In una nota apparsa nell’edizione della mattina del Sole 24 ore di oggi leggiamo che “Giuseppe Conte non esclude del tutto una ricucitura in extremis”. Cioè, dietro le ulteriori esibizioni muscolari di ieri del presidente del Consiglio e di Matteo Renzi si nasconderebbe uno spiraglio che potrebbe riguardare il rimpasto, il patto di legislatura chiesto dal Pd e “persino l’ipotesi di un Conte Tre, a patto di poter salire al Colle con una nuova squadra e non al buio”. Tutto ciò, ovviamente se Renzi rinunciasse oggi a ritirare le sue ministre aprendo la crisi.
Il Commento Politico segnala questa nota del Sole 24 Ore per tre motivi che ritiene fondamentali per una corretta valutazione delle vicende in corso.
Il primo. Come abbiamo scritto nel nostro editoriale di ieri riteniamo le sorti del Paese così in bilico da non poter essere lasciate alla mercé di comportamenti dettati più dalla preoccupazione delle fortune personali o politiche di alcuni protagonisti della crisi che non dall’interesse dell’Italia.
Il secondo. Il Capo dello Stato ha fatto capire senza mezzi termini che il futuro del Paese dipende dal piano italiano di utilizzazione delle risorse che l’Europa ha deciso di metterci a disposizione. È indispensabile che le forze politiche trovino la consapevolezza necessaria per accogliere veramente e non a parole il monito lanciato dal Presidente della Repubblica.
Il terzo. L’Europa, come ha fatto presente Paolo Gentiloni in un’intervista che le forze politiche sembrano avere accantonato con troppa disinvoltura, non darà il via a un programma privo di una coerenza complessiva e accompagnato da strumenti che ne assicurino la qualità e l’efficacia.
Il piano che è stato sottoposto ieri al Consiglio dei ministri in tutta evidenza non risponde (o quantomeno non risponde ancora) né all’accento posto sulla sua importanza dal Presidente della Repubblica, né alle preoccupazioni dell’Europa di cui si è fatto interprete Paolo Gentiloni.
Si tratta ancora di un documento in fieri, perché lo stesso governo dichiara che, prima di poter procedere a una stesura definitiva per essere inviato a Bruxelles, esso deve essere sottoposto alle parti sociali ed al Parlamento e che quindi è suscettibile di modifiche. Il testo portato ieri notte in Consiglio dei ministri propone solo una ripartizione delle risorse per grandi aree e descrive linee generali di intervento. Non individua i progetti ai quali destinare le risorse, né delinea un sistema di Governance, cioè le modalità per procedere a una scelta non arbitraria delle destinazioni dei fondi e per controllare l’effettiva realizzazione dei progetti approvati. E infine, il progetto di piano non è pronto perché è stato approvato da tutte le componenti della maggioranza ma con l’astensione dei rappresentanti di Italia Viva.
A tutto questo si aggiunge che il governo si appresta a deliberare il nuovo scostamento di bilancio indispensabile per approvare l’ultimo decreto Ristori e le proposte del ministro della Sanità relative alla gestione della pandemia: sono questioni sulle quali tutte le forze dell’attuale maggioranza hanno preannunciato il loro consenso.
In queste condizioni ci sembra quindi che aprire oggi una crisi di governo costituirebbe un azzardo, sia perché impedirebbe l’approvazione di misure urgenti, sia perché rinvierebbe una concretizzazione indispensabile del piano. È da lungo tempo evidente che è necessario un chiarimento politico nella maggioranza che riguardi non soltanto i rapporti fra Italia Viva e il presidente del Consiglio, e fra Italia Viva e il resto della coalizione, ma che investa la natura stessa dell’alleanza di governo, le sue prospettive future e la qualità stessa dell’azione dell’esecutivo.
Crisi o non crisi questi problemi andranno risolti con il concorso e l’impegno di tutti. Con una priorità delle priorità: per mettere veramente il Paese al riparo è necessario presentare in Europa un piano degno di questo nome. Se questo schema di ragionamento prevale, forse si possono evitare ulteriori errori.
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