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Il Prof. Franco Locatelli chiede ai giovani un patto generazionale per contrastare il Covid e aiutare la popolazione anziana a non infettarsi, essendo la più gravata dai tassi di mortalità. Lo facciano, dice ancora il Professore, per restituire qualcosa ai più anziani, ovvero per la fortuna di vivere in un’epoca senza conflitti bellici, con sistemi sanitari solidaristici e avanzati.

Già, restituire qualcosa agli anziani, ma siamo sicuri che sia un argomento forte e convincente? Tralasciamo l’assenza di guerre, almeno in Europa perché in giro per il mondo la situazione è alquanto diversa, ma l’usufruire di un sistema sanitario solidaristico avanzato non sembra una priorità generazionale. Altre sono le priorità delle giovani generazioni, e forse su queste altre ben poco hanno da restituire. I giovani di oggi vedono nel loro futuro tutte le difficoltà e gli ostacoli seminati sul loro cammino da chi li ha preceduti. Cosa hanno da restituire quanti non hanno una prospettiva che non sia un saltuario lavoro precario e sottopagato? Cosa hanno da restituire quanti vedono come qualcosa di molto aleatorio la possibilità di condurre un giorno una vita dignitosa da pensionati, quando non sanno se mai arriveranno a prendere una pensione? Cosa hanno da restituire a chi nel mondo del lavoro è oggi tutelato o percepisce pensioni per le quali non ha neanche pagato tutto il dovuto e ha contribuito a creare un debito spaventoso da lasciare proprio a loro in eredità, loro che dovranno ripagarlo a costo di ulteriori restrizioni sulla qualità della vita, e forse anche di quel sistema sanitario che non si sa cosa potrà offrire quando saranno loro a doverne usufruire? Cosa hanno da restituire a chi ha ridotto la scuola ai minimi termini, privandoli dell’unico strumento in grado di fare loro intraprendere un percorso di miglioramento delle proprie condizioni di partenza? Cosa hanno da restituire a chi li ha privati della speranza di farsi strada nel mondo del lavoro grazie alle capacità e al sacrificio personali, grazie al merito e alla preparazione, mentre vedono che solo le appartenenze, le amicizie, le raccomandazioni sono il vero ed efficace motore di inserimento e avanzamento sociale? Cosa hanno da restituire le migliaia di ragazzi che dopo anni di studio e sacrifici sono costretti a emigrare all’estero per vedere riconosciuta la professionalità acquisita, e vedersela remunerata in modo dignitoso, perché bisognava fare spazio a qualcun altro a cui non si poteva dire di no a prescindere? Cosa hanno da restituire i ragazzi delle periferie urbane prive di tutto, senza spazi di aggregazione, senza spazi di confronto culturale, senza spazi di svago e attività fisica, relegati in dormitori in mano alla criminalità più o meno organizzata, vittime dello spaccio di stupefacenti, spesso unica forma di evasione artificiale da un’angoscia reale? Cosa hanno da restituire quei giovani, a cui manca qualsiasi modello positivo, che assistono ormai indifferenti allo spreco di pubblico denaro, alle ruberie neanche più nascoste e considerate un atto di furbizia politica, che sottraggono per miliardi di euro quelle risorse che si potrebbero utilizzare per migliorare le loro condizioni di vita e le loro prospettive, e che vedono in influencer come “Fratellino” un esempio a cui ispirarsi in mancanza di alternative?

Il Covid è una loro nemesi. Quando li colpisce, molti neanche se ne accorgono e chissenefrega se potrebbero diventare un pericolo per chi ha loro sottratto il futuro e vuole oggi costringerli a rimanere chiusi nell’alienazione delle loro periferie, chiudendo i luoghi dove possono incontrarsi e dimenticare la loro condizione per qualche ora di follia collettiva.

No, nessun patto generazionale si può oggi chiedere, soprattutto non lo si può fare dopo avere creato la discriminazione generazionale. Ciò che si può fare, e con molta umiltà, è chiedere scusa per tutto questo. Ma chiedendo scusa è necessario mostrare di avere compreso tutti gli errori commessi e di avere un progetto di società che possa permettere loro di cominciare a sognare un futuro diverso, come fu per i loro nonni e per il loro padri. Ma bisogna dimostrarglielo, non basta enunciare intenzioni vuote di ogni contenuto, magari infiorettate con un elegante linguaggio giuridico, che non comprendono e suscita la loro totale indifferenza. Soprattutto bisogna cominciare ad agire con politiche che modifichino quel mondo di alienazione in cui tanti di loro sono costretti a vivere.


Cesare Greco

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