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Periscopio

Qui gladio ferit, gladio perit


Il titolo è riferito a Beppe Grillo, padre di Ciro e padre del movimento Cinque Stelle. Ma ne parleremo dopo e brevemente, visto l’effetto prodotto dalle sue esternazioni via social che hanno scatenato ore di commenti nelle trasmissioni televisive e fiumi di inchiostro sui giornali e sulle riviste di gossip. E non è finita.

La politica ha invaso la televisione in un lungo e infinito talk show e non certo da oggi. Il presidente del Consiglio Draghi userebbe l’italianissima parola “contenitore” che forse suona meno bene ma che fa intuire quanto ormai dentro i programmi cosiddetti di informazione politica si mischino - non sempre con successo - vari generi televisivi. Dalla satira, all’intervista, all’approfondimento (?), alla musica, alla cronaca alle dichiarazioni - ormai da oltre un anno - di esperti scientifici e di tutti coloro che hanno voglia e urgenza di dire qualcosa sul virus e sui suoi comportamenti. Il tutto viene miscelato e sottolineato dalle inevitabili interruzioni pubblicitarie.

Informazione e intrattenimento – coniugati nella parola infotainment – nella ricerca costante di sorprendere e/o incuriosire/impaurire il pubblico non sembrano più avere come obiettivo la rappresentazione televisiva della realtà; piuttosto rincorrono confronti/scontri – e un costante sforzo di spiazzare o sorprendere chi, anche grazie al lockdown, passa più tempo del solito davanti alla tv. E la concorrenza non sempre migliora il prodotto. Il linguaggio, poi, sembra studiato più per sedurre che per convincere, linguaggio non solo verbale ma anche “fisico”. Lo “spettacolo del parlato” è la forma più comune di quella che Umberto Eco definiva la “neotelevisione”. Da un lato ci sono i conduttori o conduttrici, dall’altro i cosiddetti opinionisti (che pur ruotando sono sempre più o meno gli stessi). Le “emergenze sociali”, che la pandemia ha certo amplificato, sono invece rappresentate da filmati o interviste esterne allo studio realizzate dai tanti giornalisti che collaborano ai programmi. Sui servizi filmati vorrei fermarmi solo un secondo per far notare che ormai troppo spesso vengono definite “interviste” le rincorse (o pedinamenti?) a personaggi che non rispondono neanche con un cenno del capo e se la filano cercando di liberarsi dall’occhio della telecamera. Nelle trasmissioni politiche e anche nei tg ci sono poi i sondaggisti, che di settimana in settimana ci illustrano i livelli di gradimento dei partiti politici o dei personaggi politici o dei pensieri della “gente”. La “gente” non esiste se non come astratta categoria sociologica. Esistono persone non così facilmente rappresentabili nei loro pensieri e opinioni e non so se e quando intervistati dicano quel che veramente pensano… ma questo è un mio problema perché ho poco a che fare con algoritmi e matematica. Il sociologo canadese McLuhan circa ottant’anni fa scriveva che il “mezzo è messaggio” e aggiungeva: “Gli effetti delle tecnologie alterano costantemente e senza resistenza le reazioni sensoriali e le forme di percezione”. Gran parte della popolazione mondiale conosce oggi la realtà attraverso i mezzi di comunicazione. Dei circa trenta programmi/talk show/ approfondimenti che si occupano di politica (sicuramente me ne manca qualcuno) tra reti generaliste, servizio pubblico, Mediaset e La7 e SKY, la divisione tra le tv con informazione più governativa o più di sinistra, o viceversa più di destra, per il pubblico in genere sembra abbastanza chiara, tanto che in un mondo di ormai frammentate ideologie c’è chi non guarda ancora per “principio” le trasmissioni di orientamento palesemente opposto ai propri “desiderata”. Oppure non le guarda per antipatia epidermica nei confronti di questo o quel conduttore/conduttrice. C è chi invece si “affeziona” ai personaggi della tv e non ha neanche la curiosità di cambiare canale. La politica è entrata da tempo a far parte di questo circo mediatico al quale si partecipa per dare forza alle proprie tesi, persuadere, convincere e “vendere sé stesso” come veicolo pubblicitario. Oggi il messaggio politico non sembra sempre avere contenuti concettuali, è lo stesso uomo politico a essere “messaggio” per come usa il linguaggio, per come si veste, per quanto si mostra affidabile e, in genere, in tv “vince” il comunicatore più abile.

L’avvento di Mario Draghi e la costituzione del suo governo, l’approvazione del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e l’impulso dato alla campagna di vaccinazioni è stato raccontato dai comunicatori in modo alquanto fastidioso: Draghi parla poco (evviva), sembra rigido (ha una ironia intelligente), non si concede ai giornalisti, e molti di loro sembravano in lutto per la semi-scomparsa di Conte. Salvini continua a fare Salvini, il ministro Speranza è troppo rigido, il ritorno di Letta, lo sbandamento dei 5stelle ed ecco che arriva Grillo – che di comunicazione se ne intende – che esterna la vicenda privata per cui il figlio è accusato di stupro di gruppo e per giorni non si parla d’altro. I processi si fanno in tribunale ma ormai passano prima in TV e date per scontate tre cose: Grillo ha fatto un danno alla ragazza vittima, un danno a suo figlio e un danno al movimento di cui è leader, ognuno si sente in diritto di dire la sua se chiamato in tv. Politici, intellettuali, opinionisti e conduttori che sembrano più predicatori fulminati dalla ricerca della cosiddetta verità. Tra questi ultimi annovero Giletti che, dal caso Genovese (l’imprenditore milanese ora in carcere accusato di stupro) in poi, sembra attirato da tutto ciò che ha a che fare col sesso.

Mercoledì sera ricompare in tv dopo una lunga assenza Michele Santoro. In uno speciale condotto da Enrico Mentana, presenti Andrea Purgatori, la figlia di Borsellino e Antonio Di Pietro, racconta del suo ultimo libro Nient’altro che la verità. Si parla di mafia ma non solo.

“La pandemia sta rimpicciolendo il paese, gli algoritmi ormai decidono anche le nostre scelte culturali, i ministri si dovrebbero sporcare le mani e vedere cosa sta succedendo nelle regioni italiane invece di rinchiudersi nei palazzi, non esiste più l’informazione c’è solo comunicazione…”, sono alcuni dei suoi veementi passaggi. Il tutto in una giornata segnata dall’arresto dei terroristi delle BR in Francia. Forse i giovani non avranno visto questo speciale o, se vi sono incappati per caso, non avranno capito di cosa si stesse parlando ma di certo, comunque la si pensi, ieri sera è stato fatto un programma, in cui si sentiva il rumore di cervelli in movimento, cosa ormai rara in tv.


Danila Bonito

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