il centrosinistra. E sarebbe bene che esso emergesse con chiarezza dalle posizioni di questi giorni.

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