Quelli che hanno criticato la decisione di Macron all’indomani del voto europeo di sciogliere l’Assemblea Nazionale e di indire nuove elezioni sembrano ignorare che, se non lo avesse fatto, l’esito delle future elezioni presidenziali e legislative sarebbe stato tanto tragico quanto scontato. Macron avrebbe consegnato di fatto la Francia alla signora Le Pen, perché l’estrema destra francese avrebbe goduto di una condizione ideale da oggi fino alle elezioni. Il Rassemblement National insieme alle frange più radicali dei sostenitori della leader francese, avrebbero potuto sostenere, e avrebbero sostenuto, che Macron non aveva voluto riconoscere il giudizio negativo degli elettori su di lui, sul governo e sulla volontà di cambiamento che emergeva dal voto e avrebbero continuato a godere del vantaggio di collocarsi comunque all’opposizione potendo così raccogliere il consenso di tutti gli scontenti.
Il rischio di agevolare le aspirazioni presidenziali di Marine Le Pen sarebbe stato fortissimo, considerando anche il fatto che non è ancora emerso un possibile leader democratico in grado di vincere la sfida con l’estrema destra.
Ovviamente, nelle ormai imminenti elezioni, in moltissimi collegi il candidato del Rassemblement National avrà una maggioranza relativa e non è detto che tutti gli altri elettori si uniscano per batterlo. Potrebbe emergere una Assemblea Nazionale con una forte minoranza del Rassemblement, ma potrebbe anche succedere che la destra ottenga la maggioranza assoluta e debba essere chiamata a formare il governo. In ogni caso, se la Francia ha perso la testa e vuole affidare il governo all’estrema destra, è bene che questo avvenga mentre Macron è Presidente della Repubblica e conserva i vasti poteri che gli dà la Costituzione. Anche la figura del giovane leader proposto dalla signora Le Pen, se può andare bene per una forza di opposizione, ben difficilmente manterrebbe le promesse e le attese se fosse chiamato già da domani alla prova del governo. In sostanza, se nelle legislative di fine giugno vincesse l’estrema destra, diventerebbe probabilmente più ardua la vittoria della Le Pen nelle future elezioni presidenziali.
Che tipo di politiche farebbe la destra francese in Europa? Probabilmente finirebbe per trovarsi nelle condizioni della destra italiana che ha dovuto accantonare tutto l’armamentario antieuropeo sfoderato nella marcia verso il successo degli scorsi anni. In fondo, in quasi due anni di governo, l’unica continuità dell’on. Meloni con le posizioni enunciate dall’opposizione è stata la mancata ratifica del MES, quasi a compensare il sì al nuovo Patto di stabilità contro il quale, dall’opposizione, faceva fuoco e fiamme. Niente sull’immigrazione, niente sulla riduzione delle “inframmettenze” della Commissione Europea, meno che niente sull’euro. Si va probabilmente verso un voto della on. Meloni a sostegno della Presidenza von der Leyen, presentato come la chiave di volta per l’ottenimento di un buon portafoglio per una Direzione generale, magari creata appositamente, o anche per la vicepresidenza della Commissione: ipotesi alle quali l’Italia ha diritto di aspirare non in base al peso politico del suo governo, ma alla dimensione demografica ed economica del nostro Paese.
Non si può sapere, se il peggio dovesse avvenire in Francia, e cioè se il Rassemblement dovesse avere un successo tale da proiettarlo al governo, quali sarebbero le sue iniziative in Europa e quali in seno all’Alleanza atlantica. Forse la signora Le Pen non si rassegnerebbe alla continuità delle posizioni europee dell’Italia scelta dall’on. Meloni. In quel caso, il rischio di un maremoto finanziario che investirebbe per prima la Francia, ma di cui l’Italia subirebbe immediatamente le conseguenze, si farebbe concreto. Sarebbe una bella nemesi per la destra italiana se il nostro Paese (anzi la nostra Nazione come essi dicono) fosse la vittima delle politiche della destra francese.
Giorgio La Malfa
17 giugno 2024
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