Se capiamo bene la questione posta dalla pronuncia di un giudice di Catania circa l'applicazione del recente decreto-legge del governo sul problema dell'immigrazione, il magistrato avrebbe formulato due obiezioni a talune norme del decreto. La prima è che esse siano in contrasto con i presidi posti nella Costituzione italiana circa le limitazioni delle libertà individuali. La seconda è che la normativa del governo sarebbe in contrasto con la normativa europea. E poiché vi è un principio del diritto europeo, convalidato anche dalla nostra Corte Costituzionale, che stabilisce la supremazia del diritto europeo e la sua diretta applicazione, e cioè che in caso di conflitto prevalgano e debbano essere applicate le norme europee, il magistrato ha applicato la normativa europea e deciso di conseguenza nel caso specifico.
Trattandosi di complicate questioni di diritto, la via è il ricorso contro la decisione del giudice di Catania, che è stato preannunciato con parole prudenti, che abbiamo apprezzato, dal ministro dell'Interno Piantedosi.
Molto sorprendente invece è la reazione della presidente del Consiglio che ha accusato il magistrato di ribellarsi contro l'applicazione di norme decise da un governo legittimato dal voto popolare. L'on. Meloni non può dimenticare che i poteri legislativi di una maggioranza parlamentare - più che di un governo il quale dovrebbe esercitare i poteri legislativi solo in casi di straordinaria necessità ed urgenza - trovano due precisi limiti nelle norme della Costituzione italiana e nelle norme europee e che, soprattutto, in caso di conflitto la decisone spetta agli organi della giustizia e non al governo.
Se si è lasciata sfuggire delle espressioni che in dodici mesi di governo aveva sempre evitato vuol dire - a noi sembra - che la presidente del Consiglio è in gravissime difficoltà verso il proprio elettorato fortemente sedotto dalle posizioni della Lega. Del resto è la posizione che l’on Meloni ha tenuto con grande violenza verbale nel corso di tutta la precedente legislatura, per mettere e mettendo in difficoltà l’alleato Salvini. Oggi non può sorprendersi se riceve lo stesso trattamento che lei ha riservato all’alleato.
Naturalmente non ignoriamo la differenza fra sollevare dei temi dall'opposizione come faceva Giorgia Meloni, e sollevarli stando al governo come fa il vice presidente del Consiglio Salvini, ma ciò vuol dire soltanto che al momento del voto agli italiani è stata offerta l'immagine di una coalizione concorde almeno sui grandi capitoli del programma, mentre non era e non è così. E questo è un problema politico di primaria grandezza che per ora è stato eluso, ma che non potrà esserlo troppo a lungo.
glm
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