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Domande albanesi

Pur leggendo i giornali con attenzione, Il Commento Politico non è riuscito a capire esattamente che cosa significhi l’accordo stipulato dal governo italiano con l’Albania e più in particolare se vi sia qualcosa che il governo non ha detto, almeno per ora. Infatti, a stare alle informazioni che sono state date, l’accordo sarebbe piuttosto costoso e largamente inutile.

Procediamo con ordine. L’accordo stipulato con il governo albanese prevedrebbe – a quanto capiamo – la costruzione in territorio albanese di due hotspot con una capienza complessiva di tremila posti. In queste strutture una parte dei migranti clandestini giunti nel nostro paese sarebbe trattenuta per la durata (massima?) di un mese, in attesa che le autorità italiane valutino i titoli per concedere o meno l’asilo politico. Tenendo presente che in Italia sono arrivati quest’anno – secondo le informazioni date dal ministero dell’Interno - 145.000 immigrati irregolari, il contributo che i campi albanesi darebbero alla gestione del problema sarebbe talmente piccolo da essere irrilevante. Infatti è vero che in un anno passerebbero per questi due hotspot 36.000 profughi, ma solo per un mese, per cui invece di 145.000 immigrati ne dovrebbero essere sistemati 142.000. Un cambiamento irrilevante, ci sembra. O per dirla in altro modo, dopo averli trattenuti per un mese in Albania, l’Italia dovrebbe riprenderli. Per metterli dove? Lasciarli liberi o cercare di rimpatriarli, cosa che, come si è visto negli anni, avviene con il contagocce. Sempre il ministero dell’Interno informa che quest’anno i rimpatri saranno circa 3.900, con un aumento rispetto allo scorso anno di 500 unità. Dunque il contributo dei due campi albanesi alla soluzione del problema dell’immigrazione clandestina è praticamente nullo. Poco più di un segnale di facciata.

A meno che l’idea sottostante non sia quella che, alla fine del mese di permanenza, quelli fra i 3000 che non dovessero ricevere una risposta positiva alla domanda di asilo vengano mandati non verso l’Italia, ma verso il loro paese di origine. L’Albania sarebbe in quel caso una tappa del tentativo di espellere una parte degli immigrati clandestini. Effettivamente, se buona parte dei 3000 ospiti mensili dei campi albanesi venisse messa su un aereo e mandata nei paesi (sicuri?) di origine, allora si inciderebbe decisamente sui numeri. Ma l’Albania dovrebbe prestarsi a un’operazione di deportazione dei migranti, che è cosa diversa dal fornire loro un ricovero per un tempo limitato.

Leggiamo che i due partiti alleati (?) dell’on. Meloni sono inquieti per non essere stati informati preventivamente di ciò che si stava preparando fra Italia e Albania. Il minimo che possano fare è farsi dire esattamente in che cosa consiste l’accordo – il detto e l’eventuale non detto –. Perché, se per caso tutta l’operazione consistesse nel tenere per un mese fuori d’Italia 3000 persone per poi invece riprenderle nel nostro Paese, forse potrebbero essere lieti di non avere partecipato a quello che alla fine risulterà un ennesimo tentativo (alla Cutro) di nascondere un fallimento conclamato.

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