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L’occasione sprecata del PNRR

  • Il Commento Politico
  • 13 minuti fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Sul Sole 24 Ore, che meritoriamente ha seguito e segue con grande attenzione la gestione e la realizzazione del PNRR, è uscito ieri un lungo articolo, a firma di Manuela Perrone e di Gianni Trovati, sullo stato di attuazione  del Piano e sulla sua nuova e ulteriore rimodulazione, "su cui il governo ha avviato due mesi fa il negoziato con la Commissione Europea."

Rinviando all'articolo per il dettaglio delle comunicazioni fornite dallo stesso governo, vale la pena di mettere in evidenza alcuni aspetti relativi allo stato di attuazione del PNRR:

 

- Sulla base dei dati ufficiali del ReGis, rispetto alla cifra di 209 miliardi di euro da spendersi obbligatoriamente entro il 2026, alla data attuale la spesa tocca appena 70 miliardi di euro. Cioè, a diciotto mesi dalla conclusione, è stato utilizzato esattamente  un terzo dell’ammontare previsto. Rispetto alla fine del 2024, vi è stata una spesa di 2 miliardi di euro al mese. In proiezione, continuando con questi ritmi, a fine 2026 la spesa si collocherebbe intorno a 110 miliardi di euro rispetto ai 209 richiesti e ottenuti. Anche immaginando una accelerazione degli investimenti, resteremmo ben lontani dai 209 miliardi previsti dal PNRR.

- Prendendo atto dei ritardi accumulati, il governo italiano ha chiesto alla Commissione Europea di accogliere 107 proposte di correzione (96 investimenti e 11 riforme) che investono oltre il 30% degli obiettivi ancora da raggiungere, quando siamo ormai a un anno dalla conclusione del programma. Ma questa non è ancora la rimodulazione completa che sarà necessaria: il governo stesso riconosce che le varie amministrazioni chiedono non 107 bensì 170 modifiche, pari a quasi il 50% degli obiettivi da centrare. Si tenga presente che in passato il governo ha già ottenuto delle significative variazioni della composizione della spesa.

 

Da queste poche cifre emerge il disastro della gestione e prima ancora dell'impostazione del PNRR. Questi fondi dovevano servire ad affrontare dei nodi dello sviluppo economico italiano. Nel corso di questi anni, l'esecutivo è andato a caccia di somme spendibili, cioè invece di identificare dove fosse utile o necessario  impiegare risorse, il governo cerca di individuare le spese fattibili, senza più alcun riferimento a un disegno di sviluppo. Da che cosa nasce questo disastro? Nasce  - come Il Commento Politico ha scritto fin dalla prima elaborazione del Piano - dal rifiuto di riconoscere la necessità di approntare uno specifico veicolo per la progettazione e per la realizzazione degli investimenti. Avendo affidato alle amministrazioni centrali e periferiche l'onere della proposta e poi la gestione dei progetti selezionati, il PNRR manca del tutto di una visione  di base ed è affidato nella sua concreta realizzazione alle capacità di spesa  delle varie amministrazioni.

Si tratta di cose sulle quali Il Commento Politico si è soffermato più volte. Quando vennero resi noti i piani di  investimento nelle tratte ferroviarie, facemmo presente che si trattava non di programmi organici, ma di progetti spesso improvvisati. Avevamo scritto che i progetti relativi alle tratte Roma-Ancona e Roma -Pescara erano basate su vecchi progetti e in una prima revisione questi due progetti sono stati abbandonati. Due anni fa venne annunziato un formidabile programma di ammodernamento della linea ferroviaria fra Catania e Palermo. Noi scrivemmo che  si trattava di un altro progetto vecchio che, oltretutto, avrebbe ridotto in misura insignificante i tempi di percorrenza dei treni su quella linea. Oggi apprendiamo che il governo chiede alla Commissione la rimodulazione, cioè in buona sostanza, l’abbandono quel progetto.

 

I governi che si sono succeduti dal 2021, anno di approvazione del PNRR, hanno colpevolmente perpetuato l’impostazione e la gestione carente del piano e non hanno preso in considerazione le nostre osservazioni. È probabile che, quando nel prossimo anno si manifesterà in tutta la sua ampiezza il disastro, il governo attuale cercherà di scaricare sui predecessori la responsabilità  del fallimento. Ma, essendo in carica dal 2022, l’attuale governo avrebbe avuto il tempo di raddrizzare il carro, se solo avesse preso in esame le osservazioni critiche che erano state fatte da noi e da pochi altri.

 

È ormai sotto gli occhi di tutti che la spesa dei fondi del PNRR, ingente sebbene incompleta, non ha prodotto fin qui e non produrrà entro la scadenza del 2026, un miglioramento nel tasso di sviluppo dell'economia italiana. Le ragioni di questo spreco rimangono quelle da noi sollevate o previste fin nella fase di gestazione del Piano: i progetti non sono stati pensati in relazione ai problemi dello sviluppo economico italiano, quindi non vi sono stati significativi effetti qualitativi della spesa; in più i ritardi accumulati hanno ridotto in maniera significativa anche gli effetti puramente quantitativi che una qualsiasi spesa pubblica in deficit porta con sé. L’Italia ha sprecato una grande occasione offertaci dall’Europa e i governi che si sono succeduti in questi anni portano tutti la responsabilità di questa occasione perduta.

 

21 maggio 2025

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