Sui giornali di oggi ci sono due importanti interviste su cui Il Commento Politico ritiene necessario richiamare l’attenzione. Nella prima, su Repubblica, il commissario europeo Paolo Gentiloni, afferma: “I fondi arriveranno nella seconda metà del 2021. L’Italia prenda il Mes, conviene.” Nella seconda sulla Stampa, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel confermare i tempi di erogazione esposti da Gentiloni, da un lato ribadisce che alcuni strumenti europei – Sure, fondi Bei e Mes - sono già disponibili, dall’altro sottolinea che i fondi del Next Generation EU “possono essere finanziati retroattivamente …. a patto che le spese rispondano ai principi UE di modernizzazione”.
Da questi interventi si evince quali siano i due principali problemi per il governo, dopo il grande successo ottenuto a Bruxelles. Poiché è evidente che il ricorso al previsto ulteriore scostamento di bilancio può arrivare a coprire solo fino a dicembre le emergenze di imprese e famiglie, sarebbe necessario intervenire con la necessaria determinazione per serrare i ranghi della maggioranza ed insieme mantenere alto il livello di considerazione che l’esecutivo ha saputo conseguire in Europa.
Ieri abbiamo illustrato la proposta della Fondazione Ugo La Malfa e dell’Associazione Guido Carli sulle modalità di utilizzazione dei fondi europei. Essa prevede la istituzione, con legge, di un Alto Commissario – abbiamo proposto l’autorevole nome di Mario Draghi - cui affidare il compito di preparare il piano degli interventi; di definire procedure trasparenti ed oggettive di selezione dei progetti per far accedere ai fondi solo quelli con il maggiore effetto moltiplicatore su occupazione e sviluppo; di sottoporre al governo la linea d’azione da portare all’approvazione del Parlamento; di gestire i progetti approvati fino alla fase di effettiva realizzazione; di mantenere un costante e proficuo collegamento con le istituzioni europee.
L’attività del Commissario dovrebbe essere sottoposta al costante controllo di una commissione
formata da otto componenti indicati dai partiti di maggioranza ed opposizione (4 e 4 ) e presieduta da una personalità indipendente nominata dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio.
I dettagli della proposta sono presenti nell’articolo di oggi sul Sole 24 ore a firma della Fondazione Ugo La Malfa e dell’Associazione Guido Carli. La cornice politica della proposta è chiarita da Giorgio La Malfa in un’intervista a Italia Oggi: entrambi i contributi sono in calce a questo editoriale.
Si tratta, come si vede, di un’iniziativa che va ben al di là della pur indispensabile necessità di evitare che il successo di Bruxelles vada sprecato nelle mille richieste di finanziamento che verranno dalle amministrazioni centrali dello Stato, dalle Regioni e dalle parti economiche e sociali. Questo rischio è altissimo, perché un Paese da anni costretto alla lesina è come un aridissimo deserto su cui sta per cadere un uragano ed è quindi più facile si trasformi in un pantano, piuttosto che in un paradiso terrestre.
La proposta vuole andare incontro proprio alle considerazioni espresse nelle due interviste dal commissario Gentiloni e dalla presidente von der Leyen. Essa suggerisce al governo una strada per distogliere la maggioranza dalla tentazione di accapigliarsi, come ha già cominciato fare, sulla distribuzione delle future risorse. E nello stesso tempo per conservare, se non addirittura accrescere, il proprio standing e cioè quella autorevolezza che l’Europa ci chiede per non lasciare al solo indebitamento in deficit l’onere di far fronte il prima possibile alle tante emergenze del Paese.
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