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Perduranti Ambiguità a Destra

L’intervista della on. Meloni al Corriere della Sera non risolve affatto il suo problema.

Le formule che usa sono evidentemente preparate a tavolino e studiate per rassicurare. Sono anche formule collaudate da tempo. Ma la Meloni ha sottovalutato Paola Di Caro e in due punti dell’intervista ha dato risposte che confermano che il problema del rapporto fra FdI e il fascismo esiste. Evidentemente le formule finora approntate non bastano quando a fare le domande è una giornalista con la testa sulle spalle. Il primo passo falso coincide proprio con l'inizio dell’intervista. Prima ancora di ascoltare le domande dell'intervistatrice la Meloni mette le mani avanti e dichiara: “i nostalgici del fascismo non ci servono: sono solo utili idioti della sinistra..” ma quando la giornalista le dice per fermare "questo fiume in piena": “Cacciateli allora”, la Meloni risponde: “Lo abbiamo sempre fatto, a partire da Longhi Iavarini. E prima di noi lo faceva Alleanza Nazionale e perfino il Msi.” Voce dal sen fuggita… Perché i casi sono due. O la Meloni pensa di poter sostenere che Almirante avesse rotto con il fascismo tanto quanto Fini e lei, il che appare una tesi piuttosto spericolata, oppure non si può che concludere che cacciare dal partito quelli che troppo scopertamente fanno apologia del passato regime non è che un modo per cercare di evitare domande scomode. Insomma se Almirante cacciava i Longhi Iavarini, che lo faccia la Meloni non dimostra proprio nulla. Secondo punto. Osserva Paola Di Caro nella parte finale dell'intervista : “Ma la Repubblica è fondata sul ripudio del fascismo e voi non festeggiate il 25 aprile”. Questa la risposta dell’on. Meloni: “Noi siamo lontanissimi dal fascismo, ma una cosa è la storia, altra l’antifascismo militante dell’ammazzare un fascista non è reato…” Ecco il vero punto: la storia. Parlare al futuro; dire che oggi si è per la libertà è un conto. Entrare nel merito della storia limitandosi a una condanna generica di tutti i totalitarismi è una cosa completamente diversa. E' vero che nell'estrema sinistra vi sono reticenze sul regime sovietico o che in fondo si cerca di fare una distinzione fra tipi di totalitarismi, ma resta il fatto che il passato di Fratelli d'Italia, come il passato di Almirante, affonda le sue radici nel fascismo e nella repubblica sociale. L'impressione è che l'on. Fini avesse maturato una consapevolezza piena della necessità di rompere e di rinnegare quel passato. L'on. Meloni sembra essersi ricollegata molto più di Fini al partito dell'on. Almirante. A scanso di ogni equivoco, vogliamo dire che non chiediamo abiure quotidiane. Ma se una storia si abiura lo si deve fare in modo credibile e definitivo altrimenti è meglio difendere la propria storia, magari distinguendo ciò che è vivo e ciò che è morto, dando all'opinione pubblica tutti gli elementi per un giudizio pieno. Sentiamo odore di ipocrisia e un desiderio di ingannare. Insomma l'affermazione che gli esponenti di FdI non siano espressione della storia del fascismo non ci convince. Naturalmente non tutti. Per esempio, non l’on. Crosetto. Ma secondo noi è lui che si trova in grande imbarazzo quando emergono queste faccende, perché sa che per quanto possa dichiarare altrimenti la Meloni, questi signori vengono da una storia con la quale lui, Crosetto, non ha nulla a che fare.

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