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Periscopio

I Ferragnez


Non si è ancora spento il “caso Grillo” che si è aperto il “caso Fedez”. I fatti credo li conosciate e li riassumo per chi dallo scorso sabato primo maggio non avesse letto un giornale né acceso la televisione. Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez è un rapper di 31 anni che da artista è rapidamente asceso alla categoria dei cosiddetti influencer e ora scala con successo di numeri le postazioni dei social leader. Oltre 40 milioni di reddito dichiarato, marito della nota imprenditrice (anche lei nata influencer) Chiara Ferragni - che fino a poco fa lo surclassava in popolarità - padre di Leone e di Vittoria (vedrete a breve quante neonate si chiameranno così…). Una vita di coppia documentata sui social come un reality, filantropo con Chiara in seguito all’esplosione del Covid (un crowdfunding da 17 milioni di euro in due mesi per aumentare i posti letto nelle terapie intensive del San Raffaele di Milano). Si piazza al secondo posto nell’ultimo festival di Sanremo nel duo con Francesca Michielin. Giudice a XFactor e conduttore di Lol, programma diventato immediatamente virale, e dal primo maggio leader della social politic dal palco del Concertone che ogni anno la Rai organizza per la Festa dei Lavoratori. Il corpo tatuato, la faccia da ragazzino, la voce ferma e le mani tremolanti, pronuncia parole veementi a favore del decreto legge Zan contro l’omotransfobia e altre forme di discriminazione che ancora giace alla camera in attesa di essere calendarizzato in Senato. Un intervento politico diretto contro la Lega che ostacola il percorso della legge presentata dal PD, seguito da un tweet incandescente con tanto di telefonata registrata tra lui e la vicedirettrice di Rai 3 accusata di volerlo censurare. Il putiferio! E questo a un passo dal rinnovo dei vertici dell’azienda pubblica. Rai e censura - in questo caso Rai3 - “sistema RAI”, libertà di espressione, critiche per il contesto in cui Fedez non parla di lavoratori ma di altro, dibattiti sulle falle del ddl Zan, l’azienda che tenta di smarcarsi dal video pubblicato da Fedez dichiarando che la registrazione postata su Twitter era parziale, commenti sui social di quasi tutti i politici - da Letta a Salvini da Conte a Di Maio dalla Cirinnà a Pillon. Ovviamente, oltre ai politici, i giornalisti schierati su opposte fazioni. Schierati anche i filosofi e i cosiddetti opinionisti. È la prima volta da dieci anni a questa parte che da giornalista mi capita di ricevere telefonate in cui mi si chiede cosa ne penso di Fedez, telefonate fatte da ragazzi, universitari, adulti: vogliono scambiare opinioni. Chi lo giudicava uno “scemo” o il “frutto avariato” del mondo digitale sembra pronto a cambiare opinione. Chi è da sempre “contro” il sistema, la Rai, la politica, lo applaude. Chi immagina spin doctor o riduce il tutto a continue operazioni di marketing è bene che non liquidi il “fenomeno” troppo velocemente. Angelo Gugliemi, blasonato e rimpianto direttore di RAI3, dichiara: “Credo in Fedez e credo anche che la Rai si sia spaventata, è un’azienda che deve superare la lottizzazione e mi fido delle scelte che farà Draghi”. Rai e lottizzazione, Rai e censura: la Rai è un’azienda politica, lo è per legge da sempre e dove non c’è censura ci sono regole non scritte di autocensura e questo soprattutto se all’interno ti occupi di politica in qualsiasi forma, come se il cosiddetto “sociale” a volte non sia più “politico” della politica. Per cambiare questo va cambiata la legge. In più vorrei aggiungere che se inviti Fedez, e costruisci programmi con aziende di produzione esterne e attraverso le proposte degli agenti dei vari personaggi televisivi, poi difficilmente potrai contrastare il prodotto e i suoi contenuti. Torno a Fedez. Mutuando Carlo Levi, da sempre sostengo che le parole sono come le pietre (e infatti lavoro con entrambe), hanno un peso e possono fare molto male. Nei giorni a seguire, le parole di Fedez - di ieri e di oggi - sono state oggetto di analisi e prese in giro. Tra i contrari alle sue esternazioni molti hanno fatto notare e riproposto i testi delle sue vecchie canzoni, in cui aveva usato parole in alcuni casi violente e anche omofobe. Lui ha replicato di essere cresciuto e di aver cambiato opinione. Io in genere diffido di chi non è mai sfiorato dal dubbio o non si confronta con i propri legittimi errori. Salvini gli propone un caffè per un confronto vis à vis e nello stesso tempo presenta una proposta di revisione del ddl Zan. La Rai si difende con toni duri in Commissione di vigilanza. Detto ciò, ora spetta veramente alla politica l’ultima parola su una legge nata per evitare discriminazioni ma che nei suoi dieci articoli contiene i semi del necessario rispetto dell’individuo, qualunque sia il suo genere e i semi di quella che sarà la società di domani.

La forma è sostanza, il tempo sembra una variabile ormai lanciata in corsa e non ci possiamo permettere errori o superficialità. Aristotele diceva: “La sostanza è l’essenza necessaria di una cosa ed è formata da una materia e da una forma”.

Fedez ha scelto il palco del primo maggio per riproporre alcune feroci esternazioni di alcuni leghisti di provincia e i numeri dei suoi fedelissimi seguaci hanno fatto risuonare espressioni in alcun modo giustificabili. Lui - Fedez - si dice contro la politica di palazzo ma sembra fare più politica di quelli che il palazzo lo abitano in pianta stabile e dopo l’ormai datata nascita dei penta stellati e delle sardine ci si interroga, in pieno governo Draghi, quale strada prenderà la politica.

Intanto a poche ore dalla Festa dei Lavoratori muore travolta e straziata da un macchinario della fabbrica in cui lavorava, Luana, 22 anni, un bimbo di cinque e il sogno di poter, un giorno, diventare attrice.


Danila Bonito


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