La giornata di ieri a Bruxelles deve essere stata piuttosto difficile e forse anche sgradevole per la nostra presidente del Consiglio. Nei mesi scorsi l'on. Meloni aveva dichiarato più volte che dopo le elezioni europee il gruppo dei Conservatori, da lei presieduto, sarebbe stato determinante nella formazione delle maggioranze necessarie per esprimere i vertici delle istituzioni comunitarie. I risultati hanno smentito questa previsione: i Popolari, i Socialisti e i Liberali hanno mantenuto la maggioranza nel Parlamento Europeo e possono quindi convenire fra loro le scelte di vertice senza aprire trattative con altri gruppi. Lo ha dichiarato ieri il Presidente polacco Tusk riferendosi esplicitamente all'on. Meloni. Probabilmente quelle previsioni sul fatto che i Conservatori sarebbero divenuti indispensabili erano state registrate negativamente dai rappresentanti dei tre gruppi principali. Questo vuol dire che il potere negoziale del governo relativamente agli incarichi attribuiti al rappresentante italiano in seno alla Commissione Europea è molto circoscritto.
Naturalmente Tusk è il primo a sapere che in realtà la maggioranza di cui godono Popolari, Socialisti e Liberali non è di per sé sufficiente a garantire l'approvazione a scrutinio segreto del nome proposto dal Consiglio come presidente della Commissione e che saranno necessari degli accordi per garantire al candidato ufficiale (o meglio alla candidata ufficiale, se sarà la signora von der Leyen) dei voti aggiuntivi. Qui i voti dei parlamentari di Fratelli d'Italia potrebbero tornare in gioco ed anzi torneranno probabilmente in gioco. Ma paradossalmente questo creerà un problema politico a Giorgia Meloni, perché come capo del governo italiano potrà negoziare qualcosa circa l'incarico del commissario italiano, ma come leader dei Conservatori si troverà in grande imbarazzo, in quanto la maggior parte dei deputati conservatori vorranno votare contro la proposta del Consiglio Europeo.
Così farà anche il gruppo che fa capo a Marine Le Pen, che non può certo abbassare il tiro contro le istituzioni europee. Come abbiamo scritto qualche giorno fa, il problema dei rapporti fra Giorgia Meloni e Marine Le Pen è molto complesso: se si alleano, la leadership della destra europea passa alla Le Pen; se non si alleano, la Le Pen farà apparire la posizione dell'on. Meloni come un cedimento al trasformismo.
A riprova della difficoltà dei rapporti tra Fratelli d'Italia e Rassemblement National e fra l'on Meloni e Marine Le Pen, c’è oggi in un'intervista del Sole 24 Ore all'on. Crosetto. Insieme a molte considerazioni ragionevoli sulla situazione internazionale, Crosetto rivela il vero animus della destra italiana verso Marine Le Pen. Rispondendo a una domanda sullo scontro fra Macron e Meloni al G7, dice testualmente: "Il 30 giugno Macron si gioca moltissimo. Rischia di essere ricordato come quello che ha regalato alla Le Pen il governo del Paese". Crosetto dovrebbe essere felice di una svolta a destra della situazione francese. Invece non lo si direbbe proprio. Pesano evidentemente i rapporti fra la signora Le Pen e Putin, ma forse pesa anche la preoccupazione che nella destra europea c'è spazio solo per una leader, non per due.
Scrivendo nei giorni scorsi sul Commento Politico dicevamo che le elezioni europee segnano per Giorgia Meloni la fine della luna di miele nei rapporti europei. Ieri ne abbiamo avuto la conferma.
18 giugno 2024
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