Abbiamo letto sui giornali di oggi che il governo sta pensando di invitare la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen alla riunione degli Stati generali dell’economia. Ne siamo lieti perché è un suggerimento che Il Commento Politico aveva avanzato nei giorni scorsi.
Il documento predisposto dalla task force guidata da Vittorio Colao, ricco di proposte di cui tener conto all’atto della stesura del piano definitivo del governo, dimostra che non mancano e non mancheranno idee sul modo di impiegare i fondi europei. Resta però all’interno della maggioranza il problema di come effettivamente procedere.
In un articolo apparso stamane sul Mattino, che ripubblichiamo qui di seguito, Giorgio La Malfa sottolinea come, una volta definito il programma di spesa dei fondi (e si dovrà decidere in quale sede del governo viene svolta questa prima parte del lavoro) vi sarà una decisione cruciale da prendere: verranno distribuiti i fondi alle varie amministrazioni pubbliche competenti territorialmente (Stato, Regioni, etc.) o per materia (tra i diversi ministeri)? Oppure si considererà il programma come un tutt’uno, la cui realizzazione sarà affidata a una sola sede responsabile?
È evidente la delicatezza della decisione. Come sostiene giustamente il presidente del Consiglio, il Paese ha necessità di un’incisiva semplificazione amministrativa. La realizzazione di una tale storica rivoluzione in tutta la Pubblica Amministrazione nazionale, regionale e locale, non può non implicare tempi lunghi e forse incompatibili con la altrettanto indispensabile celerità nella utilizzazione dei fondi. Il Paese deve ripartire con urgenza. È possibile farlo solo se la sede della spesa sarà unica e potrà operare con regole semplificate. Se, invece, le agenzie appaltanti – come si dice in burocratichese – saranno le più varie – i dicasteri, le Regioni e così via – è ovvio che sarà difficile evitare le lungaggini che sono insite nelle procedure delle diverse amministrazioni.
In questi giorni alcuni hanno fatto riferimento all’esperienza del Ponte Morandi, come a un modello da replicare. Questo presuppone un’unità di comando. La maggioranza ed il governo hanno un’occasione irripetibile di operare scelte autenticamente in sintonia con gli interessi generali del Paese.
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