Nella nota di ieri del Commento Politico avevamo scritto che la politica estera italiana è stata caratterizzata nel corso dell’intero dopoguerra da due indirizzi di fondo che si rafforzano e si completano a vicenda: l’adesione all’alleanza politico-militare che, attraverso la NATO, lega l’Europa agli Stati Uniti e la partecipazione attiva al processo di integrazione europea.
A noi non sembra un caso che, alla vigilia di un importante viaggio negli Stati Uniti nel quale verrà riaffermato con forza il primo di questi due indirizzi, da cui si faranno discendere anche i concreti impegni militari e economici a sostegno dell’Ucraina, Mario Draghi abbia scelto ieri di pronunciare un discorso politico molto impegnativo a Strasburgo davanti al Parlamento Europeo.
Il discorso del Presidente del Consiglio contiene vari passi significativi, ma ci sembra che esso possa riassumersi in tre affermazioni principali. La prima contiene una valutazione molto precisa sullo stato attuale del processo di integrazione europea: “Le istituzioni europee negli scorsi decenni – ha detto Draghi - hanno servito bene i cittadini, ma sono inadeguate per la realtà che oggi ci si manifesta davanti.” La seconda individua la questione centrale da affrontare oggi per adeguare le istituzioni europee alle necessità dell’ora: “Bisogna superare il principio di unanimità, da cui origina una logica intergovernativa fatta di veti incrociati e muoverci verso decisioni prese a maggioranza qualificata.” E infine la conclusione: “Se ciò richiede l’inizio di un percorso che porterà alla revisione dei Trattati, lo si abbracci con coraggio e con fiducia.” Nel suo discorso, Draghi ha anche indicato i principali campi nei quali deve concretizzarsi questo nuovo atteggiamento “federale”: la difesa, l’energia e la politica economica.
Sarà importante leggere questo intervento del nostro Presidente del Consiglio in rapporto a ciò che dirà il Presidente francese Macron in un discorso previsto per il prossimo 9 maggio e poi attendere l’esplicitazione della posizione della Germania, per sapere se si può parlare di un concerto fra i tre maggiori paesi dell’Unione che potrebbe aprire una nuova stagione di rilancio politico e di riforme istituzionali per l’Europa.
Nelle considerazioni di ieri a Strasburgo di Mario Draghi c’è anche un importante risvolto politico di carattere interno. All’interno del dibattito italiano, la netta indicazione di una direzione di marcia da parte del Presidente del Consiglio costringerà le forze politiche a precisare le proprie posizioni. Sappiamo che l’estrema destra di Giorgia Meloni, se può allinearsi all’atlantismo (che è sempre stata la posizione del partito dell’on. Almirante), non può seguire l’indirizzo federalistico del discorso di Mario Draghi. Non è questa la linea di Fratelli d'Italia, né lo è quella delle forze con cui l’on. Meloni è alleata in Europa. Sappiamo, invece, che il per il PD, da un lato, e per Forza Italia dall’altro, non vi sono difficoltà nel condividere le posizioni del governo su ambedue i dossier.
Sarà quindi interessante vedere come si collocheranno, rispetto a questo discorso, la Lega e i 5 Stelle ai quali le vicende della guerra in Ucraina stanno creando incertezze e lacerazioni. In realtà, in queste settimane ci sembra che né Salvini, né Conte siano riusciti a trovare una posizione convincente. Sembrano essenzialmente cercare dei consensi elettorali o quantomeno provare a non perderne. Ma non può essere questa una soluzione sufficiente di fronte alle questioni concrete di scelta che la guerra pone. Ora il discorso così netto di Draghi costringe a una posizione precisa rispetto alle questioni europee. L'impressione è che le difficoltà maggiori le avrà Salvini, tuttavia anche per Conte non sarà semplice. Ci sembra che, nel cercare di fissare una posizione, gli uni dovranno guardare con molta attenzione a Forza Italia, gli altri al PD. Al di fuori di queste posizioni, entra in ballo anche la stabilità politica.
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