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Foto dal centrodestra

Da un po’ di tempo, dietro una formale unità di facciata, la gioiosa macchina da guerra messa in piedi da Salvini mostra segni di affaticamento ancor prima di essere messa in campo.

Certo i partiti della coalizione a trazione leghista voteranno insieme la mozione di sfiducia al ministro Bonafede e probabilmente il 2 giugno saranno insieme in piazza contro il governo (sempre che, come ha chiesto Forza Italia, non si parli troppo male dell’Europa).

Ma molti segnali si stanno accumulando in modo convergente e tutti descrivono un calo dei consensi del leader della Lega come incontrastata guida della sua coalizione: la costante diminuzione del suo partito nei sondaggi e la corrispettiva crescita di Fratelli d’Italia; l’emergere di nuove figure come Zaia, rivelatesi durante la pandemia portatrici di una più solida cultura di governo; lo smarcamento fragoroso di Forza Italia sul tema del Mes.

È come se dalla sconfitta in Emilia Romagna, Salvini non sia più stato in grado di riprendersi.

Molto interessante è la lunga intervista rilasciata ieri da Silvio Berlusconi al Corriere della sera. Il leader di Forza Italia ha appoggiato con convinzione la posizione illustrata sullo stesso giornale il giorno precedente da Ferruccio de Bortoli, secondo la quale il Paese non potrebbe contare, nei posti di comando, su una classe dirigente all’altezza della gravità del momento.

Finora Berlusconi aveva sempre rivolto tale censura agli esponenti della maggioranza ed in particolare ai leaders del Movimento 5 Stelle . Nell’intervento di ieri di questa distinzione non c’è traccia.

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