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Un'ulteriore illustrazione della proposta La Malfa

Abbiamo segnalato ieri sul Commento Politico un articolo pubblicato da La Repubblica nel quale Giorgio La Malfa illustrava una proposta sull’impostazione della campagna elettorale del centrosinistra. L’articolo ha suscitato una vasta serie di commenti dei nostri lettori, generalmente favorevoli. Vogliamo tornare oggi su quella proposta e trattarne più ampiamente i termini e le motivazioni.


È evidente che, data la natura del sistema elettorale in cui un terzo dei seggi è assegnato su base uninominale, solo un vasto schieramento che unisca le forze di centro con il maggior partito di centrosinistra, il PD, può essere competitivo con lo schieramento dei tre partiti della destra. L’appello di Giorgio La Malfa dei giorni scorsi, fatto proprio da Romano Prodi, andava in questa direzione ed ha avuto un primo riscontro positivo nelle dichiarazioni degli onorevoli Bonino, Calenda e Letta. Ora si tratta di fare un passo in avanti, partendo dalla premessa che, affinché questa operazione possa avere successo, è fondamentale che ne sia chiaro l’aspetto politico, perché se essa dovesse apparire come un’operazione dettata solo dalla necessità della legge elettorale, sarebbe destinata a fallire. Tutto quindi sta nel modo di concepirla e presentarla.


Il paradosso è che la destra, che è stata politicamente divisa in tutta la legislatura, ha continuato a dichiarare che avrebbe affrontato unita le elezioni e quindi ha preparato l’elettorato alle liste comuni, facendo dimenticare la sostanziale incompatibilità delle posizioni che ha preso; mentre il centrosinistra che ha sostenuto compattamente il governo Draghi negli ultimi due anni, ed ha quindi avuto posizioni largamente comuni su tutta l’agenda politica, ha ripetutamente dichiarato o fatto capire che ciascuna delle sue componenti mira a correre da sola.


È dunque indispensabile spiegare ai cittadini perché il centrosinistra forma un’alleanza e corre unito nelle elezioni e bisogna far esplodere le contraddizioni della destra. Questa è l’impostazione politica della campagna elettorale. La proposta di La Malfa punta a questo risultato. Quindi la motivazione è cruciale. Aveva ragione qualche giorno fa l’on Calenda nel dichiarare che se il centrosinistra supera di colpo le sue differenze, rischia di far perdere credibilità a tutte le sue componenti, ma nello stesso tempo egli non può pensare che avrebbe miglior sorte definire, come ha poi suggerito, l’accordo come un accordo tecnico, perché l’elettorato – come ha giustamente osservato stamane Stefano Folli su La Repubblica - sentirebbe l’odore dell’inganno dietro questa parola.


Bisogna individuare il terreno comune fra tutte le forze della coalizione, un terreno che deve risultare evidente nelle candidature dell’uninominale sulle quale tutti i partiti coalizzati devono convergere. Il tema su cui vi è una sostanziale unanimità di vedute, confermata in questi mesi dal sostegno al governo Draghi, è la politica estera: l’Europa, la solidarietà atlantica, la condanna dell’invasione sovietica dell’Ucraina. Se tutte le componenti del centrosinistra che entreranno nell’accordo, dichiareranno che i candidati dell’uninominale sono rappresentativi di una posizione politica comune a tutte le forze dello schieramento, esse avranno sottolineato un punto importante e nello stesso tempo avranno messo il dito sulle divisioni irrimediabili che vi sono nel centrodestra.


Cioè, la politica estera può essere il tema unificante del centrosinistra e la nemesi del centrodestra, come dimostra stamane l’esplosione della destra a proposito delle interferenze sovietiche. Se si vuole una dimostrazione dell'importanza della proposta di La Malfa, basta leggere i giornali di stamane, pieni di articoli sulle “Ombre russe” sulla crisi di governo italiana.

Ovviamente, la politica estera non esaurisce il programma politico di ciascuna delle forze che entrano nella coalizione. I temi economici, sociali, culturali di ciascuna di esse rimangono in ogni caso importanti e su di essi vi sarà – e non è un male – un’articolazione di temi e di posizioni.


I candidati del maggioritario del centrosinistra devono essere rappresentativi della comune posizione di politica estera. Essa può essere articolata e formulata in modo più ampio e sottoscritta da loro all’atto dell’accettazione della candidatura. Il centrosinistra può presentare nei collegi uninominali un personale politico di prim’ordine, di assoluto rilievo e di grande affidabilità: i leader dei partiti, i ministri e i sottosegretari del governo Draghi, persone provenienti dal mondo della cultura e delle professioni che possono argomentare con forza questa linea. E su questo terreno il deflusso di voti dal centrodestra può essere determinante ai fini dell’esito delle elezioni.


Questa impostazione metterà in imbarazzo la destra. Come reagirà? Farà parlare le personalità più autorevoli che sono spesso rappresentative di posizioni antieuropee o antioccidentali? Oppure cercherà di nascondere queste voci per presentarsi in modo meno polemico con la tradizionale collocazione dell’Italia? Farà emergere gli onorevoli Tajani, Giorgetti e Crosetto e farà tacere gli altri, a cominciare dai tre leader che prestano il fianco sul versante europeo – Orban, Vox, Le Pen – come sul versante internazionale – i rapporti di Berlusconi e Salvini con Putin? Cioè, accetterà di presentarsi per quello che è, accentuando l’evidente perdita di consensi di questi giorni, oppure nasconderà il suo vero volto e perderà di mordente?


La destra è destinata a restare nuda. O ha il coraggio di dire quello che va dicendo in Spagna o in Ungheria o in Russia e rischia di perdere molti voti, o tace e perde mordente.

Questa è la proposta. L’accordo fra le componenti del centrosinistra è basato sui tre capisaldi di politica estera, Europa, Comunità Atlantica, responsabilità russe nella guerra in Ucraina. I candidati del centrosinistra sottoscriveranno questa piattaforma e la porranno al centro della campagna elettorale. La destra avrà serie difficoltà a definire una posizione comune che risponda all’iniziativa del centrosinistra. E perderà molta della sua attuale baldanza.

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