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Maggioranza parlamentare o maggioranza politica

“Che respiro, che spazio, che prospettiva e dunque quale destino deve avere questa coalizione che tenta di nascere?” Questa è la domanda di Ezio Mauro sulla Repubblica di oggi. Una domanda che sottintende la nascita di un governo nei prossimi giorni. Del resto questa è una previsione attendibile, stante il fatto che non si può mandare il Paese alle urne in piena pandemia e mentre va definito il Recovery Plan, per citare solo due – tra i più nobili - motivi che rendono impraticabile lo scioglimento delle Camere in questo momento.

Ezio Mauro ha ragione nel porre i suoi interrogativi. Perché in realtà sono possibili due risposte.

La prima è un governo che si limiti a evitare le elezioni e ad aggiustare in qualche modo il Recovery Plan per ottenere la tranche iniziale dei fondi europei non sulla base di un piano definito ma sulla base di promesse più o meno plausibili. L’accordo di programma non sarebbe in questo caso un accordo sulle cose da fare, ma una mappa degli scogli da evitare.

L’altra risposta è un governo che nasca da un patto di legislatura e cioè un governo che preveda un piano italiano all'altezza delle necessità di rilancio dell'economia italiana e delle richieste europee, una qualche alleanza fra PD, 5 Stelle, Leu e Italia Viva nelle elezioni comunali e la decisione di affrontare insieme la scelta del nuovo Presidente della Repubblica per poi, sempre insieme, andare alle elezioni politiche, anche se con una legge proporzionale.

Il tavolo programmatico che si riunisce oggi è il primo importante banco di prova di questi interrogativi, perché esso non potrà eludere la questione del Recovery Plan. Su questo tema ormai il ritardo è conclamato. Se anche i partiti oggi riuniti dovessero considerare nel complesso soddisfacente la versione del piano dell'11 gennaio scorso, rimarrebbero da definire i progetti in cui si sostanzia quella assegnazione di fondi per grandi capitoli e tutto il problema della governance assente nella versione dell’11 gennaio.

Da come la questione si definirà al tavolo odierno emergerà la natura dell'accordo raggiunto.

La trasformazione di una maggioranza parlamentare in una maggioranza politica di legislatura è il salto di qualità che tutti dicono di volere, ma che può realizzarsi solo se si decidesse finalmente di affidare la stesura definitiva del piano e la successiva realizzazione a una struttura guidata da una personalità in grado, per il suo prestigio interno ed internazionale, di garantirne l'attuazione.

Se, invece, permarrà un approccio vago e confuso, vorrà dire che l’Italia punta per ora solo ad assicurarsi una primissima parte dei finanziamenti europei, che sono in sostanza sussidi, magari per ridurre in parte il peso del debito.

Le difficoltà delle forze politiche della costituenda maggioranza di trovare una convergenza di legislatura fanno temere che sia più realistica l'ipotesi di un accordo di breve respiro, naturalmente coperto da molte parole e da dichiarazioni roboanti.

In questo caso, nessuno potrebbe escludere dall’orizzonte nuove turbolenze, nuove instabilità e, perché no, un'altra crisi di governo.


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