Nella giornata di ieri il ministro Gualtieri ha consegnato al presidente del Consiglio un documento intitolato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza “Next Generation Italia”. Linee di indirizzo per la bozza da sottoporre al CdM. Dunque non si tratta, come qualche giornale ha scritto, della riformulazione del documento di dicembre che il presidente del Consiglio aveva presentato al Consiglio dei ministri e da cui aveva preso avvio la crisi interna alla maggioranza che tuttora perdura irrisolta. Infatti a dicembre il presidente del Consiglio aveva presentato il suo documento come una proposta di destinazione dei fondi del piano europeo al finanziamento di circa 170 progetti divisi in sei grandi comparti, accompagnata da uno schema di Governance e cioè dalla proposta di istituzione di una cabina di regia distribuita fra la presidenza del Consiglio e il Ciae e sostenuta da una task force di manager che avrebbero dovuto seguire la realizzazione del Piano.
A dicembre c’erano dunque dei contenuti e una cabina di regia. Oggi nel documento trasmesso al presidente del Consiglio non c’è più né l’una cosa né l’altra. Come si legge in una Avvertenza preliminare, che i lettori del Commento Politico troveranno in calce a questo articolo, il documento elaborato dal ministro Gualtieri è solo “un documento di lavoro interno al Governo per favorire il raggiungimento dell’accordo politico sulle modifiche al piano originario.” E dunque a valle di un accordo (che fra l’altro appare assai incerto), verrebbe il lavoro di rielaborazione del Piano per tenere conto dell’accordo raggiunto. E la conferma è nella frase successiva dove si legge che, dopo le consultazioni del Parlamento e delle parti sociali (che non verterebbe sul Piano, ma solo sulle linee guida), la concreta definizione del Piano richiederà “una più precisa definizione delle riforme e delle strategie di settore connesse al Piano”.
Tradotto dal linguaggio burocratico, questo significa che si tratterà di definire in concreto che cosa fare. E la conferma che tutto è per aria viene da una delle novità emerse nel documento Gualtieri: il frequente riferimento alla creazione di “fondi” o, addirittura, di “fondi di fondi” che dovrebbero poi consentire gli specifici interventi. Se capiamo bene - e preferiremmo sbagliare - il governo pensa in sostanza, quando avrà raggiunto l’accordo politico al suo interno, di dire che tot miliardi di euro da destinare alle infrastrutture andranno in un fondo così denominato, e così per gli altri interventi. In sostanza, il governo rinvierebbe al futuro la definizione dei progetti specifici, infilando i soldi in tanti fondi da attivare a mano a mano che siano disponibili dei progetti concreti. Questo significa che nessuno saprebbe in anticipo a chi vanno i fondi se non per grandi comparti, affidando poi alla assoluta discrezionalità politica la scelta di finanziare questo o quel progetto. Del resto, ci aveva molto preoccupato una dichiarazione forse sfuggita al presidente del Consiglio nella sua conferenza stampa di fine dicembre, in cui aveva pensato di rassicurare i suoi partner dicendo che comunque l’assegnazione dei fondi non sarebbe stata sottratta alle forze politiche per affidarla a delle istanze tecniche. A noi sembra che un piano degno di questo nome debba essere completo di tutti i dettagli e non debba lasciare una discrezionalità così estesa e incontrollata al governo. Pensiamo che anche la Commissione europea avrebbe qualcosa da obiettare a questa discrezionalità.
Quanto alla Governance, che il presidente del Consiglio aveva abbozzato a dicembre per poi ritirarla frettolosamente nella conferenza stampa di fine anno, la Avvertenza scrive che bisognerà procedere a individuare “soggetti responsabili, delle attività da compiere e delle modalità operative di lavoro e di coordinamento delle amministrazioni e degli attori istituzionali a vario titolo coinvolti.” Cioè, come risulta dal documento del Ministro Gualtieri, la Governance è tutta da definire.
Dunque il Consiglio dei Ministri dovrebbe decidere delle linee guida rafforzate e poi rimettere al governo i fondi perché ne faccia un uso totalmente discrezionale senza avere definito alcuna procedura che assicura prima un controllo della qualità dei progetti, poi la loro puntuale esecuzione. È questo il Piano che il governo e la sua maggioranza si predispongono ad approvare?
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Avvertenza che precede il documento Gualtieri
Il presente documento costituisce una sintesi delle attività di rielaborazione della bozza di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). È il risultato del lavoro svolto dal Governo nel confronto con le forze politiche di maggioranza, che si è intensificato nelle ultime settimane anche attraverso l’elaborazione di osservazioni e proposte di modifica alle bozze di lavoro preliminari. È un documento di lavoro interno al Governo, per favorire il raggiungimento dell’accordo politico sulle modifiche alla bozza di PNRR. Lo sforzo compiuto è di rendere più chiara, alla luce delle novità intervenute, la visione d’insieme della strategia di investimenti e riforme del Piano.
La bozza di PNRR sarà poi analizzata nel prossimo Consiglio dei Ministri e costituirà la base di discussione per il confronto con il Parlamento, le Istituzioni regionali e locali, le forze economiche e sociali, il Terzo Settore e le reti di cittadinanza, ai fini dell’adozione definitiva del Piano “Next Generation Italia”. La presentazione del PNRR necessiterà di una più precisa definizione delle riforme e delle strategie di settore connesse al Piano e di ulteriori passaggi politico-amministrativi che consentano di finalizzare le progettualità e le tempistiche previste, attraverso l’individuazione dei soggetti responsabili, delle attività da compiere e delle modalità operative di lavoro e di coordinamento delle amministrazioni e degli attori istituzionali a vario titolo coinvolti.
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