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Pnrr, cronaca di un disastro annunciato

La relazione del Ministro Fitto sullo stato di attuazione del Pnrr inviata al Parlamento nei giorni scorsi certifica una serie di problemi che hanno già causato ritardi nella tabella di marcia del Piano. Vi sono difficoltà nel cammino delle riforme previste. Vi sono difficoltà nella preparazione dei progetti, specialmente da parte degli enti locali e in particolare di quelli del Mezzogiorno. Vi sono difficoltà di realizzazione delle spese progettate.

Nell'articolo che alleghiamo in calce, apparso stamane sui tre giornali del "Quotidiano Nazionale" (La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno), Giorgio La Malfa si sofferma su spesa programmata e spesa realizzata fino al 31 dicembre 2022. La Malfa utilizza una tabella pubblicata a pagina 87 del Rapporto Fitto, da cui emerge che a fine 2022 l'Italia ha speso solo il 13% dei fondi Pnrr. Nei prossimi quattro anni dovrebbe arrivare al 100%. È credibile?

Si tenga presente che il 13% è la media della spesa elevata dei fondi assegnati attraverso meccanismi di minore introito fiscale, tipo il superbonus per l'edilizia. Laddove invece si tratta di spendere da parte dello Stato o delle amministrazioni locali, la spesa si colloca fra il 2% e l'8% al massimo.

Il Rapporto Fitto rafforza la tesi che Il Commento Politico ha sostenuto fin dall'avvio del Next Generation EU nel 2020 e del conseguente Piano italiano, e cioè che solo la creazione di una struttura nuova, istituita ad hoc per la progettazione e la realizzazione degli interventi del Piano avrebbe consentito di elaborare un progetto sistematico e coerente e di procedere alla sua realizzazione entro i tempi previsti dalla UE.

Questa tesi, illustrata ripetutamente dal 2020 in avanti, non è stata condivisa da alcuna forza politica della maggioranza o dell'opposizione di quel momento e del triennio intercorso da allora. La scelta di procedere diffondendo fra tutte le stazioni appaltanti della Pubblica Amministrazione centrale e periferica i progetti e la loro esecuzione e di immaginare una "cabina di regia" centrale per controllare l'efficacia di questo meccanismo è stata condivisa da tutti: governi, partiti, esperti.

Ora il governo deve gestire la realizzazione di oltre 130.000 progetti (dato della Relazione Fitto) diffusi fra migliaia di stazioni appaltanti. Le conseguenze che erano state da noi previste sono adesso largamente inevitabili.

Seguono una constatazione e una domanda. La constatazione è che gli italiani debbono ora pagare le conseguenze degli errori delle classi dirigenti. La domanda è perché appaiano così rassegnati.


 


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