Ieri la corte Costituzionale ha rigettato i ricorsi che a vario titolo erano stati presentati contro la riforma costituzionale sul taglio di un terzo dei parlamentari. Non ha dato in alcun modo un avallo ai contenuti della riforma voluta dai 5 Stelle. Si è limitata a dire che i ricorrenti non hanno individuato motivi costituzionali sufficienti per un rinvio della consultazione referendaria. Dunque non ci sono ostacoli a che il referendum sia celebrato insieme alle elezioni regionali il 20 e 21 settembre prossimo.
Nei nostri editoriali e con i contributi di autorevoli esperti, abbiamo più volte manifestato assoluta contrarietà a questa riforma, motivando la nostra ferma presa di posizione con l’analisi di numerosi profili di inopportunità. Torneremo ancora su questi aspetti, che peraltro saranno oggetto su tutti i media di uno specifico dibattito.
Tuttavia, fin dall’inizio di questa nostra campagna, abbiamo considerato centrale focalizzare l’attenzione sul significato politico di questa consultazione.
Questa riforma ha un padre e una madre o meglio una madrina: il padre è il Movimento Cinquestelle delle origini, quello della lotta alla casta, della sostituzione della democrazia rappresentativa con la democrazia diretta, della necessità di aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno.
La madrina è l’onorevole Giorgia Meloni, leader di un movimento da sempre ostile alla democrazia parlamentare e da sempre alla ricerca dell’uomo forte in grado di risolvere tutti i problemi.
Le maggiori forze politiche hanno dichiarato di essersi piegate al populismo dei Cinquestelle e all’antiparlamentarismo dell’estrema destra per motivi di governabilità (sic): la Lega, per far nascere il governo Conte uno e il Pd per far nascere il governo Conte due.
Stando ai sondaggi, Movimento Cinquestelle e Fratelli d’Italia rappresentano non più del trenta per cento dell’elettorato. L’altro settanta per cento vorrà piegare la testa come hanno fatto i partiti che rappresentano il loro tradizionale riferimento politico?
Oggi il Movimento Cinquestelle è in preda a forti convulsioni interne: lo dimostra il fatto che, a ferragosto (altro sic), sono costretti a sottoporre alla consultazione sulla piattaforma Rousseau questioni fondamentali per la definizione di una loro nuova fisionomia: ad esempio se partecipare o meno ad alleanze con altre forze politiche o consentire o meno un terzo mandato agli eletti nelle amministrazioni locali, in modo da creare un surrettizio precedente in favore della ricandidabilità del loro establishment politico parlamentare. Sul piano delle scelte nazionali il Movimento vive analoghe contraddizioni, che sono poi quelle di una forza che fatica a scegliere tra protesta, propaganda e cultura di governo. Eppure il Paese si troverà tra poche settimane a fronteggiare questioni cruciali per il proprio futuro: la gestione dei fondi europei, il Mes per finanziare una sanità che potrebbe ritrovarsi alle prese con una seconda ondata dell’epidemia, le modalità dell’intervento pubblico nelle crisi aziendali, che si presenteranno a centinaia e che non devono essere affrontate con sprechi assistenzialistici simili al reddito di cittadinanza.
Il M5S non ha interesse e forse non ha la forza di scegliere cosa vuole essere. Il referendum è un’occasione irripetibile per procrastinare ancora questa decisione e presentarsi di nuovo fittiziamente unito. Una vittoria del SÌ premierebbe questo approccio che non è nell’interesse del Paese.
Nel merito questa riforma su cui dovremo pronunciarci è sbilenca, inopportuna e paralizzerà per mesi il Parlamento nel momento in cui dovrà realizzare il massimo sforzo in sede legislativa e in quella di controllo sugli atti del governo.
Il partito di maggioranza relativa nelle Camere intende anteporre le proprie fortune a quelle del Paese e la maggior parte delle altre forze politiche non ha la forza di impedire tutto ciò.
Spetta ai cittadini elettori spezzare questo circolo vizioso. E votare NO.
Spetta alla classe dirigente del Paese, sui giornali, nelle televisioni, sui social, aiutare gli elettori a vedere la luna e non il dito.
--------------------------------------------------------
Nei prossimi giorni, in coincidenza con la sospensione dell’attività politica, i nostri interventi saranno meno frequenti. Il Commento Politico riprenderà le pubblicazioni con la precedente regolarità a partire dal 24 agosto.
Yorumlar