Fra le elezioni politiche del settembre 2022 ed oggi, grazie a un insieme di circostanze favorevoli, l’on. Meloni ha potuto dominare la scena. Dal lato della maggioranza ha potuto contare, oltre che sulla fedeltà assoluta del proprio partito non ancora cresciuto abbastanza per sviluppare i germi del correntismo e le tentazioni dell’affarismo, sul fatto che, per quanto insofferenti del doverle riconoscere un primato, né Lega né Forza Italia disponevano di alternative politiche, né apparivano capaci di svilupparle. Quanto all’opposizione, c’erano solo macerie: al centro Renzi e Calenda, dopo avere assicurato con la loro lista la vittoria della destra nelle elezioni del Senato, si erano prontamente divisi cancellando così la possibilità di una efficace voce di opposizione collocata nel centro dello schieramento; il PD era in piena crisi di identità e frammentato in correnti; i 5 Stelle sembravano soprattutto interessati ad alimentare la crisi del PD nella speranza di emergere come il vero antagonista dell’on. Meloni.
Anche la situazione internazionale aiutava il governo. Per gli americani, alle prese con il conflitto in Ucraina, serviva un alleato nell’Europa occidentale con meno velleità di protagonismo della Francia e meno esitazioni della Germania. La disponibilità italiana a svolgere questo ruolo andava ricompensata con larghi apprezzamenti per la posizione della leader del governo, utili oltretutto per consolidare il voto italiano in vista delle ormai imminenti elezioni presidenziali. A loro volta, Francia e Germania, pur con tutte le riserve politiche nei confronti di Giorgia Meloni, avevano necessità di poter contare sul governo italiano per la gestione della situazione europea. Perciò un approccio complessivamente mediocre a tutti i dossier, e alcune decisioni gravi come il rifiuto di ratificare il MES o il voto contrario al patto di stabilità in seno al Parlamento Europeo, sono passati senza provocare particolari reazioni.
Così è stato fino ad oggi. Ma ora, dopo l’esito delle elezioni europee, la musica cambia. Forse non in seno alla coalizione del centrodestra, dove i due partiti alleati dell’on. Meloni continuano a non avere alternative politiche, ma nel quadro politico complessivo certamente sì. In realtà è l’on. Salvini a non avere, essendosi collocato a destra di Meloni, alcuna via politica da percorrere, poiché la composizione del Parlamento Europeo rende poco rilevanti le posizioni dei partiti di destra nonostante il loro buon andamento elettorale in molti paesi dell’Unione. Il discorso non vale, però, per Forza Italia: se fossimo nei panni della presidente del Consiglio, non sottovaluteremmo l’on. Tajani che, se volesse perseguire l’obiettivo cui ha accennato nella sua dichiarazione post-elezioni di raccogliere tutto il voto del centro, potrebbe ritenere necessario dare prova di maggiore indipendenza che in passato.
La vera novità portata dalle elezioni riguarda la situazione dell’opposizione. Dalle macerie degli scorsi mesi sono emersi diversi elementi importanti. In primo luogo per quanto riguarda il PD. Non è esatto dire che Fratelli d’Italia e il PD sono i vincitori delle elezioni. La vera affermazione l’ha avuta il PD. Mentre il partito dell’on. Meloni è cresciuto in percentuale perché ha avuto una riduzione in numeri assoluti del voto minore di quella dell’insieme dei partiti, il PD ha avuto un aumento di circa 250.000 voti, così come hanno ottenuto un aumento dei consensi i Verdi e Sinistra italiana. La leadership di Elly Schlein si è fortemente consolidata in seno al PD e si è affermata nel campo dell’opposizione. I 5 Stelle sanno di dovere riconoscere al PD la guida della coalizione ed il consistente voto del centro, sprecato dalle divisioni fra Calenda e Renzi attende una guida che lo collochi coerentemente nel centrosinistra. Nelle elezioni i due schieramenti hanno esattamente il 48% dei voti. Il governo non ha prospettive, dovendo affrontare le strettoie del bilancio, i problemi della crescita del Paese, le difficoltà che lo attendono dietro riforme pericolose, come quella dell'elezione diretta del premier da cui peraltro oggi sembra prendere le distanze anche l’on. Crosetto chiedendo di posporla a quella della giustizia. In realtà, nel momento in cui sembra più oscura la situazione europea alle prese con la crescita del voto di destra, in Italia si fa concreta la possibilità di costruire un’opposizione strutturata in grado di proporre al Paese una prospettiva positiva di cui ha assoluto bisogno.
Giorgio La Malfa
11 giugno 2024
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